lunedì 29 aprile 2013

E CONTINUANO A CHIAMARLA RAPPRESENTANZA E DEMOCRAZIA!

E CONTINUANO A CHIAMARLA RAPPRESENTANZA E DEMOCRAZIA!
Mentre il capo dello stato sta lanciando in scena il nuovo governo, ancora sostenuto dagli stessi partiti che tenevano bordone al precedente, col compito di proseguire le medesime politiche economiche e sociali devastanti, sul versante sindacale Cgil, Cisl, Uil e Confindustria continuano imperterrite a infierire sui diritti e sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.
E la Cgil, in vena di prodezze, supera se stessa.
Infatti, dopo aver fatto finta di essere contraria all’intesa-capestro sulla produttività raggiunta da Cisl, Uil e Confindustria nel novembre 2012 (un vera valanga di flessibilità scaricata sui lavoratori, anche peggiorando il contratto nazionale, in particolare riguardo all’orario di lavoro e all’organizzazione dei turni), adesso firma trionfante quella medesima intesa-capestro.
In più, il suo Comitato direttivo nazionale dà mandato alla segretaria generale, signora Camusso, di unirsi a Cisl, Uil e Confindustria per apporre un’altra firma, stavolta sull’accordo interconfederale “per la rappresentanza e la democrazia”, che farà le sue prime vittime proprio con gli accordi aziendali e territoriali sulla produttività.
Quest’accordo interconfederale è un vero capolavoro diabolico di “rappresentanza” e di “democrazia”, appunto, perché prevede che, per partecipare alle elezioni di RSU, si dovrà dichiarare preventivamente di rinunciare all’esercizio del diritto di sciopero su materie disciplinate da accordi approvati anche col solo 51% dei rappresentanti sindacali in azienda, senza che sia nemmeno obbligatorio il ricorso al referendum.
Il “bello” di questa storia è che in quel Comitato direttivo i dirigenti Cgil hanno votato tutti tosti e compatti (anche il “barricadiero” Landini della Fiom) a favore di questo “porcellum” sindacale, salvo il solito “estremista” Cremaschi, che si è pronunciato sonoramente per il NO.
E’ chiaro che questa regola forcaiola è finalizzata non solo a cancellare il diritto del sindacalismo di base di costituire RSU, ma anche a stroncare l’attività delle componenti dissidenti e ribelli di RSU, facenti capo non solo ai sindacati di base, ma anche alla stessa Fiom (vengono in mente i delegati di questo sindacato in fabbriche della provincia di Bergamo, come la SAME, o della Piaggio di Pontedera), mettendole fuori gioco prima che possano rafforzarsi e diffondersi come alternativa a un sindacalismo sempre più disponibile a stare solo e soltanto dalla parte dei padroni.
Cosa c’entri questa regola con la libertà sindacale e col libero esercizio del diritto di sciopero (cioè con gli articoli 39 e 40 della Costituzione) ce lo spiegherà di certo il segretario generale della Fiom in una delle sue arringhe a “Ballarò” o delle sue interviste al quotidiano “il manifesto”!
Ai sindacati di base -si spera uniti- e ai lavoratori il compito di contrastare la confusione e lo scompiglio, in cui questa misura intende sommergerli, e di farla pagare cara a chi ormai ha adottato la spudoratezza come metodo di confronto sindacale.
COBAS LAVORO PRIVATO

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