Raffineria di olio di palma: OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO
«Il consiglio comunale deve discuterne subito»
«Il consiglio comunale deve discuterne subito»
da Il Tirreno
LIVORNO Bisogna che il consiglio comunale esamini subito, nella seduta di domani, il progetto che punta a realizzare nel cuore del porto un impianto per il biodiesel e, in prospettiva, una raffineria di olio di palma. A chiederlo sono i consiglieri: in prima commissione vari esponenti di diversi schieramenti hanno sottolineato (in modo quasi unanime) la necessità di discutere subito i nuovi scenari per le aree ex Seal e Paduletta. La richiesta è partita da Giannini (Sel), Bartimmo (Fds) e Lamberti (Confronto), trovando l'appoggio di Cannito (Città Diversa), Tamburini e Russo (Pdl). Questo gruppo di consiglieri chiede chiarezza, visto che nelle precedenti illustrazioni del Piano regolatore del Porto (sul quale l'amministrazione è chiamata ad esprimersi approvando la relativa variante anticipatrice) si parlava di una più generale "zonizzazione". Sotto accusa è finito anche il fatto di aver appreso la notizia non tramite una comunicazione diretta dei soggetti interessati, quanto dai giornali. «Il presidente dell’Authority – attacca Lamberti – ha ignorato il rapporto con la città. Non si può ridurre la questione a una semplice affissione all'albo». Tamburini parla di «continui colpi di mano», mentre per Cannito si tratta di «scelte folli, con una contraddizione schizofrenica sulle cose da fare». Gli fa eco Giannini: «Il fatto che l'amministrazione non ne sapesse niente rende il fatto ancor più eclatante". Bruno Picchi prova a fare chiarezza: «L'Autorità portuale - spiega il vicesindaco - non poteva non considerare le due richieste affisse all'albo». Poi rincara: «L'amministrazione deve basarsi su quanto trasmesso in modo formale, non su quanto pubblicano i giornali. Comunque, qualsiasi richiesta che non entra nel piano regolatore che abbiamo discusso, richiederà una valutazione degli organi competenti, compreso il consiglio comunale». Ancora non è chiaro se il tema verrà messo all'ordine dei lavori del consiglio (come chiesto da Giannini e altri consiglieri) o se invece ci sarà una comunicazione del sindaco e una successiva discussione nelle commissioni (ipotesi proposta da Picchi e appoggiata dal Pd). Ciò che è certo, è che l'affare del colosso indonesiano è destinato a tenere banco già da domani a Palazzo Civico. Giorgio Carlini
Roma: l’olio di palma è sotto gli standard per i biocarburanti
«Senza alcuna polemica nei confronti di alcuno, faccio presente che esiste uno studio dell'Istituto Nazionale di Economia Agraria, condotto da Annalisa Zezza, dal titolo: "Le politiche per la promozione dell'energia rinnovabile" sullo stato di applicazione della diret- tiva europea sui biocarbu- ranti, che ri- por ta che in pratica l'olio di palma non risulta com- patibile con lo standard adottato dalla Ue che è il 35%». A ricordarlo è Angelo Roma (foto), esperto nel settore marittimo portuale, alle spalle l’espe- rienza da port captain di Zim e da presidente Toremar. Roma segnala che «Mario Lupi pro- pose una moratoria all'appro- vazione del Consiglio Regionale, per bloccare l'uso dell'olio di palma».
