Pagine

sabato 11 maggio 2013

[Livorno] Dramma senza fine, 70 sfratti in 3 mesi


 
 
Dramma senza fine, 70 sfratti in 3 mesi 
L’amministrazione mette in campo il finanziamento regionale: fino a 8mila euro per i proprietari con affittuari morosi 
EMERGENZA CASA 
Bando per Erp: 1400 le domande Mai così tante 
CARLA RONCAGLIA Gli ultimi sviluppi indicano che l’amministrazione ha intrapreso un percorso positivo volto a tamponare le criticità
BRUNO PICCHI Per il turnover manterremo un equilibrio I piani di recupero e l’edilizia popolare restano comunque una nostra priorità

da Il Tirreno

La situazione è sotto gli occhi di tutti e sono sempre di più le persone che si trovano in emergenza. La fame di alloggi popolari si legge anche nei numeri. Cifre mai viste prima negli uffici comunali: sono 1400 le domande pervenute per il bando di assegnazione Erp. La graduatoria sarà pubblicata entro la fine dell'estate. Per prevenire le situazioni di morosità, il Comune ha proposto nuovamente il bando per i contribuiti in conto affitto. Anche in questo caso, alla chiusura erano 1200 le richieste. «Lo scorso anno – spiega Roncaglia – sono stati impegnati 1milione e 300mila euro così suddivisi: 750mila euro del Comune e 550mila euro di finanziamento regionale». Il contributo ha permesso un totale di 850 interventi. Infine, nonostante la prassi ne preveda la pubblicazione ogni due anni, è stato presentato anche quest'anno il bando di mobilità interna, ovvero la procedura che permette a chi ha mutato le proprie condizioni di cambiare alloggio, andando a occuparne uno più adatto alle proprie esigenze. Anche Casalp ha raddoppiato i suoi sforzi: «È importante essere efficienti rispetto al ripristino degli appartamenti – sottolinea Stefano Taddia, presidente Casalp – le operazioni di sanificazione e ristrutturazione delle abitazioni devono essere "leggere" nei tempi e nei costi». Sono già 100 gli alloggi resi disponibili nel 2013 (66 nel comune di Livorno e i restanti in provincia). «La previsione è quella di chiudere a quota 200 – aggiunge – un dato che sarebbe doppio rispetto ai ripristini del 2010». Infine, Casalp comunica di aver introdotto una giornata, il martedì, in cui l'ufficio relazioni con il pubblico effettua orario continuato dalle 8 alle 18, un ulteriore segnale di viginanza ai cittadini che si trovano a vivere un momento di difficoltà e che sono sempre alla ricerca di risposte. di Martina Corirossi wLIVORNO L'emergenza abitativa in città sembra essere un dramma senza fine. Secondo gli ultimi dati forniti dal Tribunale, alla fine del 2012 erano 480 gli sfratti pendenti. Di questi, ben 70 sono stati eseguiti nel primo trimestre del 2013. E purtroppo, la previsione è che entro giugno altre 70 famiglie saranno sgomberate dalle loro abitazioni con l’intervento della forza pubblica. Secondo l’Unione Inquilini il 90% degli sfratti è dovuto a morosità incolpevole connessa alla perdita del posto di lavoro. L’amministrazione ha tentato di fare un punto