Pagine

mercoledì 19 ottobre 2011

La rivolta dei precari del giornalismo


E' sembrata quasi una levata spartachista del nuovo millennio. Gli ultimi, i più sfruttati e sottopagati
tra i precari, i braccianti dell'informazione hanno alzato la testa. Finalmente, verrebbe da dire. In circa
200, provenienti da tutta Italia, hanno affollato la sala del cinema Odeon di Firenze tra venerdì 7 e
sabato 8 ottobre nella due giorni organizzata dal collettivo dei giornalisti p r e c a r i t o s c a n i , i n collaborazione con la Federazione nazionale della stampa e dell'Ordine dei giornalisti. Non ne parliamo p e r c h é a n c h e n o i
apparteniamo a questo mondo assai travagliato, ma perché i precari dell'informazione sono davvero
i più precari di tutti. Un esempio, non certo di virtuosità, quando si parla di flessibilità.
Collaboratori, co.co.co, freelance di giornali, radio, tv e web sono lavoratori che a fronte spesso di
10-12 ore al giorno racimolano 300-400 euro al mese ed è grassa se si arriva a 500. Veri e propri
fantasmi nel panorama lavorativo italiano, con contratti capestro: c'è chi riscuote 0,04 centesimi a
battuta, chi 0,21 ogni quattro righe, chi 3 euro per un servizio sul web. E per di più spesso senza un
briciolo di solidarietà all'interno delle redazioni da coloro che invece un contratto dignitoso – e a
volte anche più che dignitoso, quasi vergognoso se si considerano i tempi – ce l'hanno. E allora che si
fa? E' proprio qui che viene il bello, perché la risposta è: ci si organizza. Il bello certo, perché è così
nasce la lotta, da una presa di coscienza collettiva, anche in un ambiente che ha fatto della
disgregazione tra lavoratori e dello sfruttamento un caposaldo incrollabile. E' così che si esce dal
buio e si comincia, è il caso di dirlo, a fare notizia. Non è un percorso facile e si illude chi pensa che
da domani saranno risolte tutte le situazioni difficili nel mondo del giornalismo. Ma almeno dopo
questi due giorni esiste una carta, la Carta di Firenze, dove si dice che un giornalista precarizzato è
ricattabile e non può mantenere vivo quel diritto all'informazione che sta alla base di una società
civile. Si chiede che i fondi pubblici – ricordate i tre milioni di euro versati nelle casse dell'Avanti di
Lavitola – siano erogati in base al trattamento delle testate nei confronti dei propri lavoratori, che
siano redattori o collaboratori. Si richiamano le sanzioni previste dalla legge 69 del 1963 e 150 del
2000. Si promuove un osservatorio permanente sulle condizioni professionali dei giornalisti vigili
sull'applicazione della Carta. Al lavoro ci sono sempre stati, adesso è arrivato quello della lotta per i
giornalisti e per tutti gli altri precari.

Marxo 

Nessun commento:

Posta un commento