Il commissario straordinario della
Fondazione Maggio Fiorentino disdetta unilateralmente il contratto integrativo.
Durissime sono le reazioni dei lavoratori e sindacati a seguito delle decisione
di agire ancora una volta sui salari e diritti. Richiesto un intervento da
parte delle istituzioni, Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze.Rifondazione
Comunista nell’esprimere la solidarietà ai lavoratori del Maggio Fiorentino e
la più netta contrarietà alla disdetta unilaterale del contratto integrativo
aziendale, nel ritenere grave e
inaccettabile che tale decisione sia stata assunta senza la presentazione di un piano
industriale e di una proposta credibile di riorganizzazione dell’ente chiedono
al Presidente della Provincia di Firenze di contrastare i comportamenti
antisociali e autoritari del Commissario,
riferendo sulla situazione della Fondazione, sullo sbilancio economico
finanziario, sulla strategia del Commissario Straordinario, sull’assenza del
piano industriale e sulla disdetta dell’integrativo.
Domanda di attualità art. 39 del
Regolamento del Consiglio Provinciale.
La disdetta del contratto integrativo
decisa unilateralmente dal commissario straordinario della Fondazione Maggio
Fiorentino, a seguito del pesante sbilancio economico è stata oggetto di una serie di assemblee
indette dalle organizzazioni sindacali. Durissime sono le reazioni dei
lavoratori e sindacati a seguito delle decisione di agire ancora una volta sui
salari e diritti.
Nonostante che la diagnosi tracciata
dal Commissario riveli ancora una volta l’inarrestabile buco economico - bilancio consuntivo 2012 della
Fondazione abbia chiuso con una perdita di tre milioni di euro, mentre il preventivo 2013 registra un deficit
superiore ai 5,5 milioni e il valore di
produzione superi appena i 30 milioni, a
fronte di 25 milioni per il costo del personale – quello che non è
digeribile è che ancora una volta si
agisca solo ed esclusivamente sui compensi dei lavoratori. Agghiaccianti sono
le cifre dei debiti 35 milioni di euro
nei confronti di banche (circa 16 milioni) fornitori e Inps.
Molte sono le cose che non tornano
intanto il balletto delle cifre: la sovrintendente Francesca Colombo, solo pochi
mesi fa, aveva dato un quadro ben diverso della situazione: un deficit di 1,5
milioni nel 2012 e il pareggio nel 2013. Come mai tutta questa differenza?
Inoltre ci sono ferite ancora aperte a cominciare dal travagliato accordo sul tfr (il
trattamento di fine rapporto), prestato dai lavoratori alla Fondazione a
Novembre 2011, gli esodi incentivati, il pesante periodo della cassa
integrazione, la durissima lotta intrapresa per contrastare i 10 licenziamenti,
e infine il nuovo accordo siglato il 31 gennaio 2013 raggiunto per scongiurare i
licenziamenti, con il quale i
lavoratori accettato di aumentare le ore
di lavoro a parità di stipendio e danno la disponibilità ad utilizzare i contratti di solidarietà. Quindi un percorso ad ostacoli sempre
assicurato con sacrifici e responsabilità e soprattutto in un quadro poco
chiaro e credibile. Dopo il terzo anno consecutivo di tagli ai salari non va
proprio giù la nuova cura draconiana proposta dal Commissario.
Durissimi i commenti dei sindacati: "…Questo è il risultato di due anni di
incapacità e imbrogli non solo da parte del sovrintendente Francesca Colombo,
ma anche del cda e del suo presidente, il sindaco Renzi…".
La proposta fatta dal Commissario, che si è ben
guardato di presentare un piano industriale,
di agire i tagli alla programmazione artistica 2013 e soprattutto di
congelare il contratto integrativo trova avversione e perplessità proprio nel
mondo del lavoro sia sul piano della sostanza che su quella del metodo.