sulle tematiche abitative e le politiche per la casa. A fronteggiare l’emergenza, il doppio assessorato formato da Carla Roncaglia che si occupa dell’aspetto “sociale” del problema degli sfratti e Bruno Picchi che gestisce invece le politiche di edilizia popolare. «Nonostante un quadro seppur problematico – dice Carla Roncaglia – gli ultimi sviluppi indicano che l’amministrazione ha intrapreso un percorso positivo volto a tamponare le criticità». Lo scorso mercoledì si è infatti insediata la commissione “graduazione sfratti”, la prima in Italia, che ha il compito di coordinare e contrastare il disagio abitativo. Intorno al tavolo i rappresentanti di Prefettura, Questura, i comuni di Livorno e Collesalvetti, Casalp, i sindacati degli inquilini e le associazioni dei piccoli proprietari. «Sono state individuate delle finalità congiunte – spiega Roncaglia – la prossima riunione, prevista tra una decina di giorni, vedrà l'inizio vero e proprio dei lavori». A fronte di un calendario di sfratti con l’intervento della forza pubblica, la commissione tenterà di mettere in pista alcune misure: sfruttamento a pieno degli alloggi popolari liberi, centri plurifamiliari di accoglienza e tentativo di mediazione con la proprietà. «L'obiettivo ultimo – afferma l’assessore – è quello di giungere a una sorta di passaggio da casa a casa». Ci sono 180 persone, ovvero 50 nuclei familiari, che dopo l’esecuzione forzata del procedimento sono state accolte nei centri di accoglienza tra cui la ex Caserma Lamarmora. «Per il turnover negli alloggi popolari – ha affermato Picchi – manterremo un equilibrio. Entranno sì, coloro che fanno parte dell’emergenza abitativa, ma anche le graduatorie andranno avanti. I piani di recupero e l’edilizia popolare sono la nostra priorità». Dall’inizio del 2013 sono 66 gli alloggi disponibili per l’assegnazione, ma fin’ora sono andate in porto soltanto 26 attribuzioni. Più di un terzo degli assegnatari era ospitato in centri plurifamiliari. Si tratta di un dato che fa ben sperare, considerando che nel 2012 le assegnazioni effettuate a sfrattati erano state 48. «Non ci sarà la disponibilità sufficiente – ammette Roncaglia - ma è fondamentale mantenere un movimento continuo». Il tentativo dell’amministrazione è di sfruttare al meglio il contributo regionale che prevede una sorta di rimborso, fino a 8mila euro per ogni singolo caso, per i proprietari con affittuari morosi. A fronte di questo rimborso, i proprietari dovranno garantire la loro disponibilità a rinnovare loro il contratto o a rinviare lo sfratto: solo in questo caso il locatario potrà ricevere il rimborso degli affitti non corrisposti. Per ricapitolare, dall’inizio dell’anno sono stati assegnati 26 alloggi dei 66 disponibili (9 con graduatoria, 3 per finita locazione, 14 per la gestione dell'emergenza abitativa). Casalp ha inoltre comunicato che ci sono 48 alloggi per i quali si attende l'avvio dei lavori di ripristino che intercorrono tra un'assegnazione e la successiva.

