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mercoledì 17 ottobre 2012

27 OTTOBRE MILANO MANIFESTAZIONE NAZIONALE IN RICORDO DI GIOVANNI ARDIZZONE

SABATO 27 OTTOBRE TUTTI A MILANO ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE IN RICORDO DI GIOVANNI ARDIZZONE
PER INFO: 3395680858 (Paolieri) o 3381827461 (Scardigli)
CIRCOLO 26 JULIO ITALIA-CUBA, CPA FI SUD, CANTIERE SOCIALE CAMILO CIENFUEGOS

27 OTTOBRE MILANO MANIFESTAZIONE NAZIONALE IN RICORDO DI GIOVANNI ARDIZZONE

In piena “crisi dei missili”, Il 27 ottobre del 1962, la Camera del Lavoro di Milano organizzò, come in tante altre città italiane, una grande manifestazione di protesta control'aggressione imperialista degli Stati Uniti a Cuba. Dopo il discorso del Segretario della CGIL, si formò un corteo che sfilò nelle vie del centro storico milanese. I manifestanti alzavano cartelli e striscioni, scandivano parole
d'ordine e canzoni politiche: "Indipendenza per Cuba", "Cuba sì, yankee no", "Pace, Pace", "Disarmo", "Fuori le basi nordamericane"... Dopo l'arrivo del corteo in Piazza del Duomo, il Comando della Polizia dette l'ordine di disperdere i manifestanti pacifisti. Il Terzo Battaglione della Celere, corpo speciale di intervento anti-manifestazioni, giunto appositamente da Padova, iniziò i caroselli con le jeep. Le camionette cariche di poliziotti si gettarono deliberatamente contro la testa del corteo, investendo lo studente Giovanni Ardizzone (davanti alla Antica Loggia dei Mercanti, di fronte al Duomo di Milano) e poco dopo altri due manifestanti: il muratore Nicola Giardino di 38 anni, e l’operaio Luigi Scalmana, di 57 anni. Giovanni Ardizzone morì nello stesso pomeriggio in ospedale.
Nessuna distanza riuscirà a separare i cuori di chi lotta contro un sistema che fa dell’ingiustizia sociale la sua bandiera, utilizzando tutte le armi a sua disposizione per frenare la possibilità che gli sfruttati prendano possesso della propria capacità di cambiare le cose. Queste armi sono l’oblio della memoria, il revisionismo, le divisioni interne e la repressione in tutte le sue forme, ma tutto ciò non basta. La forza di chi è sfruttato a liberarsi dalle catene è così grande da spingere lo Stato ad utilizzare qualsiasi strumento a sua disposizione…..ecco quindi il momento in cui i fascisti, rialzano la testa prepotentemente, riprendendo il potere, uccidendo e dividendo.
Dimenticare ciò che è successo a Giovanni, a Carlo, a Dax, e a tanti altri compagni sarebbe un delitto tanto quanto accettare lo sfruttamento e la precarietà, tanto quanto la rassegnazione e l’accettazione del male di questo Sistema.

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