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mercoledì 7 settembre 2011
Atenei in rivolta: Noi il debito non lo paghiamo!
www.ateneinrivolta.org
Noi il debito non lo paghiamo!
Martedì 6 settembre i collettivi universitari di AteneinRivolta saranno nelle piazze di tutta Italia a sostengo dello sciopero generale di otto ore indetto dalla CGIL e dai sindacati di base, contro la pesantissima manovra economica del governo imposta dalla BCE.
Editoriale di a*r verso lo sciopero generale del 6 Settembre
Sembrava impossibile solo tre anni fa, allo scoppio della crisi economica, leggere sui giornali parole come “crisi sistemica” o “crisi strutturale” del Capitalismo. Eppure oggi, di fronte all’evidenza di una crisi che riguarda la maggior parte dei settori industriali e la produzione energetica e che si riflette sempre più sul versante sociale e politico, come dimostrano le rivolte di Londra e gli Indignados spagnoli, queste parole cominciano timidamente a comparire perfino su alcuni quotidiani mainstream.
In questa estate di stagnazione economica (con all'orizzonte una recessione che rischia di essere cronica), il nuovo acutizzarsi della crisi si è palesato con la caduta dei Titoli di Stato di molti Paesi europei. Come era prevedibile è arrivato il turno di quelli italiani e spagnoli, che hanno seguito quelli greci. La classe politica europea ha reagito compatta sotto i dettami della BCE e della leadership Franco-Tedesca e diversi paesi cominciano a mettere in atto le politiche di Austerity per le quali il caso greco è stato banco di prova.
Il Consiglio dei Ministri ha così dovuto effettuare un rientro anticipato dalle vacanze per formulare una manovra finanziaria volta al pareggio di bilancio per il 2014.
Un pareggio di bilancio sempre più difficile da raggiungere se si continuano a finanziare le banche. Una manovra quindi che, al di là di rimaneggiamenti e smentite che mostrano la profonda debolezza del Governo, è all’insegna di austerità e tagli con l'intento non nascosto di far pagare la crisi alle fasce più deboli della società, seguendo l'esempio delle maggiori economie mondiali, a cominciare da quella statunitense.
Cancellate infatti le ipotesi di “contributo di solidarietà” per le fasce reddituali più forti, escluso in partenza un intervento sulle patrimoniali ed eliminata la cancellazione delle province, a dispetto di tagli enormi a comuni ed enti locali che si manifesteranno in una diminuzione dei servizi e aumento delle tasse, è infine tornato sul tavolo di discussione il provvedimento sulle pensioni. Curioso notare come la ristrutturazione dell'economia mondiale abbia contemporaneamente bisogno di licenziamenti di massa e aumenti dell'età lavorativa! E' evindente che l'intento è sfruttare e impoverire.
La manovra ha offerto inoltre al governo un'occasione unica per sferrare un attacco senza precedenti ai lavoratori e alle lavoratrici. Il governo ha eliminato la contrattazione collettiva, offrendo quindi alle aziende la possibilità di aggirare norme basilari come l'Articolo18 dello statuto dei lavoratori ed estendere di fatto il modello Pomigliano-Mirafiori a tutto il territorio nazionale. Un'intrusione senza precedenti del Governo nel rapporto lavoratori-aziende, che ha suscitato persino la reazione della CGIL, che solo il 28 Giugno aveva posto la firma sul vergognoso accordo tra le parti sociali.
La convocazione dello sciopero generale del 6 settembre appare forse un po' frettolosa nella data - verrebbe quasi da fare ironia sul tempismo degli ultimi scioperi generali della CGIL - ma sicuramente stavolta risponde a un malcontento generalizzato e potenzialmente esplosivo che si è diffuso negli ultimi mesi in tutta la società. Una data di sciopero a cui si sono aggiunte anche le indizioni da parte dell'USB e di altri sindacati di base, che nei mesi scorsi si sono dimostrati gli unici che con i movimenti sociali hanno costituito un'opposizione dal basso al governo. (LEGGI TUTTO)
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