Lavoratori disperati temono per il mutuo di casa
Crisi Bellabarba, l’allarme dei sindacati: «I dipendenti senza stipendio vanno in banca per stoppare le rate dei prestiti». Cassa in deroga o sarà vertenza
Crisi Bellabarba, l’allarme dei sindacati: «I dipendenti senza stipendio vanno in banca per stoppare le rate dei prestiti». Cassa in deroga o sarà vertenza
LIVORNO Il 25 febbraio del 2011 i camion sfilarono per le vie della città e si fermarono sotto alle finestre di Comune e Provincia. In cima al corteo i lavoratori lasciarono che a parlare fossero due striscioni: “No alla Repubblica del Limoncino” e “Scusateci, ma vogliamo lavorare”. Qualcuno - come ricorda nell’articolo in basso il direttore della Cna, Marco Valtriani - gridò alla strumentalizzazione. Ci fu anche chi parlò di «protesta montata ad arte per forzare la mano delle istituzioni». Oggi i dipendenti della società Bellabarba sono nel dramma. «Dramma» è la parola che ripetono a turno Emiliano Sartorio (Cgil), Stefano Neri (Cisl) e Fabio Verdiani (Uil). I sindacati sperano ancora di riuscire a salvare i quaranta posti di lavoro che dipendono dalla società, ma giorno dopo giorno vedono avvicinarsi lo spettro del fallimento e si preparano anche loro, come i creditori, a mettere sul piatto i decreti ingiuntivi. Nei giorni scorsi i titolari dell’impresa hanno confermato che sulla collina del Limoncino, oggi sotto sequestro, sono rimasti incastrati investimenti milionari e ogni possibilità di far fronte alla crisi che si avverte anche nel mondo dell’edilizia, che fino alla virata nel settore dei rifiuti era stata il vero core business della società di via dei Materassai: i creditori sono in subbuglio, le banche hanno sollecitato il rietro di sei milioni di euro. «Il clima è drammatico – inteviene Sartorio (Cgil) – l’azienda è in crisi di liquidità, i lavoratori non riscuotono da tre mesi, ci sono famiglie sul lastrico che si sono appena rivolte alle banche per chiedere il blocco dei mutui. La società – sottolinea – ha venduto a Di Gabbia la Biagi Pierino (con una ventina di addetti), ma non un euro è servito a pagare i dipendenti che non possono più aspettare. Insieme a un’azienda che ha quasi mezzo secolo, si stanno mettendo in ginocchio quaranta famiglie» «Gli imprenditori – gli fa eco Neri (Cisl) dicono di avere messo tutto quello che hanno nella discarica, che ormai è in mano alla magistratura: anche avessero tutte le ragioni, guardando ai tempi della nostra giustizia, potrebbero volerci quattro o cinque anni per sbloccare la situazione. Chi ha bisogno di lavorare non può aspettare così tanto». I sindacalisti fanno sapere che i lavoratori resteranno in cassa integrazione ordinaria fino al 30 settembre (anche se fino a oggi non hanno visto praticamente un euro), e «a inizio ottobre cercheremo di attivare nuovi ammortizzatori sociali, come la cassa in deroga attraverso la Regione». «Ma tutto – spiegano - dipende da cosa accadrà nel mezzo». Perché se ci fosse davvero la vendita (ma la strada sembra tutta il salita), ci sarebbe da concordare il passaggio dei dipendenti e il pagamento delle mensilità arretrate. Mentre in caso di concordato e fallimento «saremo costretti ad aprire le vertenze, anche perché l’Inps copre in parte solo fino a tre mesi di stipendi arretrati, dopo è un bel guaio». «Siamo fortemente preoccupati – ribadisce Verdiani (Uil) – a breve ci riuniremo di nuovo all’Associazione degli industriali». I sindacalisti riferiscono che «nel settore dell’edilizia ci sono almeno sei o sette colossi che hanno già attivato la cassa integrazione» e, chiudono, «quando imprese storiche crollano rischia di sgretolarsi tutto l’indotto, come un castello di carte...». (j.g.)
