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mercoledì 17 ottobre 2012

AREAGLOBALE informazioni [17 OTTOBRE 2012]

(Neo-liberismo e anti-neo-liberismo tra Stato e mercato)
[Antiper] La guerra come intervento dello Stato in economia. Una nota

Com'è noto anche i sostenitori del cosiddetto neo-liberismo ritengono che debba essere lo Stato ad occuparsi delle questioni che riguardano la “difesa” [2] o – per meglio dire - la guerra. E da un pezzo, a dire il vero, non si parla più granché di guerra; si parla piuttosto di “interventi umanitari”, di “polizia internazionale”, di “lotta al terrorismo”, di “sicurezza”... Le “dichiarazioni di guerra” non si fanno più e “viene naturale” pensare (ovvero, ci hanno abituato a pensare) che la guerra non abbia a che fare con l'economia, ma con la Democrazia, i Diritti Umani, la Libertà... E' normale, dunque, che la guerra non venga percepita per quello che è ovvero per un tipico esempio di intervento statale in economia.
Parafrasando Von Clausewitz [3], si potrebbe addirittura affermare che la guerra è la continuazione dell'economia con altri mezzi, se non fosse che la guerra è stata spesso l'inizio, dell'economia. Come non pensare, ad esempio, alla guerra scatenata dai colonialisti inglesi contro i nativi americani per accaparrarsene le terre e a questo accaparramento come l'“accumulazione originaria di capitale” sulla cui base è stato successivamente edificato lo sviluppo capitalistico degli USA?...

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(Rivolta araba)
[Antiper] Segni dei tempi

“Nel 1951 il Primo Ministro iraniano Mohammad Mossadeq nazionalizzò l'industria petrolifera, allora controllata dagli inglesi della APOC/BP. La reazione britannica fu molto dura e fu alla base della Crisi di Abadan che vide l'embargo totale delle esportazioni iraniane di petrolio. Dopo la deposizione di Mohammad Mossadeq, per far tornare il petrolio iraniano sui mercati gli Stati Uniti costituirono il "Consorzio per l'Iran", composto dalle sette principali compagnie petrolifere del tempo. Il Consorzio acquistava il petrolio dall'ente petrolifero nazionale iraniano NIOC in regime di monopolio e lo rivendeva sui mercati al netto delle spese per il risarcimento della nazionalizzazione della BP. Mattei chiese che anche l'Agip potesse far parte del “Consorzio per l'Iran”, ma la sua richiesta fu respinta” [1]

Segno dei tempi che ricorrono, l'Iran è di nuovo nel mirino. E con l'Iran è nel mirino la Siria, che ne costituisce il principale alleato nella regione e che è oggi scossa da una guerra civile fomentata ad arte dagli “amici della democrazia” che siedono a Washington, a Parigi, a Londra, ad Ankara. Ancora una volta la banda di predoni imperialisti capitanata dagli USA (e nel caso specifico coadiuvata dalla Turchia) si presenta a portare un po' di democrazia “made in USA”. E quando questi banditi internazionali portano la loro democrazia son bombe che fischiano.

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