Sindaco occupa
il Provveditorato
Pubblicato da comitatonogelmini
su 4 settembre 2012
di Federica
Cappellato e Ferdinando Garavello
da
Il Gazzettino di Padova
4 settembre 2012
Clamorosa protesta del
sindaco di Vescovana, Elena Muraro, che ieri, assieme a due assessori e a
quattro genitori, ha occupato il provveditorato. Nel Comune della Bassa,
per mancanza di alunni, è stata eleminata la prima media. Decisione che ha
scatenato la protesta del primo cittadino. I sette hanno occupato il
provveditorato non soddisfatti dalle parole del dirigente Paolo Jacolino il
quale ha spiegato che il “taglio” è previsto dalla legge e che non dipende da
lui. Sul posto è intervenuta la Digos. Dopo una “trattativa”, il sindaco e il
suo gruppo ha lasciato gli uffici con la promessa che oggi arriverà una
risposta positiva.
Un fiume in piena, Muraro ha ripetuto quanto scritto, freschissimo di protocollo, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al presidente del Consiglio Mario Monti, al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, al governatore del Veneto Luca Zaia, fino alla presidente della Provincia Barbara Degani e al prefetto Ennio Mario Sodano. «Non possiamo accettare passivamente la non autorizzazione solo perchè abbiano 16 iscritti anzichè 18. Qualcuno ragiona per numeri e se non li hai, non hai diritto di esistere. Ecco cosa siamo per i nostri governanti: numeri. Perchè il “piccolo” – protesta il sindaco – che è sempre stato sinonimo di efficienza e controllo del territorio e delle esigenze degli abitanti che vi risiedono, non vale più. Ha molto più valore accentrare, forse perchè nel “grande” è più facile sfuggire ai controlli e c’è un margine di giustificazione più ampio nel «non conoscere» certe situazioni. Così facendo, a chi vuoi che importi se un genitore è costretto a portare suo figlio in una scuola media a dieci chilometri da casa?». È così che si garantisce il diritto allo studio, il sostegno alle famiglie e ai genitori, costituzionalmente garantito? si chiedevano ieri i manifestanti. «Ma garantito a chi? A chi se lo può permettere. E se qualcuno osa dire che il sostegno spetta ai Comuni rispondo – dice con forza Muraro – che non si può cavare sangue dai muri». Il problema sta tutto lì: in quei conti aritmetici che non tornano per l’autorizzazione. «La questione, con i diretti interessati, l’ho sviscerata ampiamente – ribatte altrettanto fermamente Jacolino -. Non sono io a decidere, ma c’è una normativa, un decreto interministeriale tra Istruzione ed Econimia e finanze, che regolamenta la materia. Altrimenti si incorre in danno erariale, finendo davanti alla Corte dei Conti». In base alle “disposizioni relative all’istruzione secondaria di primo grado” (scuola media, ndr), l’articolo 11 Dpr 81/2009, specifica che “le classi prime delle scuole secondarie di I grado e delle relative sezioni staccate sono costituite, di norma, con non meno di 18 e non più di 27 alunni, elevabili fino a 28 qualora residuino eventuali resti. Si procede alla formazione di un’unica prima classe quando il numero degli alunni iscritti non supera le 30 unità”.
Il corso potrebbe essere sdoppiato tra Boara e Vescovana e qui entra in gioco la decisione del direttore del locale Istituto comprensivo. «Mentre i nostri politici si preoccupano solamente delle alleanze in vista delle prossime elezioni e si arrovellano per mantenere occupata la poltrona, i piccoli Comuni – conclude il sindaco Muraro – si trovano a dover fare da cuscinetto al flagello causato dai tagli indiscriminati che hanno colpito le classi sociali più deboli».
Alle 17 è intervenuta la Digos che dopo aver parlato telefonicamente con il provveditore ha trovato l’accordo con gli occupanti che, alle 19, hanno lasciato gli uffici. Oggi verrà data una risposta.
Dopo quasi 12 ore di
attese, baruffe e tensioni il sindaco di Vescovana, Elena Muraro, è stremata. Ma non perde la sua vis battagliera e affila le armi in attesa di un eventuale secondo round,
che andrà in scena oggi negli uffici del provveditorato di Padova se non
arriverà il via libera alla composizione della classe della discordia.
La “visita” al provveditorato padovano è servita a qualcosa?
«Questa giornata è servita almeno a fare in modo che qualcuno ci desse un pò di attenzione. Le nostre precedenti richieste non hanno ottenuto alcuna risposta e il provveditore ci ha dato ascolto solo dopo molte ore, che abbiamo passato asserragliati negli uffici di Padova».
Ma ne è valsa la pena?
«Visto cosa siamo stati costretti a fare perché si degnassero di darci una minima attenzione mi auguro vivamente che una soluzione venga trovata in tempi rapidi».
Cosa farete se, nonostante le trattative e il presidio, non verrà trovata una soluzione positiva?
«Se non ci sarà concesso di fare la prima classe della scuola media mi convincerò che si tratta di una ripicca».
