lunedì 25 giugno 2012

I VERTICI CGIL CANCELLANO LO SCIOPERO GENERALE


I VERTICI CGIL CANCELLANO LO SCIOPERO GENERALE
Il proletariato contro i dirigenti collaborazionisti
e per il rafforzamento dell’organizzazione di classe!

La direzione riformista della CGIL, proprio nei giorni cruciali delle votazioni parlamentari, cancella lo sciopero generale, proclamato da mesi, e si riallinea agli altri sindacati collaborazionisti.
In tal modo certifica la sua approvazione della controriforma del mercato della forza-lavoro, voluta dal capitale finanziario e dal suo governo ultraconservatore Monti-Napolitano, dando il “via libera”  alla cancellazione dell’art. 18, alla riduzione della copertura degli ammortizzatori sociali, all’estensione della precarietà.

Non paghi di ciò, i vertici della CGIL continuano a prendere in giro i lavoratori “minacciando” un eventuale sciopero generale unitario a “giochi fatti” il prossimo autunno. Ma quello che conta, per Camusso e soci, è l’approvazione il prima possibile del disegno di legge, per salvaguardare gli interessi dei capitalisti alle prese con la crisi economica, e garantire la pace sociale. 
La decisione presa, senza scrupoli e senza uno straccio di discussione interna, è un brutale affronto alle centinaia di migliaia di operai che in questi ultimi mesi, a suon di scioperi, blocchi, mobilitazioni si sono opposti con coraggio e determinazione, in modo unitario, al feroce attacco antioperaio e antipopolare del capitale, ai diktat delle sue istituzioni internazionali e alla reazione politica del governo.
Bene ha fatto la minoranza interna della CGIL a non partecipare al voto del direttivo nazionale, in risposta al metodo antidemocratico che ha portato alla vergognosa revoca dello sciopero generale. Ma questa risposta è del tutto inadeguata rispetto la gravità del tradimento.
Chi nella situazione attuale continua a porre l’accento sulle responsabilità personali di qualche dirigente sindacale, o continua a parlare della “necessità di un nuovo movimento sindacale”, senza assumersi la responsabilità di mobilitare i lavoratori, continua a dibattersi nell’equivoco e nell’impotenza.
Siamo di fronte ad un problema politico, che va affrontato politicamente. La decisione dei vertici CGIL va nello stesso senso delle scelte del PD  e dimostra che il riformismo  (di cui Camusso e soci sono espressione in campo sindacale), è il puntello sociale del capitalismo.
Le espressioni del riformismo e della socialdemocrazia di sinistra, come Landini, non sono in grado di spezzare questa catena, ma ne rimangono subalterni. La mancata proclamazione dello sciopero da parte della FIOM ne è una conferma.
I fatti dimostrano che la distanza tra i partiti riformisti, la burocrazia sindacale da un lato e la classe operaia dall’altro si sta ampliando. I rappresentanti della borghesia nel movimento operaio hanno lavorato per frenare e logorato le lotte degli ultimi mesi, hanno fatto dell’attesismo e del codismo ai giochi parlamentari le armi per spezzare la resistenza operaia all’intensificazione dello sfruttamento.
Da ciò ne dobbiamo trarre una precisa conclusione: la lotta contro il capitalismo è impossibile se non è accompagnata da una lotta implacabile contro il riformismo e la socialdemocrazia, alleati permanenti della borghesia.
Gli sfruttati potranno portare avanti la lotta in difesa dei propri interessi con esiti positivi soltanto se i settori avanzati della classe operaia sapranno rompere con queste correnti dal punto di vista ideologico, politico, programmatico e organizzativo;  soltanto se la massa del proletariato si emanciperà dalle logiche e compatibilità borghesi e istituzionali; soltanto se sapranno fare propria una prospettiva politica rivoluzionaria, un’alternativa politica di rottura col sistema capitalista.
La battaglia contro l’offensiva del capitalismo deve essere dunque sempre e costantemente unita con quella contro  i capi del riformismo e della socialdemocrazia (in campo politico e sindacale, siano essi di destra e di sinistra) e delle altre correnti borghesi dentro il movimento operaio. In tal modo sarà possibile per il proletariato sviluppare una risposta politica capace di far saltare i piani del grande capitale ed aprire la strada alla società dei lavoratori, il socialismo.
Lo sviluppo della politica di fronte unico e, sulla sua base, di un più ampio fronte popolare rivoluzionario sono parte integrante di una vera prospettiva politica rivoluzionaria. Per realizzarli, per farla finita con i burocrati e i servi del capitale, dobbiamo costruire ovunque comitati di lotta, di agitazione, di sciopero capaci di unificare tutti i lavoratori (sindacalizzati e no) e le masse sfruttate nella lotta contro il capitale.
Sul fronte sindacale, ciò si traduce nello sviluppo e nell’unificazione di un’opposizione sindacale di classe e rivoluzionaria, dentro e fuori i sindacati confederali,  in grado di contribuire a superare le divisioni artefatte.
Di fronte al tradimento dei capi confederali i comunisti lottano per una vera unione delle forze proletarie! La mobilitazione continua!
Allo stesso tempo pongono agli elementi avanzati della classe operaia la questione da cui dipendono tutte le altre: l’ennesima manovra sabotatrice dei capi riformisti dimostra in modo lampante quanto sia ormai urgente e indilazionabile la formazione di un autentico partito rivoluzionario e indipendente del proletariato, che abbia il marxismo-leninismo come guida per l’azione. Uniamoci sui principi del comunismo, organizziamoci!

24 giugno 2012                                                            

Piattaforma Comunista



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