NEL POLVERONE POLITICO NON MANCAVA
CHE IL DEMAGOGO
MATTEO RENZI
CHI E’ QUESTO PERSONAGGIO LO
CHIARISCE MEGLIO DI TUTTI
SILVIO BERLUSCCONI
Tempo fa ebbi a dire che nell’era
della fantapolitica i demagoghi si rinnovano in continuazione. Chi non ricorda
“Roma ladrona” della Lega e ancora più in alto e per un ventennio, sempre che
sia finito, “il presidente operaio” Silvio Berlusconi, cui tanti italiani, fino
al “bunga – bunga”, gli avevano dato fiducia. Di Pietro e Grillo alternano
sprazzi di demagogia in un contesto, però, di verità e condivisione su quello
che dicono. Il problema di Grillo e in parte anche di Di Pietro è che oltre
loro spesso c’è il vuoto. Specie nelle periferie si trovano, loro malgrado, a
imbarcare arrivisti pronti a cavalcare ogni opportunità, ma poi quando arrivano
a occupare spazi di potere spesso si rilevano
incapaci, quando va di lusso. Dagli opportunisti si difendono male un
po’ tutti i partiti, purtroppo anche quelli più a sinistra. Per questi ultimi
va meglio perché i principi sono ancora parte importante dei loro programmi e
del loro agire e di conseguenza è più difficile “mascherare”.
Tutto questo accade perché i “valori”,
ereditati dalla rivoluzione francese, e dalle lotte proletarie del 900 sono
continuamente sotto attacco. Quindi, progresso, onestà, giustizia sociale, ecc.
ecc. non fanno più parte nemmeno dei programmi di certi partiti con radici di
sinistra. Questo comporta il venir meno di quella fiducia di un tempo nei
partiti e nei leader della sinistra. Lo “zoccolo duro” costituito da tanti
militanti con le idee chiare faceva da barriera e al tempo stesso da avamposto
nelle lotte per l’emancipazione. Il dramma si è verificato quando anche dalla
sinistra e dai sindacati, il messaggio è arrivato confuso e contraddittorio,
seminando sconcerto e sfiducia. Oggi si parla di “spread” si prendono per buoni
i giochi perversi della finanza e si dice poco e niente si fa, in difesa dei
diritti, del sociale, della sanità, della scuola pubblica e dei servizi in
generale. In qualche modo è messa in
discussione la stessa democrazia.
In un clima si fatto, tra i demagoghi di turno fa buon
viso anche il “rottamatore” Matteo Renzi. Questo personaggio oggi lodato anche
da Berlusconi è ancora più insidioso perché in un momento in cui la gente è
sfiduciata e frastornata, e questo accade anche nel mondo della sinistra,
Renzi porta la “buona novella”. Da buon
imbonitore non scende mai nei dettagli di
cosa vorrebbe fare in concreto. Sta sul “generico” agitando l’ascia del
rottamatore, strizzando gli occhi all’uomo di destra e, al tempo stesso,
carpendo la buona fede di quello di sinistra. A destra in particolare, ma anche
all’interno dello stesso PD, non si è perso tempo a riconoscerlo come persona
che piace; soprattutto se riesce davvero
a portare avanti fino in fondo il processo di rottamazione del “vecchio”.
Già!!! Ma cos'è quel vecchio a cui fa riferimento Renzi e seguaci ? Oggi lo
chiarisce anche Berluscconi. Renzi vuole rottamare non quel vecchio-giovane di
cui, peraltro, fa parte anche lui stesso insieme a Veltroni, D’Alema, Franceschini, fino a
Bersani; rottamatori anch’essi della migliore tradizione del PCI compresa
l’eredità Berlingueriana? Renzi, quindi, pesca nell’ambiguo e nel malcontento
con lo scopo preciso di rottamare quel poco di sinistra che è rimasto nel PD.
Forse Renzi in questa tornata non ci riuscirà perché la provocazione è troppo
evidente anche in un partito come il PD dove lo stato di “decomposizione” dei
valori è in atto da tempo. Comunque anche se dovesse vincere Bersani alle
primarie, Renzi ed i suoi seguaci
continueranno a logorare e massacrare il PD per impadronirsi degli spazi
politici e alla fine anche del suo grande patrimonio immobiliare. Tutto questo non può lasciare indifferente
quei militanti soprattutto di base (anche se non più facente parte di quel
partito come il sottoscritto) che a partire dal dopo guerra hanno partecipato
con slancio e generosità e tanti sacrifici a quell’impegno politico
straordinario, di autotassazione e di volontariato ( tra cui il servizio alle
feste dell’Unità e l’immancabile diffusione domenicale del giornale del
partito) per dare forza politica e
risorse finanziarie a quel vecchio PCI che per tanti anni è stato baluardo del
sistema democratico e grande fautore dell’emancipazione delle masse meno
abbienti.
24 settembre 2012 Grazie per
l’attenzione - Emiliano Favilla
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