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lunedì 28 maggio 2012

Interrogazione in Regione sui risvolti ambientali e occupazionali dell’attività dell’azienda Solvay sul territorio toscano”.




Firenze, 24 maggio 2012
Al Presidente del
Consiglio Regionale Toscano
  Interrogazione Orale Urgente in merito “ai risvolti ambientali e occupazionali dell’attività dell’azienda Solvay sul territorio toscano”.

Ricordato
Che la Solvay ha costituito nel tempo  e tuttora costituisce per la sua incidenza  economica nonché occupazionale, la componente manifatturiera  più importante per l’Alta e la Bassa Val di Cecina ed un presidio fondamentale per la chimica.
Che risultano annose le problematiche relative a risvolti legati alla sostenibilità ambientale dell’attività estrattiva e di emungimento idrico di Solvay, riscontrandosi, fra l’altro, nelle zone interessate, forti riduzioni delle falde acquifere e delle subsidenze di fiumi quali il Cecina.
Che la Solvay rappresenta,  a tutt’oggi,  un presidio industriale di grande valenza economica per il territorio, seppur ridotto rispetto agli anni passati, da salvaguardare e con essa la relativa occupazione;
                                                                   considerato
in ogni caso, che la presenza industriale deve assumere connotati sempre più marcati di sostenibilità ambientale;
che per poter essere estratto dal sottosuolo , il salgemma deve essere solubilizzato in salamoia con immissione di acqua, ad oggi derivante dalla falda freatica dell’acquifero del fiume Cecina;
che la quantità di acqua immessa nel sottosuolo necessaria alla sola preparazione della salamoia è valutata nell’ordine di circa 6,5 milioni di m3/anno;
valutato
altresì che nel complesso la Solvay preleva annualmente il 48% dell’acqua del bacino del Cecina ( secondo quanto emerso dallo studio Cheli-Luzzati cofinanziatato dalla Regione Toscana)  determinando un depauperamento della risorsa idrica dell’Alta Val di Cecina, e mettendo in crisi lo stesso approvvigionamento idrico per l’uso umano ed agricolo;
di estrema gravità questa criticità idropotabile,  ripetutasi  nel tempo, in particolar modo nel periodo tardo-primaverile-estivo;
considerato altresì
che tale criticità, stante la diminuzione della precipitazioni e la conseguente impossibilità di ricarica della falda freatica, si manifesterà nel periodo estivo ma che, se il trend continuerà nella sua negatività, rischia di diventare una costante, in quanto non episodica ma legata a cambiamenti climatici sistemici interessanti tutto il globo terrestre;
conseguentemente che una riduzione della utilizzazione della risorsa idrica  per usi industriali sarà necessaria in favore dell’uso umano;
constatato
che l’iter autorizzativo per il rilascio delle nuove concessioni di sfruttamento minerario denominate “Cecina” e “Poppiano” ha incontrato non poche difficoltà legate a azioni di opposizione da parte delle popolazioni e istituzioni locali
che lo stato di potenziale deficit di approvvigionamento di salgemma in ragione del mancato rilascio delle concessioni minerarie e della diminuzione della disponibilità di acqua, è stata considerato da Solvay  - a quanto riportato anche sulla stampa - rischioso per la continuità del processo produttivo e come tale ha comportato – a quanto risulterebbe - la messa in cassa integrazione di 23 lavoratori del cantiere di Ponteginori;
che tale situazione ha comportato  conseguentemente la mobilitazione sindacale e nel contempo ha portato le istituzioni, Regione, Provincia di Livorno e Pisa e Comuni dell’Alta e Bassa Val di Cecina insieme a Solvay chimica  e Atisale  ad elaborare  nel marzo scorso un protocollo di verifica, cosiddetto accordo-ponte, propedeutico alla sottoscrizione di un accordo di programma, ricomprendente eventualmente i termini del vigente accordo stipulato nel 2003, volto  a salvaguardare in un quadro di sostenibilità ambientale le attività produttive di Solvay e Atisale,  puntando a risolvere, da un lato,  il problema del rilascio  delle concessioni minerarie per l’estrazione del salgemma e garantendo l’approvvigionamento della materia prima per il processo Solvay e, dall’altro,  tutelare la risorsa idrica in Val di Cecina per l’uso idropotabile e per l’utilizzo industriale
che per  la tutela della risorsa idrica in Val  di Cecina l’accordo prevede la realizzazione dell’invaso di Puretta, cofinanziato da Regione e da Solvay, tale da supportare in termini di approvvigionamento idropotabile gli invasi a determinazione industriale del progetto Idro-S;
che per gli invasi sopradetti , Puretta e Idro-S,  la fonte di riempimento dovrebbe essere rappresentata dalle piene del fiume Cecina;
che ad oggi in ragione della scarsità di precipitazioni il fiume Cecina è da decine di mesi ridotto consistentemente nella sua portata e come tale non in grado né di contribuire al ricarico  della falda freatica né tanto meno in grado  di contribuire al riempimento di eventuali invasi ad esso collegati e da esso dipendenti, situazione che potrebbe aggravarsi in futuro in ragione dei sopradetti cambiamenti climatici rendendo praticamente inutilizzabili gli invasi stessi; tutto ciò senza dimenticare i potenziali aspetti negativi che – a quanto consta - emergerebbero dal punto di vista di impatto ambientale per quanto riguarda il progetto Idro-S.
                                                                   Ricordato inoltre