Questa classe si farà oppure no?
«Sarà meglio che ce l’approvino. In caso contrario torneremo e siamo pronti a rimanere qui anche più a lungo. Se arriverà invece una risposta positiva sono pronta a ritirare tutto ciò che ho detto sul provveditore agli studi».
Quali sono i termini dell’accordo?
«Entro domattina (oggi ndg) il provveditorato tenterà di trovare una soluzione e ci farà sapere entro le 10.30 telefonicamente il risultato di questo progetto. Entro le 12.30, invece, riceveremo la risposta per iscritto».
Era proprio necessario uno scontro simile per portare avanti la trattativa?
«Si vede che a volte bisogna arrivare a questi estremi, evidentemente. L’anno scorso avevamo solo 14 preiscrizioni all’inizio dall’estate, ma è stata trovata una soluzione e la risposta ci è arrivata a luglio. Quest’anno invece abbiamo saputo tutto solo a pochi giorni dall’inizio delle scuole».
Cosa è accaduto durante la lunga attesa?
«É successo che il provveditore non voleva parlare con noi, è addirittura andato via di nascosto dicendo che aveva altri impegni e per noi era quasi impossibile contattarlo. Poi la mediazione delle forze di polizia, alle quali va tutto il mio ringraziamento, lo ha convinto a incontrarci. Certo che avrebbe potuto farlo molto prima, siamo dovuti ricorrere a un’azione di forza».
La situazione che state vivendo a Vescovana è un caso limite?
«Sicuramente ci sono altri paesi che vivono situazioni simili, mi auguro solo che non abbiano trovato qui le barricate che abbiamo trovato noi. Voglio ribadire ancora una volta che noi abbiamo la stessa dignità di un provveditore e che nessuno si può permettere di trattarci come pezze da piedi».
Cosa dirà ai suoi cittadini, una volta tornata a casa?
«Non servirà che io dica assolutamente nulla. C’erano qui con me dei genitori dei bambini che dovrebbero andare in prima media a Vescovana e parleranno loro con gli altri. Anche perché difficilmente, se non avessi questi testimoni, la gente crederebbe a quello che è accaduto qui».
La “visita” al provveditorato padovano è servita a qualcosa?
«Questa giornata è servita almeno a fare in modo che qualcuno ci desse un pò di attenzione. Le nostre precedenti richieste non hanno ottenuto alcuna risposta e il provveditore ci ha dato ascolto solo dopo molte ore, che abbiamo passato asserragliati negli uffici di Padova».
Ma ne è valsa la pena?
«Visto cosa siamo stati costretti a fare perché si degnassero di darci una minima attenzione mi auguro vivamente che una soluzione venga trovata in tempi rapidi».
Cosa farete se, nonostante le trattative e il presidio, non verrà trovata una soluzione positiva?
«Se non ci sarà concesso di fare la prima classe della scuola media mi convincerò che si tratta di una ripicca».
Questa classe si farà oppure no?
«Sarà meglio che ce l’approvino. In caso contrario torneremo e siamo pronti a rimanere qui anche più a lungo. Se arriverà invece una risposta positiva sono pronta a ritirare tutto ciò che ho detto sul provveditore agli studi».
Quali sono i termini dell’accordo?
«Entro domattina (oggi ndg) il provveditorato tenterà di trovare una soluzione e ci farà sapere entro le 10.30 telefonicamente il risultato di questo progetto. Entro le 12.30, invece, riceveremo la risposta per iscritto».
Era proprio necessario uno scontro simile per portare avanti la trattativa?
«Si vede che a volte bisogna arrivare a questi estremi, evidentemente. L’anno scorso avevamo solo 14 preiscrizioni all’inizio dall’estate, ma è stata trovata una soluzione e la risposta ci è arrivata a luglio. Quest’anno invece abbiamo saputo tutto solo a pochi giorni dall’inizio delle scuole».
Cosa è accaduto durante la lunga attesa?
«É successo che il provveditore non voleva parlare con noi, è addirittura andato via di nascosto dicendo che aveva altri impegni e per noi era quasi impossibile contattarlo. Poi la mediazione delle forze di polizia, alle quali va tutto il mio ringraziamento, lo ha convinto a incontrarci. Certo che avrebbe potuto farlo molto prima, siamo dovuti ricorrere a un’azione di forza».
La situazione che state vivendo a Vescovana è un caso limite?
«Sicuramente ci sono altri paesi che vivono situazioni simili, mi auguro solo che non abbiano trovato qui le barricate che abbiamo trovato noi. Voglio ribadire ancora una volta che noi abbiamo la stessa dignità di un provveditore e che nessuno si può permettere di trattarci come pezze da piedi».
Cosa dirà ai suoi cittadini, una volta tornata a casa?
«Non servirà che io dica assolutamente nulla. C’erano qui con me dei genitori dei bambini che dovrebbero andare in prima media a Vescovana e parleranno loro con gli altri. Anche perché difficilmente, se non avessi questi testimoni, la gente crederebbe a quello che è accaduto qui».
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