PROSTITUTE E GIORNALISTE: LE “TRABAJADORAS
SEXUALES” DELLA BRIGADA CALLEJERA RACCONTANO
LA LORO VITA SULLA STRADA
“Noi non siamo notizie, le creiamo” ha detto
Krizna, appartenente alla Bridaga Callejera, rete
di prostitute che da circa due anni partecipa ad
un laboratorio di giornalismo istituito da
Desenfomemonos. Il mensile on line, nato da
circa due anni a Città del Messico e tradotto in
sei lingue, ha dato la possibilità ad alcune
“trabajadoras sexuales” appartenenti alla
Brigada di parlare direttamente della propria
professione. “Da sempre i mezzi di informazione
hanno parlato delle nostre vite travisandole e
mettendo in evidenza solo le parti che faceva
comodo che emergessero. La prostituzione è un
fenomeno sociale ed economico prodotto dal
Capitalismo. È una miniera d’oro che al governo
interessa controllare”. Proprio perché non si
rivedevano nelle descrizioni della loro vita fatte
da altri hanno deciso di prendere in mano la
situazione e scrivere loro la verità sul lavoro di
prostituta. “A nessuno viene mai in mente che
possano esistere persone che scelgono questo
lavoro consapevolmente, senza essere costrette.
Siamo sempre state dipinte come vittime, in
realtà molte di noi, hanno deciso di fare questo
lavoro perché è migliore rispetto a molti altri”.
La Brigada ha anche in progetto un libro che
racconterà le loro esperienze. “Stiamo
combattendo per la nostra dignità, per
rivendicare la possibilità di decidere del nostro
corpo e per non essere al servizio del potere.
Consideriamo la nostra una lotta sociale. Oggi
possiamo dire di essere puttane, zapatiste e ora
anche giornaliste”. La rete delle “trabajadoras
sexuales”, aderente anche alla Otra Campana,
sta diventando in Messico una realtà sempre più
riconosciuta e partecipata. A luglio si è tenuto il
quattordicesimo incontro della brigada che ha
riunito a Città del Messico le prostitute
provenienti da ogni parte della repubblica
federale e nel quale hanno potuto discutere e
trovare basi comuni per migliorare le proprie
condizioni. “Una delle cose più importanti che la
Brigada ha cercato di fare fin da quando è stata
istituita –conclude Kizna- è stata quella di
scendere direttamente in strada e di andare a
parlare con le lavoratrici per spiegare loro i
rischi, le precauzioni necessarie e soprattutto
quello che dovevano fare per affrancarsi da chi
le comandava e per diventare libere di gestire il
proprio corpo”.
Appì
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