sabato 2 febbraio 2013

Newsletter PRC n. 211

Newsletter PRC n. 211

«Il patto Pd-Monti c’è già»

«Il patto Pd-Monti
c’è già»di Daniela Preziosi
Mercoledì alla Grimeca, un tempo la fabbrica più grande di Rovigo, oggi in una crisi a picco. Ieri in Veneto, assemblea con i lavoratori, altri licenziamenti. Per Paolo Ferrero, segretario Prc, «il primo problema di questa campagna elettorale è l’egemonia della destra anche sui temi: si parla solo del debito e non di economia reale e di come si fanno nuovi posti di lavoro. E la gente ha percepito la disoccupazione come un fatto privato e lo spread un fatto pubblico. Una follia».
C’è un nesso: da giorni Monti accusa Vendola e la Cgil di essere la sinistra che frena le riforme e spaventa i mercati.
L’accordo fra Pd e Monti c’è già, è palese. I dirigenti del Pd nel retrobottega te lo dicono anche. E non da oggi. Da quando Bersani, di sponda con Berlusconi, non ha cambiato la legge elettorale. Aveva già in tasca l’accordo con i centristi. Del resto è scritto nella carta delle primarie. Leggi tutto

Ingroia in Emilia-Romagna

di Agostino Giordano - 31.01.13Ieri il tour elettorale di Antonio Ingroia ha fatto tappa in Emilia-Romagna, suscitando entusiasmi in tutte le città in cui si è intrattenuto e gli incontri organizzati nei diversi luoghi si sono trasformati in assemblee molto partecipate, dense di passione e contenuti politici, nonché piene di giovani. Il giro è cominciato a Ravenna, dove la conferenza stampa convocata alle 10 di mattina, in una grande sala nei locali della sede provinciale, si è trasformata in un vero e proprio happening fra applausi, interventi appassionati di diversi candidati e abbracci di gioia fra persone che hanno trovato o ritrovato gli stimoli e l’orgoglio di appartenere a un percorso comune. Cosa molto insolita e particolare che ciò sia avvenuto di mattina, in orario lavorativo. Alle 13 la carovana di Ingroia si è spostata a Ferrara, dove ad accoglierlo è stato lo stesso entusiasmo, in una conferenza stampa allestita in un gazebo di un bar. Leggi tutto

Falconi e avvoltoi/2

Falconi e avvoltoi/2
Marco Travaglio
Due giorni dopo il battibecco Boccassini- Ingroia sulla memoria di Falcone, tutti hanno già dimenticato chi ha cominciato: la Boccassini, col suo “vergognati” a Ingroia per un paragone mai fatto fra se stesso a Falcone. Non è la prima volta che la valorosa pm perde la trebisonda appena sente nominare l’amico ucciso. Il 25 maggio ’92, commemorandolo al Palagiustizia di Milano subito dopo Capaci, puntò il dito su un esterrefatto Gherardo Colombo: “Anche tu diffidavi di Giovanni, perché sei andato al suo funerale?”. E ricordò che, a lei, Falcone telefonava ogni giorno e le aveva confidato “l’ultima ingiustizia subita proprio dai pm milanesi, che gli avevano mandato una rogatoria senza allegati. Giovanni mi telefonò: ‘Che amarezza, non si fidano del direttore degli Affari penali’”. In realtà il pool Mani Pulite di Falcone si fidava: non si fidava di altri dirigenti del ministero, tipo Filippo Verde, poi coinvolto nell’inchiesta Toghe Sporche della stessa Boccassini per rapporti finanziari con Previti & C. Oggi tutti criticano Ingroia per avere ricordato ciò che pensava Borsellino di lui e della Boccassini, perché il giudice non può smentire né confermare. Ma nel ’92 la Boccassini fece la stessa cosa, svelando confidenze di Falcone senz’altro vere, che però Falcone non poteva smentire né confermare. Ma in fondo è una fortuna che quel “vergognati” sia toccato a Ingroia. Immaginiamo se un qualunque pm, a tre settimane dalle elezioni, avesse urlato “vergognati” a Berlusconi, Bersani, o Monti. Leggi tutto

