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venerdì 21 ottobre 2011

Sequestrata la discarica del Limoncino


Sequestrata la discarica del Limoncino 
I carabinieri mettono i sigilli ai cancelli dieci giorni prima dell’apertura
Il comitato fa festa fino a tarda sera in un annesso agricolo: grazie alla magistratura, non alla politica 
JUNA GOTI

 LIVORNO. I carabinieri del nucleo operativo radiomobile, guidati dal tenenete Claudio Gallù, sono arrivati poco prima delle 11: il tempo di chiamare i titolari della società Bellabarba e lasciare che gli operai portassero fuori dal cancello i mezzi da lavoro. Poi - dopo oltre un anno di proteste, esposti, caos per strada e nei Palazzi della politica - la discarica del monte La Poggia è stata messa sotto sequestro preventivo.
 Il gip Beatrice Dani ha infatti accolto la richiesta presentata dal Pm Filippo Maffeo che da mesi indaga sull’iter amministrativo che, nel 2009, ha portato la Provincia a concedere alla società Bellabarba tutte le autorizzazioni per trasformare l’ex cava del monte La Poggia in una discarica di rifiuti speciali, inerti.
 L’indagine ha portato a luglio all’iscrizione nel registro degli indagati di cinque persone, tra dirigenti di Comune e Provincia, titolari della società, professionisti. La richiesta di sequestro è stata presentata al gip a metà agosto. Ieri i carabinieri hanno messo i sigilli.
 I lavori, all’interno del sito che si affaccia sul Limoncino, sono terminati ufficialmenti il 7 ottobre quando, come riportato dal Tirreno, la società Bellabarba ha depositato i collaudi. Salvo prescrizioni da Palazzo Granducale, il conferimento in discarica sarebbe potuto partire l’8 novembre, un mese dopo la consegna delle carte. Ma ieri è arrivata la svolta. Dal cancello che porta all’ex cava sono entrati e usciti velocemente Paolo Bellabarba, il padre Gaetano e il cugino Federico. Nessun commento a caldo. Solo una battuta amara di Paolo Bellabarba, che riferendosi al comitato anti-discarica ha detto: «Chiedete a quelli laggiù che sicuramente stanno festeggiando».
 E in effetti all’angolo con via della valle Benedetta i festeggiamenti di residenti e proprietari di appezzamenti di terreno sono andati avanti fino a tarda sera: prima al presidio in piedi dallo scorso agosto, poi in un annesso agricolo. «Diciamo grazie alla magistratura - interviene la portavoce, Rosaria Scaffidi - in cui abbiamo sempre creduto. Certo alla speranza si è mescolata la paura che il provvedimento non arrivasse in tempo». «Dobbiamo dire grazie solo alla magistratura - chiosa - perché la politica, ad eccezione della commissione ambiente della Provincia, è rimasta a guardare. Ora speriamo che la discarica resti chiusa». Perché, lo ricordiamo, il provvedimento non è definitivo, ma preventivo.
 Negli ultimi giorni la tensione al Limoncino era arrivata alle stelle per alcuni camion che, nonostante la fine dei lavori, continuavano a trasportare materiale all’interno del sito. Il comitato ha sostenuto che si trattasse di detriti provenienti dal cantiere della Tirrenica. «Ma quale Tirrenica - controbatte Bellabarba - magari le imprese livornesi avessero potuto lavorare in quell’area. Abbiamo portato materiale di altre cave che serve a formare un materasso di pietrame per il drenaggio sopra ai teli».
 Insomma, il sequestro arrivato al novantesimo non ferma il botta e risposta. Cosa accadrà nel recupero?

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