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mercoledì 4 luglio 2012

Grecia: versa sconfitta?


Sconfitta, vittoria? Come si può chiamare il risultato della sinistra greca del 17 giugno scorso? Ne' l'una, ne' l'altra. O forse tutte e due. Chi scrive era abbastanza convinto che ci fossero buone possibilità per la Grecia di imboccare la strada giusta: sinistra anticapitalista al governo del Paese e al timone di una transizione europea di cui sempre più avvertiamo la necessità. Sì, perché il programma elettorale di Syriza era di quelli che se applicati avrebbero provocato un terremoto in un'Europa della finanza come questa. Ci sarebbe stata una inizialmente dolorosa uscita dall'euro, che però avrebbe potuto portare la Grecia fuori dalla morsa mortifera di agenzie di rating e banche, magari affidandosi a Stati non europei a partire dalla Cina per arrivare alle repubbliche dell'America Latina come Venezuela, Argentina o Brasile. Sarebbe stato un esempio per tutti gli stati del sud Europa, soprattutto per i loro cittadini, che probabilmente si sarebbero resi conto che un'altra via è pur possibile, basta un po' di coraggio e la consapevolezza delle proprie idee. La sinistra al governo in Grecia, insomma, avrebbe potuto rappresentare l'inizio di una rivoluzione non per le misure immediatamente adottate nella penisola ellenica, ma soprattutto per il processo di messa in discussione dell'impianto europeo che sarebbe scaturito nel tempo.
 Questo non è accaduto e da questo punto di vista i risultati elettorali hanno rappresentato una sconfitta. Ma una sconfitta ponderata, che probabilmente gli stessi compagni greci avevano messo in conto. Il potere finanziario, infatti, alla conclusione sopra illustrata c'era già arrivato e certo non avrebbe mai voluto fare della Grecia un esempio per gli altri paesi indebitati e sotto attacco speculativo ad uscire dal vortice. E così si è giocato la carta più pesante ed efficace da sempre per tutti i poteri: la paura del cambiamento. Gli analisti si sono impegnati a delineare su giornali e tv le prospettive più fosche nell'eventualità di una vittoria della sinistra, i mercati hanno dimostrato tutto il loro potere facendo crollare titoli e facendo volare lo spread a livelli inaspettati, tutti i leader europei si sono messi a fare propaganda elettorale in favore di Nuova Democrazia.
 Il risultato alla fine è stato ottenuto: molte persone hanno avuto paura e hanno votato a destra. La formazione di Samaras ha recuperato un 10% che al primo turno in gran parte era andato all'astensionismo. Segno che la paura del barbaro, dello spettro, dei mangiabambini è ancora una carta utile e spendibile.
 Ne prendiamo atto, ben consapevoli che questo non è stato un sogno e non svanirà al nostro risveglio. Il risultato greco non è una vittoria ma può diventarlo se tutte le sinistre anticapitaliste d'Europa fanno fruttare il lavoro dei compagni ellenici. La nostra via di uscita dalla crisi è l'uscita dal capitalismo. Dobbiamo tenerci lontani dalle facili soluzioni di chi vuole risolvere i problemi tagliando gli stipendi a 600 parlamentari e prendere a fucilate i clandestini. Dobbiamo rimanere all'interno delle lotte e fornire una sponda politica allo scoramento provocato dalla crisi. La Grecia ci ha dimostrato che la transizione sarà lunga, ma che è possibile.
Marxo

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