La RAI mette il bavaglio all’informazione

La RAI mette il bavaglio
all’informazione
E’ incredibile. Potremo solo dire questo senza aggiungere altro. La Commissione di vigilanza della RAI ha dato il via libera allo svolgimento di una conferenza stampa “riservata” ai soli Berlusconi, Bersani e Monti! Chi tutela il corretto andamento di queste elezioni proprio non è dato sapere. Gli organismi deputati hanno ignorato volutamente la prima regola della democrazia. Il Cittadino ha il diritto di essere informato di quello che propongono tutte le coalizioni e/o liste che hanno depositato un programma indicando il candidato premier.
L’ennesimo scippo sta per consumarsi ai danni della libertà d’informazione. Il segretario del PD, Pierluigi Bersani, è stato il solo a sottolineare la “mascalzonata” mediatico-politica che si preannuncia. Parla di punti di principio che vanno oltre l’interesse dei partiti, compreso il suo. Come al solito però, viene mantenuto un fare ambiguo. Se da una parte riconosciamo al candidato premier del centrosinistra, la positiva sottolineatura, dall’altra non riusciamo a capire fino in fondo quella che appare una sorta di contraddizione. Le parole di Bersani sembrano chiare, ma se guardiamo bene non fanno altro che adeguarsi alla realtà: “Io ritengo che i contendenti abbiano uguale diritto, che un conto siano i sondaggi e un conto i voti dei cittadini. Ho sempre detto o tutti o nessuno ma adesso viene fuori che decidono loro.  Leggi tutto

Rivoluzionare l’economia

Rivoluzionare
l’economia
di Vladimiro Giacchè
Comprimere salari e diritti è la risposta sbagliata alla crisi. Per recuperare competitività l’Italia deve rilanciare gli investimenti in ricerca e formazione, deve fare della lotta all’economia criminale e all’illegalità economica una priorità assoluta, deve riequilibrare i rapporti tra settore pubblico e  privato dell’economia restituendo allo Stato un ruolo centrale per il rilancio di una seria politica industriale.
Rivoluzionare l’economia in Italia significa sostanzialmente fare tre cose.
1. Significa innanzitutto affermare il principio che non esiste alcuna opposizione tra crescita ed equità, tra modernizzazione e giustizia sociale. È vero il contrario: le strategie di recupero della competitività attuate comprimendo salari e diritti sono state fallimentari in passato e lo sono oggi.
In passato non hanno incentivato le imprese a investire in ricerca e sviluppo tecnologico, e oggi comprimono i consumi in misura tale da provocare una caduta rovinosa dell’attività economica. Tutte le statistiche internazionali evidenziano una stretta correlazione tra produttività del lavoro da un lato e gli investimenti effettuati in ricerca e nella formazione (scolastica e universitaria) dall’altro. Leggi tutto

Il ricatto della sete

Il ricatto della sete
di Guglielmo Ragozzino
Con il famoso decreto 201, il cosiddetto Salva-Italia (6 dicembre 2011) il neonato governo Monti affidava l’acqua all’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Aeeg. Per non sapere né leggere né scrivere l’Autorità, chiamata così in causa, si rivolgeva al Consiglio di stato per un parere sulle tariffe. Si poteva trascurare l’esito del referendum del 2011? O bisognava prenderlo sul serio, alleggerendo le tariffe del 7% di «remunerazione del capitale» che il referendum prendeva di mira? Nell’attesa del responso l’Autorità prendeva per buoni i bilanci dei gestori che mantenevano il 7%, occultandolo in qualche forma. Veniva suggerito di scrivere «costo della risorsa finanziaria» invece di «remunerazione del capitale». Ora il consiglio di stato ha risposto «confermando quanto precedentemente affermato dalla Corte Costituzionale: dal 21 luglio 2011, data di proclamazione della vittoria referendaria, la remunerazione del capitale investito doveva cessare di essere calcolata in bolletta».
Parlare di risorsa finanziaria invece che di remunerazione del capitale non è solo un gioco di parole per confondere le masse e mantenere tutto immutato, strizzando l’occhio agli amici informati e ai loro amici, industriali e banchieri. C’è anche dell’altro, molto preoccupante. Leggi tutto

Il paese è sempre più povero. I cervelli scappano all’estero

Il paese è sempre
più povero. I cervelli scappano all’estero
Giorgio Salvetti
Sempre più poveri e più vecchi. Costretti a indebitarsi e a risparmiare su tutto. E’ questa la fotografia scattata dall’ultimo rapporto dell’Eurispes presentato ieri. Come sempre si tratta di uno spaccato che indaga la società italiana sotto molti punti di vista diversi, quello economico innanzi tutto, ma anche quello delle abitudini e degli orientamenti che cambiano in tempo di crisi. Una situazione esplosiva che, secondo il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara, può comportare addirittura «un rischio di derive eversive» e «una stagione di conflitti la cui ampiezza, profondità e i possibili esiti non sono oggi valutabili».
Fuga di cervelli
Mentre la spesa per la ricerca rimane invariata all’1,26% del Pil, sono sempre di più i ricercatori che emigrano all’estero. Eurispes riprende i dati dell’Istat: tra coloro che hanno conseguito il dottorato di ricerca tra il 2004 e il 2006, il 7% nel 2010 ha lasciato l’Italia e il 13% ha intenzione di farlo entro un anno. Dal 2002 al 2011 i «cervelli in fuga» sono triplicati, soprattutto verso la Germania, il Regno Unito, la Francia, gli Stati uniti e il Brasile. Leggi tutto

