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venerdì 14 dicembre 2012

PRC-Firenze: Cambiare si deve

Approvato a maggioranza dal Comitato Politico Federale il 13 dicembre 2012


Le diversità di idee, di opinioni, di storie personali e collettive di ciascuna e ciascuno di noi è un valore da rispettare e da difendere; unirsi è un’urgenza necessaria per dare un risultato politico positivo alla voglia di cambiamento che nonostante le sconfitte e le delusioni patite, anima ancora gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori, delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese.
La domanda di cambiamento della società, della politica, dell’economia, nonostante le delusioni e l’incalzare dell’antipolitica, è pressante e capace di muovere milioni di donne e uomini: le lotte per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, per la democrazia, la scuola pubblica, l’ambiente, lo stato sociale, che si sono svolte contro le politiche dell’attuale del passato governo stanno lì a dimostrarlo.
Questa domanda di cambiamento, che non ha mancato di esprimersi a livello di grandi lotte sociali, civili, ambientali, non potrà produrre le necessarie trasformazioni fino a che non incontrerà la buona politica, dove per buona politica si intenda in primo luogo la capacità di interpretare, organizzare, rappresentare questa grande domanda inevasa di cambiamento sociale e politico.
Se finora questo incontro non è avvenuto, ciò è dovuto ad una pratica politica che ha privilegiato il tatticismo all’esigenza strategica del cambiamento, i giochi di palazzo alla prassi democratica, lo scambio politico/elettorale all’esigenza di rappresentare persone in carne ed ossa e le loro esigenze concrete. In definitiva siamo convinti che la politica debba tornare ad assumere il suo fondamentale ruolo di pratica democratica e di servizio alla collettività.
Sulla base di questa elementare necessità l’assemblea provinciale, oggi riunita, si esprime formalmente a favore di un percorso condiviso, che sulla base dell’appello “Cambiare si può!”, dia vita ad una lista unitaria aperta e plurale, che sappia unire persone singole e soggetti collettivi che si sono opposti alle politiche del governo Monti, e prima ancora del governo Berlusconi, e che si opporranno in maniera decisa alla prosecuzione di queste politiche con o senza Monti proponendo un’alternativa di sinistra.
Questa della contrarietà politiche neoliberiste, nonché il rifiuto di qualsiasi intesa elettorale, politica e programmatica con i sostenitori di queste, costituisce l’unica discriminante per l’adesione alla lista unitaria; per il resto essa dovrà essere costruita con l’obiettivo della massima inclusività, senza discriminazioni, diritti di precedenze o cedimenti all’antipolitica.
Non è utile operare discriminazioni sulla base dei ruoli e delle appartenenze, ma ritiene invece necessario impedire che anche la lista unitaria produca un ceto politico professionale, inamovibile e permanente, che assuma in proprio decisioni e funzioni spettanti al soggetto collettivo e plurale.
In merito alla denominazione e al contrassegno elettorale, l’assemblea ritiene che il tema debba essere affrontato unicamente sulla base dell’efficacia elettorale, ma che comunque per conseguire l’obiettivo dell’efficacia elettorale non possano essere annullati i riferimenti alla storia del movimento operaio, così come la lista unitaria non possa non definirsi come una lista di sinistra, adottando una denominazione che la definisca come tale, senza infingimenti e senza ipocrisie, anche per non essere confusi con le tante formazioni e liste che si faranno forti dell’antipolitica.
Su queste basi l’assemblea provinciale fiorentina ritiene utile sottolineare i seguenti punti:
  1. che la lista unitaria sia in grado di raccogliere, organizzare e dare rappresentanza a tutte le realtà che hanno animato in questi anni il conflitto sociale, e che sono emerse come le componenti più dinamiche dello stesso conflitto: metalmeccanici che non chinano la testa di fronte ai ricatti della Fiat, studenti che si sono opposti prima alla Gelmini poi a Profumo, popolazioni che hanno animato grandi lotte ambientaliste come in Val di Susa, solo per citare alcuni esempi;
  2. che la lista unitaria ponga al centro del proprio programma le condizioni materiali delle lavoratrici e dei lavoratori, che dopo l’ubriacatura ideologica del decennio passato sulla fine della classe operaia, senta la necessità di ricostruire una rappresentanza del mondo del lavoro, che punti a determinare e affermare diritti, salario, garanzie di coloro i quali vivono vendendo la propria forza lavoro, partendo da quanto già elaborato sul tema dalla Fiom CGIL: un piano pubblico per l’occupazione, anche attraverso il rilancio dell’intervento pubblico in economia e una vera politica industriale che preservi e rafforzi l’apparato produttivo del Paese, la definizione di un salario minimo garantito e di forme di reddito sociale per disoccupati e studenti, misure da finanziare attraverso una tassazione patrimoniale ordinaria, una seria tassazione delle rendite e delle speculazioni finanziarie, cancellazione delle grandi opere, inutili sul piano sociale, dannose per l’ambiente, disastrose per le finanze pubbliche;
  3. che la lista unitaria assuma la difesa e soprattutto l’applicazione della Costituzione repubblicana come asse fondante della vita democratica e istituzionale, recuperando appieno quel concetto di sovranità popolare, largamente disatteso in questi anni, a partire dalla necessità di ricontrattare i trattati europei, da quello di Lisbona al Fiscal Compact, sottoponendo ogni decisione in merito al criterio democratico, oltre che battersi per la cancellazione del pareggio di bilancio dalla Costituzione;
  4. che la lista unitaria si batta per una politica estera compatibile con l’art.11 della Costituzione, per l’avvio dello smantellamento delle basi Usa e Nato ed una progressiva smilitarizzazione del nostro Paese, per il ritiro dei contingenti militari italiani all’estero, per primo quello in Afghanistan, per l’uscita dall’Alleanza Atlantica, per una politica di pace e di collaborazione nel Mediterraneo, quindi riduzione drastica degli investimenti economici in ambito militare a partire dall’assurdità dell’acquisto degli F35;
  5. che la lista unitaria chiarisca subito la natura dei propri rapporti con il Pd ed il centrosinistra, dichiarando esplicitamente la contrarietà a qualsiasi sostegno, diretto o indiretto, a governi che siano in continuità con l’agenda politica del governo Monti, non si oppongano a quando ordinato dalle direttive contenute nella lettera della Banca Centrale Europea, non si impegnino a smantellare le misure più inique adottate dal governo Monti: pareggio di bilancio in Costituzione, riforma delle pensioni, manomissione dell’art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, ecc.

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