 
 
La nave Olt sempre a Dubai «Ma arriverà a fine giugno» 
I vertici della società ascoltati dalla commissione comunale ambiente confermano che in autunno il rigassificatore offshore entrerà in funzione 


LIVORNO Sono passati quasi dieci anni da quando, l'11 Luglio 2003, l'allora sindaco Gianfranco Lamberti scrutando l'orizzonte dalla terrazza Mascagni rassicurava i cittadini livornesi sulla distanza di sicurezza- 22 km per la precisione- che avrebbe separato il rigassificatore off-shore dalla città: “Non si vede nemmeno, tanto è lontano” si diceva all'epoca. Dieci lunghi anni, scanditi da polemiche e autorizzazioni, ma ora sembra che sia davvero arrivato il momento della verità: la Fsru Toscana non è ancora partita da Dubai, ma i vertici di Olt assicurano che mancano pochi giorni ormai: l’arrivo nel nostro mare è previsto entro la fine di giugno e le attività commerciali dovrebbero inziare entro la fine di settembre. Lo annunciano gli amministratori delegati di Olt Peter Carolan e Valter Pallano (il primo in quota E.On, il secondo in quota Iren, entrambe le società azioniste di Olt Offshore Lng Toscana al 46,79%) durante l'incontro in Comune con la commissione Ambiente. «Siamo soggetti a tutta la normativa nazionale e internazionale in materia di sicurezza- spiegano gli amministratori- e non solo: abbiamo tecnologie che ci permettono di garantire uno stardard di sicurezza ancor più alto rispetto a quello richiesto dalla legge». »C'è inoltre un monitoraggio costante da parte degli enti preposti al controllo, ad esempio l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra)» continua Pallano». E a chi ribatte che i dati sulla sicurezza ambientale siano prodotti direttamente da Olt, Pallano risponde che sì, è vero, »ma il controllo sui dati à spetta ad un ente esterno che è Ispra stessa e che tutti i criteri per la sicurezza sono certificati da Rina». Ai due amministratori fa eco l'assessore Massimo Gulì per il quale «se ci son voluti tanti anni, è anche per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie alla tutela dei cittadini e dell'ambiente». «L'opera sarà di importanza strategica per Livorno - insiste Gulì- anche per le ricadute occupazionali: i lavoratori direttamente assunti da Olt saranno 12 e ad un centinaio ammontano le previsioni per le assunzioni indirette (70 persone circa da Ecos e 27 da F.lli Neri)». Non solo: «Le compensazioni ambientali ammontano a 480.000 euro con i quali saranno realizzati un Centro visite dell'area marina protetta delle Secche della Meloria e la caratterizzazione ambientale dei siti interessati da interventi previsti nel piano strutturale». Le ricadute dell'indotto sono stimate da Olt intorno ai 400 milioni di euro nei prossimi vent'anni (di cui all'anno: 18 milioni per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell'impianto, 500.000 euro per fornitura di servizi tipo catering, 2.5 milioni per il servizio di sorveglianza, 800.000 euro per il monitoraggio ambientale). Maria Giorgia Corolini


 
LE REAZIONI DEI CONSIGLIERI 
Romano: operazione a rischio in assenza di contratti 


LIVORNO A poco sono servite le rassicurazioni degli amministratori delegati di Olt: i mal di pancia tra i consiglieri comunali ci sono e si fanno sentire. Il primo a rompere il clima dell'intesa è Andrea Romano (Idv): »Le notizie che trapelano dagli organi di stampa fanno emergere una situazione tutt'altro che limpida: il costo dell'opera, innanzitutto, che è passato da 400 a 830 milioni; le forniture e i contratti, che al momento sono assenti e che mettono in discussione il senso stesso di tutta l'operazione; i giudizi contrastanti sulla sicurezza di due commissioni, quella regionale e quella internazionale; per non parlare del ricorso presentato da Olt al Tar della Lombardia riguardante il fattore di garanzia- garanzia della copertura del 70% del ricavo teorico attraverso i rincari in bolletta agli utenti; e infine i problemi giudiziari di Saipem, l'azienda con cui Olt ha firmato l'intesa per il completamento dei lavori.» Tutte cose che minerebbero la credibilità del progetto. Incalza Marco Cannito (Città Diversa): »Mettiamo il caso che Olt abbia difficoltà nella contrattualistica e decida di andare via... Cosa succederebbe? C'è il rischio di trovarsi costruita un'opera che oltre a non produrre ricchezza diventa un problema, penso solo allo smaltimento». E qui viene chiamata direttamente in causa l'amministrazione: «Possibile che in tredici anni- continua Cannito- nessuno si sia preoccupato di redigere un elenco ufficiale delle compensazioni e delle ricadute positive?». Insiste Tiziana Bartimmo (Rc): »Si valuta come positivo il fatto che quello del rigassificatore sia un progetto unico nel suo genere ma c'è da stare attenti: proprio perchè è il primo le garanzie di sicurezza restano teoriche e la costa livornese ha già pagato negli anni costi ambientali altissimi». Qualche malumore si insinua anche tra i banchi del Pd: è il consigliere Giuseppe Scavazzon a chiedere ulteriori investimenti per l'occupazione e per le ricadute economiche sul territorio: si poteva in questo senso fare di più? Forse sì, contando che Pisa da sola ha ottenuto una compensazione ambientale da 4.8 milioni di euro. Le uniche considerazioni positive arrivano questa volta proprio dall'opposizione e Bruno Tamburini (Pdl), rivolgendosi direttamente agli amministratori di Olt scherza: “Quello del rigassificatore è un progetto che ho sempre sostenuto; non fatemi pentire di aver dato il mio appoggio...» (g.c.)