che, a seguito della stipula del cosiddetto accordo ponte sono state rinnovate, in sede di conferenza di servizi lo scorso 8 maggio, le concessioni di sfruttamento minerario a Solvay e Ati Sale denominate “Cecina e “Poppiano”, rinnovo perfezionato tramite decreti della Regione Toscana dello scorso 18 maggio.Che in quella sede è stato ribadita la volontà di giungere ad un più compiuto accordo di programma fra ministero competente, regione e enti locali che – come si legge anche in un comunicato della stessa Regione Toscana “affronti tutte le questioni relative a Solvay sull'intero territorio toscano.”
Visto
che sui progetti di compensazione quali il progetto Idro-S e successive modificazioni il Tar scrive in merito al rispetto delle garanzie alle “quali la Regione stessa ha subordinato il via libera al  progetto  per il versante ambientale, attesa l’incertezza incertezza e genericità delle misure in cui detta garanzia dovrebbe tradursi, ma anche il profilo della sussistenza, laddove tali misure non trovino, poi, alcuna attuazione, degli estremi per la proponente per pretendere la ripetizione di quanto versato. In altre parole”…”non vi è, allo stato, alcuna garanzia che l’esigenza di fronteggiare la crisi idrica dell’alta Val di Cecina trovi effettiva realizzazione” ), passaggio richiamato nello stesso “protocollo ponte”.
Valutato altresì
quindi che l’obbiettivo da perseguire concretamente debba essere quello di soluzioni che tutelino l’ambiente e nel contempo le attività economiche – con conseguenti ricadute occupazionali – nella zona interessata. In quest’ambito la ricerca di soluzioni adeguate a fronteggiare il depauperamento della risorsa idrica è doverosa e sempre più urgente – vista la situazione ambientale sopra descritta -  non soltanto per tendere alla  risoluzione o mitigazione dei problemi medesimi ma anche alla salvaguardia occupazionale derivante dal permanere dell’attività di Solvay sul territorio
Che tali obbiettivi possono certo realizzarsi con opere di compensazione degli effetti dello sfruttamento industriale della risorsa idrica – in questa direzione sarebbe auspicabile valutare la previsione di interventi più a monte e di maggior consistenza rispetto a quanto previsto con i progettati invasi di Puretta e Idro-S, così da “svincolare” almeno parzialmente l’utilizzo di acqua proveniente dal Fiume Cecina - ma soprattutto di riduzione del suo utilizzo industriale, quindi intervenendo in questa direzione nel processo produttivo di Solvay e Ati Sale tendendo ad un minore utilizzo della risorsa idrica.
In particolare :
- prevedendo – come esplicitamente per altro fa riferimento l’accordo ponte ( comma 3 dell’art.5 del protocollo di verifica) – un “migliore/maggiore utilizzo di acque derivanti dal  post-trattamento dei depuratori di Cecina/Rosignano( implementando quindi il  progetto ARETUSA) ad uso dello stabilimento di Rosignano
- convogliando le risorse pubblico -  private, in particolare quelle versate da Solvay come oneri di sfruttamento a Ministero e Regione, per progetti riduzione di utilizzo della risorsa idrica per uso industriale, con particolare riferimento al riutilizzo delle acque già utilizzate per il processo industriale 
- valutando, inoltre, la previsione di progetti relativi alla realizzazione di dissalatori di acqua di mare da utilizzare nei processi industriali dell’area.
Considerato infine
che l’ultimo passaggio utile per affrontare adeguatamente queste questioni sia il prossimo protocollo d’intesa che dovrebbe – a quanto appreso – essere sottoscritto in materia nelle prossime settimane.
Che ad oggi – a quanto consta – non è stata ancora ritirata la cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento di Ponteginori,  tutto ciò nonostante siano state rinnovate a Solvay e Atisale le concessioni minerarie “Cecina e Poppiano”
tutto ciò premesso sono ad interrogare la Giunta Regionale
Per sapere:
Se non ritiene di attivarsi – per quanto di competenza - affinché nel futuro accordo di programma vengano valutati – in via prioritaria - e inseriti i suddetti interventi tesi ad incidere nel processo produttivo di Solvay al fine di ridurre l’utilizzo della risorsa idrica per uso industriale, con la conseguente revisione di interventi invece maggiormente rivolti alla compensazione a seguito del suo utilizzo.
Se è a conoscenza del fatto che siano previste e con che modalità – e se intenda attivarsi in questa direzione – azioni tese ad ottenere un adeguato coinvolgimento delle istituzioni e delle  comunità locali nell’iter di definizione del suddetto accordo di programma.
Se è a conoscenza, nel dettaglio, di quanto effettivamente ammontino gli oneri finanziari gli oneri finanziari corrisposti da Solvay sotto forma di canoni minerari a Ministero e  Regione e se sia sua intenzione porre in essere ogni azione affinché essi siano utilizzati sul territorio, in particolare con le finalità di tutela ambientale e della risorsa idrica.
Se – per quanto consta – è a conoscenza dell’effettiva volontà di Solvay di ritirare la cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento di Ponteginori, nonché quali siano i tempi per tale ritiro e quali azioni abbia intrapreso o abbia intenzione di intraprendere per contribuire al ritiro medesimo.
La Consigliera  Monica Sgherri
  














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