L’azione unilaterale e le pesanti parole utilizzate dal Commissario dopo la disdetta
“…O vengono velocemente al tavolo e si
trova un accordo strutturale, non una tantum, o il 30 aprile non c’è più
necessità di preoccuparsi. Chiudiamo e andremo tutti a casa…” sono state
ritenute gravi, offensive e soprattutto inaccettabili da parte di chi ha già
dato per risanare gestioni fallimentari.
La Cgil dichiara "…Non rifiutiamo la trattativa, ma non possiamo accettare che si svolga
con un coltello puntato alla gola: e dire che o si arriva ad una soluzione
entro il 30 aprile o il 2 di maggio si porta i libri in tribunale suona un po'
così…" "…i dipendenti sono
preoccupati e perplessi per le parole
del Commissario, perché hanno acconsentito a molti sacrifici in questi ultimi
anni per il bene del teatro, l'ultimo dei quali è costituito dai 45
licenziamenti consentiti con l'accordo del 5 giugno scorso…" ecco
perché è opportuno prima di tutto
"…attivare un tavolo ad hoc al Mibac…", e che
diversamente da quanto asserisce il Commissario si “…parta dalla riorganizzazione del lavoro piuttosto
che dai tagli…". Per la Cgil la disdetta del contratto integrativo
formalizzata da Bianchi è "…senza
effetto, perché per averlo serve l'accordo con la controparte: finché non sarà
sostituito con altri contenuti che siano accettati continuerà ad applicarsi..".
Perplessità vengono manifestate dalla
Cgil e Csil sui "…numeri del costo
dei dipendenti del Maggio che ci ha comunicato il commissario, 25 milioni: a
quanto ci risulta, ci sono 440 assunti stabilmente che costano 18 milioni di
euro, direzione e collaboratori della direzione 1 milione di euro; non è
possibile che ci siano 5 milioni solo di contratti a termine…".
La Cisl dichiara di voler “… vedere il piano industriale. E' da sei anni
che lo aspettiamo. Ci devono far capire a cosa sono serviti la cassa
integrazione, i contratti di solidarietà, gli esodi, si sta continuando a svuotare un grande
patrimonio culturale, e non si pensa ancora a riorganizzare la struttura in
maniera definitiva. Ci hanno sempre detto che questa volta sarebbe stata
l'ultima, che poi il teatro avrebbe raggiunto il pareggio di bilancio e le cose
sarebbero cambiate. Invece siamo ancora qua….”: Regione Toscana , Provincia
e Comune di Firenze, che hanno messo la firma di garanzia su tutti gli accordi
devono dirci perché, a due mesi dall'ultimo sacrificio chiesto ai lavoratori,
siamo alle solite.
Gli scriventi Consiglieri provinciali
di Rifondazione Comunista
nell’esprimere la solidarietà ai
lavoratori del Maggio Fiorentino e la più netta contrarietà alla disdetta
unilaterale del contratto integrativo aziendale messa in essere dal Commissario
Straordinario,
nel ritenere grave e inaccettabile che
tale decisione sia stata assunta senza
la presentazione di un piano industriale e di una proposta credibile di riorganizzazione
dell’ente
chiedono al Presidente della Provincia
di Firenze e dell’Assessore competente di riferire sulla situazione della
Fondazione, sullo sbilancio economico finanziario, sulla strategia del
Commissario Straordinario e sulla disdetta del contratto integrativo.
Altresì chiediamo di sapere cosa pensa
di fare la Provincia di Firenze ha
fronte di un comportamento autoritario tenuto in essere dal Commissario e
lesivo degli accordi fino ad oggi assunti dai lavoratori e sindacati inoltre
chiediamo di sapere se l’Amministrazione Provinciale, unitamente al Comune di
Firenze e alla Regione Toscana intende intervenire, come richiesto dai
sindacati, nei confronti della gestione a fronte di un piano di risanamento
“strutturale” fondato solo sulla compressione dei salari e dei diritti.
Andrea Calò Lorenzo Verdi
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