Comunicazione su politiche di coesione. Sgherri: apprezzabile, su un atto particolarmente importante. Obbiettivo di fondo l’inclusione sociale. Necessaria verifica col coinvolgimento del Consiglio sul proseguo dell’iter e sui risultati che si otterranno.
Firenze, 5 marzo. La Regione Toscana ha una lunga esperienza di programmazione economica e oggi coglie con coraggio le sfide che si pongono, per il nostro territorio, su scala nazionale e soprattutto europea proprio per accedere ai fondi UE, fondi che rappresentano “ossigeno” essenziale per gli investimenti e la coesione. La Comunicazione della Giunta Regionale sulle politiche di coesione 2014 – 2020 oggi in aula è un importante atto di programmazione, sul quale vi dovrà essere una verifica, da parte del Consiglio, del proseguo dell’iter e sui risultati ottenuti. Nel merito l’obbiettivo di fondo, che deve essere quello dell’inclusione sociale richiede infatti il massimo di affinamento degli strumenti e delle risorse a disposizione a causa di una crisi economica e sociale che rende sempre più scarse le risorse medesime a fronte delle crescenti necessità.
Così Monica Sgherri – capogruppo di Federazione della sinistra – Verdi in Consiglio Regionale. Un appuntamento e una discussione importanti quelli di oggi in aula, su un tema sul quale in futuro si dovranno comunque trovare strumenti adeguati che restituiscano appieno al Consiglio regionale la sua funzione di indirizzo e controllo sulle priorità vere, azioni vere, risorse vere e non ultimi i risultati ottenuti. Così da contribuire ad allocare nella maniera più consona ed efficace le risorse che saranno disponibili.
Da una lettura – prosegue Sgherri -del Quadro Strategico Regionale (solo in parte sintetizzato nella comunicazione) emerge a nostro avviso la necessità di rafforzare l’analisi sulle possibili sinergie esistenti tra le quattro priorità cui è rivolto il Quadro strategico e gli obiettivi tematici che concorrono alla realizzazione delle priorità: emerge infatti, ad esempio, una sostanziale mancanza di connessione tra la priorità relativa al contrasto ai cambiamenti climatici e i vari obiettivi, quasi come se si potesse immaginare di conseguire risultati apprezzabili sulla sostenibilità ambientale senza coinvolgere, ricerca formazione (e quindi giovani) e sistema produttivo e dei trasporti nel suo complesso.
Senza adeguate sinergie rischieremmo altrimenti di praticare ancora una volta (come accaduto per il fotovoltaico) una strategia che ci colloca non già su un sentiero di produzioni ad alto valore aggiunto, ma sullo sfruttamento di bassa qualità (come nel caso delle centrali a biomasse, se non adeguatamente riguardanti impianti di piccole dimensioni legati al territorio e non forieri di produzioni agricole ad hoc, no food) di una materia prima abbondante. Insomma un intreccio che dovrà essere attentamente valutato e monitorato, così come l’obbiettivo di fondo indicato del 50 % di produzione energetica da rinnovabili al 2020: obbiettivo condivisibile ma anche potenzialmente estremamente pericoloso a seconda del come verrà realizzato. Stesse opportunità e potenziali rischi, a seconda di come verrà declinato, il fatto che, come indicato nella comunicazione, per garantire alla nostra regione coesione, equità e sostenibilità è necessaria oggi una politica che introduca innovazione e discontinuità.
Il segno, la direzione verso cui dovranno tendere innovazione e discontinuità deve essere a nostro avviso molto chiaro e cioè l’inclusione sociale.
Rispetto a questo obiettivo di fondo non possiamo nasconderci che molti sono i campi in cui saremo messi alla prova, perché molti sono settori in cui l’esclusione sociale e l’emarginazione mettono a rischio il nostro modello economico e sociale.
Primo tra tutti, il settore sanitario e il rischio di una politica che indebolisca, alla luce dei tagli, il diritto alla salute, che non può essere fronteggiato con il solo strumento dell’Isee, per i noti limiti intrinseci dello strumento; segue il settore sociale, e la necessità di impegnarci per l’inclusione dei lavoratori e delle lavoratrici sempre più minacciati da processi di espulsione e precarizzazione del lavoro e della vita; l’inclusione dei giovani, come cittadini a pieno titolo protagonisti del loro tempo; l’inclusione delle donne sempre più caricate delle insufficienze delle istituzioni e del peso del lavoro di cura.
L’inclusione ha anche un aspetto economico, ed è legata alla creazione di opportunità e strumenti per le piccole e medie imprese che faticano a rimanere attive e vitali, strangolate dai problemi del credito, del costo delle materie prime, della spinta dei mercati internazionali che si affievolisce e da una domanda interna ormai azzerata.
Inoltre l’inclusione non può non essere anche di natura “politica” nel senso estensivo del termine e riteniamo quindi strategico il percorso che porterà alla ri approvazione di una legge per la promozione della partecipazione come strumento indispensabile per la costruzione di percorsi costruttivi di partecipazione alla vita democratica della nostra regione. Infine è bene sottolineare il fatto che la risoluzione di maggioranza approvata oggi e collegata alla comunicazione introduce, sulla questione monitoraggio, uno screening periodico – da parte delle Commissioni Consiliari competenti - dello sviluppo dell’iter dei progetti in questione.
Nessun commento:
Posta un commento