«Oltre il danno, la beffa dello scaricabarile»
Valtriani (Cna) tira le orecchie ai politici: «Alle imprese servono certezze e guide certe, non questo»
Valtriani (Cna) tira le orecchie ai politici: «Alle imprese servono certezze e guide certe, non questo»
LIVORNO «Oltre il danno la beffa dello scaricabarile, non è ciò che serve alle imprese: il caso Bellabarba deve far riflettere profondamente, urge una politica ferma e la certezza del diritto». Ad alzare la voce in difesa del gruppo Bellabarba e dei suoi dipendenti è la Cna, l’organizzazione che rappresenta gli artigiani e le piccole e medie imprese. Il direttore provinciale, Marco Valtriani, scrive che «dalle dichiarazioni dei vari attori di quello che si sta rivelando per come lo avevamo annunciato, un dramma, ma non finto, reale, adesso sembra quasi che l'impresa Bellabarba abbia fatto tutto da sola: si è data le autorizzazioni, ha fatto insorgere i comitati, li ha spalleggiati, si è bloccata il lavoro, si è rivolta alla magistratura…». «Nessuno – ironizza con amarezza – ha fatto niente di tutto ciò che ha portato la questione del Limoncino al punto in cui si trova oggi: milioni di euro investiti in un progetto che doveva contribuire alla sviluppo dell'azienda e che ora gravano su di essa come un macigno insopportabile». «Nessuno – critica il direttore con un chiaro riferimento anche ai rappresentanti delle istituzioni – si sente almeno un minimo corresponsabile della sorte di quell'azienda e di quei lavoratori, anzi. Errori in questa vicenda ci sono stati sicuramente, ma non possono essere tutti e soltanto dell'azienda». Valtriani ricorda i giorni dei blocchi dei camion lungo la strada che porta all’ex cava del Monte La Poggia, trasformata (ma mai inaugurata) in una di rifiuti speciali, inerti. Giorni in cui i lavoratori di Bellabarba, così come gli anti-discarica, avevano manifestato in difesa del lavoro sotto alle finestre di Comune e Provincia. «Quando la Cna aveva criticato la gestione della questione a livello politico, proprio nel senso più ampio del termine – scrive oggi Valtriani – qualcuno aveva avuto anche l'ardire di affermare che strumentalizzavamo la questione occupazionale per forzare la mano alle istituzioni, che gridavamo il solito "al lupo al lupo" solo per favorire l'impresa...». «Torniamo ora a dire con determinazione e con la ragione dei fatti – chiosa – che le imprese per investire sul territorio e per svilupparsi hanno bisogno di certezze normative e di una guida politica ferma che porti avanti senza tentennamenti e dietrofront le scelte fatte, assumendosene le dovute responsabilità». «Attenzione – chiude il direttore – la città ha altre scelte da compiere a breve e non vorremmo che seguissero lo stesso copione: parlo della questione delle riparazioni navali in generale e in particolare del bacino grande in muratura, del polo ecologico al Puntone del Vallino, della gestione dei rifiuti, del Piano regolatore del porto, del completamento della Porta a Terra, ma più in generale di ogni progetto, piccolo o grande che sia, che possa influire sui destini economici di una qualsiasi azienda del nostro territorio».
Romano (Idv): sempre dalla parte del comitato
«Voglio riaffermare a nome di Idv la totale vicinanza agli esponenti del comitato per la tutela delle colline livornesi e l'apprezzamento per la loro attività volta a bloccare l'assurdo progetto della discarica di Limoncino, che rischia di deturpare il nostro patrimonio ambientale». A scriverlo è il segretario dei dipietristi Andrea Romano, che già quando faceva parte della maggioranza di governo aveva firmato la petizione del comitato contro la discarica. «Di fronte a chi si straccia le vesti – insite oggi – ricordo che è in corso un'inchiesta della magistratura che va rispettata senza indebite pressioni: questione delicatissima, che vede indagati dirigenti pubblici, titolari di aziende e progettisti. La storia è ancora tutta da chiarire, tra strane parentele, stranissime assunzioni o consulenze sul confine tra attività politica e affari privati, procedure incomprensibili tenute al riparo per mesi dall'attenzione dei cittadini e dei consiglieri comunali. Allora prima di schierarsi con chi grida al possibile fallimento, raccomando a tutti di rileggersi le carte del sequestro, sostenuto da motivazioni pesantissime, verificare se le difficoltà dell'azienda sono del tutto dovute alla mancata apertura della discarica e non ad altri problemi, infine a tenere presente che l'interesse generale dei cittadini deve sempre prevalere sugli appetiti dei cosiddetti investitori. Ci portino in Comune – chiude – tutte le carte, ci lascino verificare: se il futuro di alcuni lavoratori è a rischio la politica deve obbligatoriamente farsene carico, evitando però di autorizzare ogni tipo di porcheria, ma anzi rilanciando i nuovi settori sostenibili».
