Le carte in tavola di Nichi Vendola, un candidato "alla pari".
L'intervista odierna di Nichi Vendola al Corriere della Sera è uno squarcio di luce sulla realtà del vendolismo, che fa giustizia di tanti abbagli a sinistra. Cosa dice pubblicamente il governatore della Puglia? Che “SEL e PD debbono unificarsi in un nuovo soggetto”; che “anche la sinistra radicale deve accorgersi che non si può tenere in piedi il vecchio welfare”; che chiunque vinca le primarie “ha come compito primario quello di allargare la coalizione all'UDC”; che “il rapporto molto buono con l'UDC in Puglia” così come “l'apertura di Pisapia a Tabacci a Milano” dimostrano “che possiamo tutti impegnarci per lo stesso obiettivo... perché tutti sono in gioco alla pari.” (Corriere della Sera - 8 giugno - pag.11)
Bene. Chi ha creduto che Vendola fosse la “nuova” sinistra italiana è servito. Vendola in persona gli comunica pubblicamente che pur di concorrere “alla pari” con Bersani per candidarsi a premier del centrosinistra, è disposto non solo a sciogliere SEL in un abbraccio mortale con un partito liberale come il PD, ma anche ad assumere in prima persona tutti gli oneri che ne conseguono: aprire ad un partito confessionale come l'UDC (alla faccia delle rivendicazioni laiche e libertarie) e negoziare i sacrifici sociali col padronato e la finanza europea (alla faccia dei lavoratori e della stessa FIOM). Sullo Stato di Israele “che ha trasformato il deserto in Eden” (!) il Nichi nazionale ha già avuto occasione di pronunciarsi, per rassicurare a futura memoria la potente ambasciata sionista.
Tranquillo, compagno Vendola: sei davvero un candidato “alla pari”. Nel senso che sei indistinguibile da un'intera generazione di politici borghesi che hanno solleticato voti a sinistra per candidarsi a gestire le politiche dominanti. Sempre preoccupati di legittimarsi agli occhi degli industriali, dei banchieri, del Vaticano, del sionismo, per ottenere il loro viatico. Sempre disponibili al più spregiudicato trasformismo pur di far carriera nei salotti istituzionali. La stessa storia del PRC, come sappiamo, è lastricata di questi tristi esempi.
Lasciamo allora che la Federazione della Sinistra ti chieda di costruire insieme “la sinistra” del centrosinistra, prendendo in mano quella bandiera di SEL che tu lasci cadere. O che ti annunci il proprio sostegno in eventuali primarie.
Noi siamo e resteremo fuori da questo gioco (governista) di caselle. Noi continueremo a batterci per costruire la sinistra che non tradisce, su un programma di indipendenza di classe e di rivoluzione sociale. E di certo la tua intervista-confessione spiega le ragioni del Partito Comunista dei Lavoratori meglio di quanto noi avremmo saputo fare.
Partito Comunista dei Lavoratori
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