domenica 6 novembre 2011

Le responsabilitá del disastro

Piove: governo ladro!
"Di fronte ai morti il nostro cordoglio. Di fronte a chi parla di disastro naturale dopo la seconda alluvione nel giro di una settimana, battaglia politica durissima. Le responsabilità della tragedia è politica.
In primo luogo il cambiamento climatico indotto dall’innalzamento della temperatura del pianeta e dall’inquinamento atmosferico. Che in Italia vi siano precipitazioni tropicali che non si erano mai riscontrate è il frutto perverso di uno sviluppo capitalistico sta devastando gli equilibri naturali del pianeta. Ci parla della distruttività intrinseca di un modo di produzione basato sul continuo allargamento della produzione di merci. Noi non parliamo di decrescita perché è un termine ambiguo e impreciso. Con la crisi una qualche decrescita l’abbiamo avuta ma non mi pare che il mondo sia migliorato significativamente. Riteniamo più preciso parlare di socialismo cioè di una de mercificazione della società, di un allargamento dei beni comuni, di una riduzione dell’orario di lavoro e di una democratica riconversione ambientale e sociale dell’economia. Occorre far guidare le scelte economiche e produttive dal bene comune e non dalla legge del profitto senza ripetere gli errori dei luddisti che se la prendevano con le macchine invece che con il capitalismo: il nemico sono proprio i rapporti sociali capitalistici.
In secondo luogo la cementificazione del territorio. Ogni parte che viene cementificata impedisce alla terra di assorbire l’acqua e incanala l’acqua piovana direttamente ed istantaneamente nei corsi d’acqua. Le case costruite sulle pendici dei monti sopra Genova hanno una responsabilità diretta nella tragedia. Le politiche del governo che tagliano risorse agli enti locali e lasciano come sostanziale entrata degli stessi gli oneri di urbanizzazione sono quindi una istigazione a delinquere. Il blocco di nuove costruzioni, la ristrutturazione del patrimonio abitativo fatiscente e la tassazione brutale, al limite della requisizione, delle case disabitate ove vi sia alta tensione abitativa, sono le misure minime da assumere immediatamente.
In terzo luogo il completo abbandono della manutenzione del territorio. Un tempo la manutenzione la facevano i contadini e le amministrazioni locali. Oggi i lavori di rimboschimento (gli alberi sono un fortissimo rallentatore della velocità con cui l’acqua caduta arriva sul terreno), di messa in sicurezza delle frane, di taglio degli alberi negli alvei dei torrenti, sostanzialmente non hanno finanziamenti. La ragione è semplice: questi lavori non producono mazzette, non producono alti profitti, finiscono tutti in salari perché sono lavori ad altissima densità di lavoro vivo. Viceversa la gestione dell’emergenza è un gigantesco affare che produce alti profitti e grandi mazzette.
Da ultimo l’ignavia di un apparato dello stato a tutti i livelli che non sa leggere le previsioni atmosferiche e non le utilizza per prevenire i disastri allertando la popolazione.
Le responsabilità dei disastri sono quindi responsabilità politiche e per questo ribadiamo la nostra proposta: cancellare la TAV e il ponte sullo stretto e usare quelle risorse per fare un piano nazionale di riassetto idrogeologico del territorio e un piano per mettere i pannelli solari sul tetto di ogni edificio pubblico. Questa è la riconversione ambientale e sociale dell’economia, così si producono posti di lavoro, si difende l’ambiente e si da sicurezza alla popolazione."

P. Ferrero, PRC - FdS

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