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lunedì 2 settembre 2013

Ed,LA SOTTILE LINEA ROSSA (DI BARAK OBAMA)


Ed,LA SOTTILE LINEA ROSSA (DI BARAK OBAMA)

Una nuova campagna militare si sta preparando, ormai da mesi e mesi, contro la Siria di Assad.
A prosieguo della stagione della “primavera araba” - in cui il bilancio delle cosiddette ‘rivoluzioni’ dalla Tunisia all’Egitto, passando per la Libia, risulta evidentemente fallimentare per un’opzione democratica e popolare – sono emerse tra le pieghe della mobilitazione dell’opposizione siriana evidenti infiltrazioni jahadiste del fondamentalismo sponsorizzato da Al Queda e dall’Arabia Saudita, premessa dell’aggressione militare alla Siria da anni minacciata e che sta maturando in queste settimane.

Il ‘Premio Nobel per la Pace’ Obama ha indicato una linea rossa che non avrebbe dovuto essere oltrepassata (da nessuno!), quella dell’utilizzo delle armi chimiche da parte del regime. Il ricorso a tali armi, distruttive come altre, altrettanto da bandire, segna senz’altro un imbarbarimento del conflitto, soprattutto contro la popolazione civile; tuttavia, oltre al sospetto che non esistano le prove di un reale utilizzo di tali armi da parte dell’esercito siriano (dubbio più che legittimo, dopo che la guerra all’Irak di Saddam Hussein nel 2003 fu scatenata sulla base di inesistenti prove di armi di distruzione di massa) a far suonare fasulle tali posizioni è il silenzio rispetto ai cosiddetti “ribelli”, eterodiretti dalle forze reazionarie (statuali e terroristiche) del Medio Oriente, che credibilmente hanno utilizzato strumenti e metodi terroristici contro la popolazione civile, alimentando una fuga disperata dalle regioni in cui si sono insediati e stanno tentando di imporre leggi e costumi oscurantisti.
Il peccato mortale della Siria di Assad, più ancora dell’Iraq di Saddam, è quello di essere rimasto un baluardo del fronte nazionalista arabo (spesso contraddittorio e ambiguo) che, dall’ormai abbattuta Libia di Gheddafi alla discutibile teocrazia iraniana, passando dagli sciiti di Hezbollah, si oppone alla penetrazione imperialista occidentale. Gli USA, di fronte alla prospettiva del confronto totale che si va dispiegando su scala planetaria con l’Oriente indo-cinese, in cui giocherà un ruolo fondamentale anche la Russia neoimperialista di Putin, non sopportano l’esistenza di un tale fronte antimperialista che contrasta le petro-monarchie di stretta osservanza americana (Arabia Saudita e Quatar in primis), pur temendo il potenziale destabilizzante delle componenti fondamentaliste dell’islamismo radicale sunnita, (Wahabita e di Al Quaeda).

I Paesi europei (impossibile parlare di UE al di là delle politiche di strozzinaggio economico-finanziario speculativo a favore delle banche private e del neocolonialismo germanico) vanno in ordine sparso, senza una politica neppure minimamente convergente: il governo tedesco è contrario all’intervento, il parlamento inglese e il Labour non seguono Cameron nell’ennesima avventura militare a fianco degli USA, la Francia del “socialista” Hollande pressa insistentemente per un intervento “umanitario” (come fece con la Libia due anni fa). E l’Italia?
Le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Bonino sono almeno improntate alla prudenza: sarebbe comunque bene che lo stesso Ministro rammentasse che, con o senza mandato Onu, l'Italietta è in guerra da anni. A partire dalla Guerra nei Balcani (che pagheranno ancora per decenni le conseguenze dei bombardamenti con i tumori da uranio impoverito con un territorio contaminato e una economia interamente controllata dalle multinazionali Usa e occidentali  e un territorio occupato da basi militari Nato) passando dalle guerre nel Golfo, il nostro paese è stato sempre presente nelle guerre cosiddette umanitarie, offrendo basi e aeroporti, un supporto militare e logistico determinante.
Dopo l’invenzione delle “guerre umanitarie”, per un ventennio la propaganda di guerra ha fatto proseliti creando un luogo comune secondo il quale questi conflitti sono inevitabili per la salvaguardia della democrazia e della libertà: però di democrazia ne abbiamo vista ben poca e ancor meno di libertà, soprattutto se si considera la totale mancanza di riconoscimento dei diritti dei popoli kurdo e palestinese e l’appoggio incondizionato alla repressione che gli alleati (più o meno “democratici”) come Turchia e Israele operano indiscriminatamente nel quadro della strategia geo-politica occidentale, a vantaggio dei colossali interessi delle multinazionali occidentali.

Per capire a fondo la situazione e comprendere le alleanze in atto bisogna risalire ai tempi della prima guerra in Afghanistan (1979-1989), quando gli USA si allearono con Al Queda di Bin Laden e i più estremisti integralisti islamici (compresi i Talebani) per cacciare Comunisti e Sovietici e controllare l’Afghanistan. Da allora, i Jahadisti sono sempre stati utilizzati in Bosnia, in Libia, poi in Siria, ogni volta che serviva.
La “lotta contro il terrorismo” è stata una specie di teatrino, di specchietto per le allodole, per giustificare leggi eccezionali, programmare interventi armati e spaventare i benpensanti. Anche il famoso episodio dell’11 settembre 2001 (che ufficialmente sarebbe stato programmato da una ventina di integralisti per di più Sauditi, tutti ex agenti CIA) presenta molti aspetti oscuri su cui non è stata detta tutta la verità (quasi il 40% degli Statunitensi ha espresso dubbi in proposito).

Oltre a diffondere informazioni corrette su quanto sta accadendo, occorre mobilitarsi contro l’ennesima escalation militare che ha come pretesto l'aspetto umanitario per rilanciare un’economia di guerra imperialistica (l’unica che possa veramente risolvere la durissima crisi economica che attanaglia i Paesi capitalistico-industriali occidentali e che sta lentamente, ma inesorabilmente, estendendosi anche agli emergenti BRICS - Brasile, Russia, India, Cina, SudAfrica), quella stessa economia che nei paesi occidentali la guerra la scatena contro i lavoratori sotto forma di salari da fame, precariato, distruzione dello Stato Sociale (smantellamento dei servizi pubblici per tutti: sanità, pensioni, istruzione, trasporti etc.): due facce della stessa medaglia!

Confederazione Cobas – Pisa
fipviasanlorenzop38pisa-31/08/2013

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