Bene lo sciopero generale. Dal patto sociale all’opposizione sociale
di Giorgio Cremaschi
La decisione della Cgil di proclamare 8 ore di sciopero per il 6
settembre è un fatto positivo e necessario, cui deve seguire una
svolta in tutti i comportamenti dell’organizzazione.
Lo sciopero generale vero, che prova a fermare il paese e a far
sentire al Parlamento e alle istituzioni la rabbia di un mondo del
lavoro che non ne può più di pagare e che è arcistufo di questo
governo, è una rottura sacrosanta con il teatrino delle parti sociali.
Occorre costruire una grande opposizione sociale che travolga la
manovra e faccia pagare la crisi a chi l’ha provocata, i ricchi, la
finanza, la speculazione.
Per questo la Cgil dovrà essere conseguente e questo chiederemo subito
dopo lo sciopero. Occorre metter fine alla stagione del degrado della
contrattazione e disdettare l’accordo del 28 giugno, che peraltro il
governo, con il consenso di Confindustria, Cisl e Uil ha trasformato
in un decreto legge liberticida. Occorre prendere atto che Cisl e Uil,
hanno scelto la complicità con il governo e con il mondo delle
imprese. Occorre invece riferirsi all’indignazione civile e
democratica, ai movimenti sociali, civili e ambientali che hanno
percorso il paese. E’ chiaro che uno sciopero generale di questa
portata e con questa carica politica è una svolta di fatto nelle
scelte della Cgil, che deve portare ai necessari cambiamenti di
strategia. Non dovrà essere più possibile, in nessun momento, che la
signora Emma Marcegaglia sia portavoce degli interessi comuni del
lavoro e dell’impresa. E’ finita la stagione della concertazione e del
patto sociale, distrutta dalla stessa ferocia della manovra. Ora tocca
alla Cgil essere parte fondamentale e costitutiva di un’opposizione
sociale che cambi radicalmente le cose.
23 agosto 2011
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