venerdì 5 luglio 2013

Lettera aperta alle Ministre Carrozza e Kyenge


 
 

Lettera aperta alle Ministre Carrozza e Kyenge

Pubblicato da comitatonogelmini su 4 luglio 2013
 
di Collegio Docenti e  Dirigente della Scuola secondaria di primo grado “don Milani” di Genova
4 luglio 2013
Gentili Ministre Carrozza e Kyenge, Gentile dott. Rossi Doria,
Vorremmo raccontarVi una storia, tra le tante, che evidenzia una grave contraddizione nel percorso formativo delle alunne e degli alunni con “bisogni educativi speciali”.
Amina, chiamiamola così, ha sedici anniÈ arrivata pochi mesi fa dal Marocco e dopo un breve soggiorno in un’altra città è approdata a Genova e si è iscritta alla nostra scuola, la Don MilaniAd accompagnarla la mamma e uno zio, che quotidianamente le rinfaccia di doverla mantenerePerchéAmina non ha un papà; o meglio, ce l’aveva, ma è andato via tanti anni fa. Non è semplice la storia di Amina, che nel giro di un mese è finita in una comunità con il fratellinoNon è facile, e somiglia a quella di t anti altri ragazzini che ogni anno arrivano nelle nostre scuole e che accogliamo.
Non perché siamo buoni, perché siamo insegnantiE abbiamo accolto anche Amina, che se il primo giorno si guardava intorno spauritanel giro di qualche settimana ha alzato la testa e mostrato a tutti il suo sguardo fiero“Voglio studiare”, ci ha detto. “Voglio andare all’Università”. E via con i libri e i quaderniil mediatoreil Piano Didattico Personalizzato redatto e attuato accuratamente dal consiglio di classei corsi di italiano come seconda linguai contatti con gli educatori del la comunitàE i compagni, che subito l’hanno coinvolta in ogni attività e invitata alle feste, a uscire, a scoprire un mondo a lei sconosciutoAmina non si è persa di animoHa capito che in Italia aveva una possibilità di riscatto, che la scuola poteva darle gli strumenti adatti e che il suo sogno, quello di laurearsi, avrebbe potuto realizzarsi.
In pochi mesi ha affrontato l’italianoha studiato inglesesi è impegnata con la matematicaha raggiunto appieno tutti quegli obiettivi minimi che la normativa prevede in questi casiperché, come insegnanti, conosciamo bene quello che dobbiamo o non dobbiamo fare quando arriva un alunnodi altra cittadinanza”.
Li chiamiamo cosìperché “straniero” a noi non piaceci ricorda troppo la definizione che ne dà don Milani: “Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altroGli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. Amina, però, nel suo tortuoso percorso ha commesso un grave erroreImperdonabile.
Si è permessa di arrivare in Italia ad un’età e con studi che corrispondono all’ultimo anno delle medieE non va beneHa commesso lo stesso errore di tanti nostri alunni scappati dalle guerre, dalla fame e da situazioni davvero difficiliNon va bene perché quella normativa che ci permette di prendere un alunno in qualsiasi periodo dell’anno, di inserirlo in terzadi individualizzare il suo percorso di apprendimentodi favorire il plurilinguismo e l’inclusioneè la stessa normativa che ci incatena quando l’ alunno neo arrivato deve affrontare l’esame di terza mediaNessuna prova differenziatanessuna misura dispensativanessuna valutazione personalizzata.
Riteniamo questo ingiustoIngiusto perché abbiamo illuso Aminale abbiamo fatto capire che con un percorso formativo personalizzato avrebbe raggiunto buoni risultati, l’abbiamo incoraggiata ogni giorno e fatto comprendere che l’ impegno porta al successo scolastico per poi metterla di fronte a un baratro, l’ esame di licenza media, che non prevede la possibilità di effettuare prove differenziate coerenti con il percorso progettato per leiChe cosa avremmo dovuto fare? Dirle: “I grandi sforzi che hai fatto non sono serviti… ti abbiamo presa in giro… non hai fatto abbastanza…?”. O cos’altro?
Durante l’esame Amina ha scritto un tema di due paginein cui ha rispettato la consegnasapendo comunicare le proprie emozioni e riflessionipoi, però, è stata costretta ad affrontare completamente da sola la prova nazionale InvalsiHa dovuto analizzare un intero racconto e rispondere a domande in cui era previsto che sapesse trovare il sinonimo e il contrario di parole come “grossolano” e “irascibile” o interpretare espressioni come “rugginoso borbogliare”, “piccolo strepito”, “brontolio metallico”. E allora che fare? Noi vogliamo rispettare le leggima quali leggi? La recente normativa (Direttiva del 27/12/2012) che rafforza la tutela dei diritti di alunne e alunni con bisogni educativi speciali e chiede alle scuole di predisporre “Piani didattici personalizzati” oppure la normativa che regola la valutazione degli alunni (DPR 122/2009) negli scrutini finali e nell’esame di licenza applicando criteri uniformi e standardizzati indipendentemente da ogni considerazione di svantaggio sociale e linguistico? Il nostro impegno professionale per l’eguaglianza e l’inclusione, opportunamente sollecitato dalla Direttiva ministeriale del dicembre scorso, è inesorabilmente vanificato da valutazioni standardizzate al termine dei “piani didattici personalizzati”. 
Le stesse prove Invalsicollocate all’interno dell’ esame conclusivo della scuola secondaria di primo gradoacuiscono la contraddizione tra la volontà di personalizzare i percorsi di apprendimento e la realtà di una valutazione uguale per tutti, quindi non personalizzataPresi in questa contraddizione non ci resterebbe che trasgredire una Norma: – o la Normativa, dalla legge 517/77 alla recente Direttiva, che ci chiede di personalizzare per includere; – o le Norme (DPR 122 e Prove Invalsi) che ci costringono a valutare tutti allo stesso modo, escludendo così i non adeguati agli standard.  Noi insegnanti ogni giorno lavoriamo con persone che credono in noi e nelle quali crediamo.
Perché KhadimKaren, Daniel, IbrahimEmraAsako li guardiamo negli occhiNon ci possiamo permettere di essere contradditori e di deludere le loro aspettativeper altro da noi alimentate con i “piani didattici personalizzati”.   Gentili Ministre Carrozza e Kyenge, gentile Sottosegretario Rossi Doria, Vi chiediamo di intervenire per risolvere al più presto la contraddizione che esiste nella Normativa. Perché a pagarne il prezzo, pesante, sono loro, le alunne e gli alunni che hanno la “colpa” di essere svantaggiati per motivi economici, sociali e linguistici.
Perché, come dice don Milani, “non c’è nulla di più ingiusto che fare parti uguali fra diseguali”.  
Genova, 28/6/2013
 
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