 
 
Il Comune di Pisa interrompe i lavori al Calambrone 
Lunedì sopralluogo dei tecnici, mentre l’Autorità Portuale ribadisce che è tutto in regola ma crea protezioni per il mare 


di Giulio Corsi wLIVORNO Dall’Autorità Portuale ribadiscono che a Calambrone è tutto in regola: «I lavori, autorizzati e costantemente monitorati, stanno procedendo secondo le previsioni tecniche e nel massimo rispetto dell'ambiente marino in cui confluiscono le acque dello Scolmatore». Ma la denuncia del Tirreno che ieri aveva mostrato il fiume di acqua nera e melma simile a morchia, spurgata da una pompa a poche decine di metri dal mare, qualche dubbio deve averlo creato. Non è un caso infatti che prima la stessa Port Authority abbia ammesso che «sono state adottate aggiuntive misure di prevenzione di possibili trascinamenti dei sedimenti rimossi verso il mare, a ulteriore garanzia della qualità delle acque di balneazione». E che in serata dal Comune di Pisa sia arrivata una nota telegrafica in cui si annunciava la sospensione dei lavori e un sopralluogo fissato a lunedì per decidere come procedere. La domanda nasce spontanea: che cosa è cambiato da ieri mattina, quando il sindaco pisano Filippeschi, affidandosi alla relazione di palazzo Rosciano, diceva che non c’era da preoccuparsi, e qualche ora più tardi quando lo stesso sindaco decideva di fermare i lavori? La questione, come spiegavamo ieri, è piuttosto complicata. Il dragaggio dei fondali nasce dall’esigenza di far passare gli yacht dal canale dei Navicelli al porto passando dallo Scolmatore e poi dalle Porte Vinciane. Servirebbero profondità di tre metri e mezzo e invece in alcuni punti sono ridotte ad un metro. Così si è deciso di scavare e spostare i sedimenti poco più in là , sotto il ponte di Calambrone. Ma al di là dello spettacolo impressionante di quell’acqua nera mista a melma che ha fatto infuriare titolari di stabilimenti balneari e camping e spavantato i bagnanti, il grosso quesito riguarda la qualità del materiale che viene spostato. «Sabbia», è la tesi della Port Authority, sulla base della quale sono stati autorizzati i lavori. «Semplice sabbia spostata di pochi metri verso la foce, e colorata di nero per la presenza di microorganismi e batteri». Ma la storia insegna che ogni qualvolta vengono toccati i fondali del porto, la questione ambientale diventa di attualità. Qua in realtà siamo fuori dal porto, sebbene ad appena trenta metri dalla Darsena Toscana. Per questo il confine tra materia prima e rifiuto speciale è sottile, sottolissimo. E non è solo una questione formale: soprattutto è una questione ambientale visto che il mare è a lì, a pochi metri. «Il mare non è una discarica», dice Carlo Alberto Trespoli, esponente ecologista di Verdi Ambiente Società: «I dragaggi sono prioritari ma - avverte - nella salvaguardia dell'ambiente e dell'ecosistema marino. I fanghi vanno sversati nella Vasca di Colmata per evitare di inquinare. Gli enti e le autorità preposte devono far rispettare le normative». E l’Arpat che ieri ha fatto un sopralluogo ma senza prelevare campioni, potrebbe tornare lunedì insieme ai tecnici del Comune di Pisa decidendo stavolta di procedere con le analisi.

-- 

Nessun commento:

Posta un commento