LA POLEMICA
Grassi conferma: «Non vado alle commissioni con i cittadini»
Grassi conferma: «Non vado alle commissioni con i cittadini»
LIVORNO «Il faccia a faccia fra assessore e cittadini, promosso autonomamente dalla Commissione, è una aberrazione istituzionale che difficilmente può essere accettata. Può aver luogo in particolare circostanze, ma solo ed esclusivamente sulla base di un accordo fra Assessore e Presidenza della Commissione». Così in una lettera al presidente del consiglio comunale Enrico Bianchi l'assessore all'Ambiente Mauro Grassi risponde alle critiche che gli hanno mosso alcuni consiglieri per la mancata presenza in IV commissione. Ma la battaglia politica non si esaurisce. Perché il segretario dell’Idv, Andrea Romano torna alla carica: «Forse l'assessore Grassi, distratto dalle convention renziane a cui partecipa assiduamente, si è dimenticato che il suo lavoro consiste anche nel frequentare le commissioni ed incontrare insieme a noi i cittadini che hanno gravi problemi». «Leggo con stupore sul Tirreno che, in ordine alla mia assenza in quarta commissione convocata per audire il Comitato di via del Limone, tutti i rappresentanti dei gruppi consiliare, con l'eccezione del Pd, avrebbero stigmatizzato la mia scelta di non essere presente ai lavori - scrive Grassi -. Mi dispiace molto che una precisa, e secondo me corretta posizione di rispetto delle Istituzioni, venga giudicata con le lenti dello scontro politico maggioranza-minoranza e non secondo una valutazione prettamente istituzionale. La difesa e la tutela delle Istituzioni va oltre lo scontro politico. Se non proteggiamo le Istituzioni non ci sarà futuro per questo paese. Chiunque sia chiamato a governarlo». Poi Grassi entra nel merito: «Le Commissioni consiliari hanno tutto il diritto di audire i cittadini, i comitati o qualunque aggregazione sociale si ritenga opportuno per ricevere informazioni, suggerimenti, lamentele e quanto altro si ritenga opportuno. In questo caso la presenza dell'assessore, peraltro giustamente informato per conoscenza, è del tutto facoltativa. Le modalità con cui la Giunta si rapporta ai cittadini è una scelta del tutto autonoma dal Consiglio e dalle Commissioni. Solo l'utilizzo a fini di battaglia politica delle Commissioni, presiedute in maniera del tutto eccezionale da membri di fatto appartenenti alle opposizioni, può produrre questa inaccettabile situazione. Ti prego di informare i capigruppo di questo perdurante inconveniente a cui posso reagire esclusivamente con l'assenza». Immediata la replica di Romano: «Visto che Grassi si erge eroicamente a difensore delle istituzioni dalle "aberrazioni", tali sarebbero secondo lui le riunioni di approfondimento con audizione di cittadini, è bene che si confronti con i suoi colleghi assessori, che in numerose occasioni sono venuti a confrontarsi con i consiglieri comunali ed i rappresentanti di comitati, organizzazioni sindacali, associazioni. O vuole denunciarli tutti per adunanza sediziosa e attentato ai sacri organi della Repubblica?».
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