Sulla buona strada

Sulla buona strada
Carlo Renoldi
 Con la sentenza di ieri le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno compiuto un importante passo in avanti nel percorso di emancipazione interpretativa dalle scelte più discutibili e regressive della c.d. Fini-Giovanardi. Nei primi mesi del 2006, infatti, con una scelta tecnicamente censurabile – su cui nei prossimi mesi dovrà pronunciarsi la Corte costituzionale – il legislatore di centrodestra aveva inserito, in un decreto legge sulle olimpiadi invernali, pesanti modifiche al testo unico sugli stupefacenti, tra le quali, appunto, quella relativa all’art. 75. Mentre in origine, infatti, era prevista l’applicazione di una sanzione amministrativa per colui il quale facesse «un uso personale» di sostanze stupefacenti, la Fini-Giovanardi aveva stabilito che la fruizione dello stupefacente dovesse essere «esclusivamente personale».
Una modifica testuale apparentemente innocua, che in realtà ha spesso dato luogo, nelle interpretazioni dei giudici, a pronunce di condanna nei casi sia di «mandato all’acquisto» (ovvero di incarico all’acquisto da parte di terzi consumatori) che di «acquisto comune» (ossia di partecipazione collettiva all’acquisto stesso). Leggi tutto

Monte Paschi. Due scandali in uno

Monte Paschi. Due scandali in
uno
di Andrea Baranes 
Solo poche settimane fa una delle più grandi banche del mondo ha patteggiato con la giustizia statunitense per uscire da un’accusa di riciclaggio del denaro dei narcos messicani. Una mezza dozzina di gruppi bancari è coinvolta nelle indagini per la manipolazione del Libor, un tasso di interesse su cui si basano migliaia di miliardi di euro di mutui e titoli finanziari. Le stesse tecniche e gli stessi strumenti utilizzati dal Monte Paschi per “abbellire” i bilanci e mascherare le perdite sono quelli che hanno portato alla condanna di quattro banche per la vendita di un derivato al Comune di Milano. Sono decine, se non centinaia, gli enti locali che hanno sottoscritto derivati negli scorsi anni, con perdite che potrebbero ammontare a decine di miliardi di euro.
E questi sono alcuni casi tra gli innumerevoli emersi solo negli ultimi mesi. Viene da domandarsi quale settore merceologico è con tanta frequenza e regolarità al centro di scandali, truffe e crimini come quello bancario e finanziario. Leggi tutto

La Sicilia non vuole il Muos

La Sicilia non vuole il Muos
di Chiara Giarruso
Il governatore siciliano Rosario Crocetta non dichiara guerra agli Usa, ma poco ci manca: ieri mattina, invocando la procedura d’urgenza prevista dal Codice civile, ha chiesto al tribunale di Caltagirone (Catania) la sospensione dei lavori per la realizzazione del Muos, il sistema satellitare della Marina militare Usa, in costrizione a Niscemi, comune di 50 mila abitanti del Nisseno. Crocetta ci aveva provato lo scorso 11 gennaio, revocando con un atto amministrativo l’autorizzazione che il suo predecessore, Raffaele Lombardo, aveva concesso agli americani. Ma i militari Usa hanno fatto orecchio da mercante: i lavori continuano come se niente fosse, complice quell’aria di amicizia che spira dal governo nazionale: il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, potrebbe dichiarare – come ha annunciato – che il sito è di interesse strategico-militare.
Ma da ieri Crocetta sembra meno solo e si trova al suo fianco il drappello dei 15 deputati «grillini», i quali hanno deciso che sul Muos andranno alla guerra, bloccando, se è il caso, l’intera macchina amministrativa della Regione. Così ieri – mentre Grillo lanciava strali, nei suoi comizi in giro per l’Isola, contro il Muos – il M5S ha fatto mancare per la terza volta il numero legale all’Ars, impedendo l’approvazione del Dpef. Leggi tutto

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