domenica 24 febbraio 2013

Pedo-catechismo e Conclave in salsa belga


Pedo-catechismo e Conclave in salsa belga

Tra i 116 cardinali che eleggeranno il prossimo papa, ve ne sono quattro colpiti, nei rispettivi Paesi e ciascuno a suo modo, dagli scandali della pedofilia clericale



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Nel suo libro I papi e il sesso (Ponte alle Grazie, 2010) lo storico Eric Frattini ha documentato le gesta di 17 pontefici pedofili vissuti tra il 366 e il 1555*. Sono passati quasi 500 anni ma a leggere tra i nomi dei 116 cardinali che faranno parte del prossimo conclave pare proprio che all'interno delle Mura leonine la pedofilia continui a fare curriculum. In particolare sono quattro i porporati che, ciascuno a suo modo, sono stati colpiti in pieno dagli scandali che hanno incrinato l'immagine pubblica della Chiesa nei loro Paesi. In questi ultimi giorni si è tanto parlato dei due cardinali statunitensi Timothy Dolan, vescovo di New York, e Roger Mahony, ex arcivescovo di Los Angeles. 
Mahony, come abbiamo scritto più volte in queste pagine, è indagato dalla giustizia Usa per aver omesso numerose denunce alla magistratura civile. Dolan, invece, è stato chiamato a testimoniare sui casi di pedofilia verificatisi nella diocesi di Milwaukee, in Wisconsin. Come riporta il Corriere della Sera, il cardinale dovrà anche fronteggiare i rilievi degli avvocati di 350 delle 570 persone che subirono abusi a Milwaukee e che lo accusano di non aver fatto molto per individuare e punire i responsabili e, soprattutto, di aver occultato (anche in un fondo per la gestione dei cimiteri) una parte del patrimonio della diocesi (120 milioni di dollari) che andava, invece, messo a disposizione delle autorità che avevano deciso una serie di indennizzi a favore delle vittime.
Sempre sul Corriere è stato ipotizzato che la presenza di una nutrita pattuglia di cardinali Usa al Conclave potrebbe incidere sul voto finale, quindi c'è chi ha scritto che non sia da escludere il rischio che la nomina cada proprio su uno di questi due: Dolan. Staremo a vedere.
Il terzo uomo è Seán Baptist Brady, arcivescovo di Armagh, che guidava la Chiesa d'Irlanda quando nel luglio del 2011 il primo ministro irlandese Enda Kenny andò di fronte al suo Parlamento riunito in seduta comune per denunciare che «per la prima volta un rapporto sugli abusi sessuali del clero ha messo in luce un tentativo della Santa Sede di frustrare un'inchiesta in una repubblica democratica e sovrana, e questo tre anni fa soltanto, non tre decenni fa». Kenny si riferiva ai risultati dell'ultima delle quattro inchieste governative condotte tra il 2005 e il 2011 nelle quali tra le altre cose i magistrati erano arrivati alla conclusione che «la pedofilia è un fenomeno endemico alla Chiesa d'Irlanda».
Sul "caso" dell'isola britannica ci sarebbe ancora molto da raccontare, ma in questa sede vorremmo parlare del primate belga Geoffrey Danneels.

L'ambiente della Chiesa cattolica in Belgio da alcuni anni non è tra i più accoglienti. A titolo di esempio, citiamo la scoperta avvenuta nell'estate del 2010 da parte della magistratura belga di 474 dossier su altrettante violenze compiute da sacerdoti locali, che erano rimasti chiusi a chiave per dieci anni nelle stanze della commissione "indipendente" Adriaenssens (dal nome del presidente). Questa commissione, nominata nei primi anni Duemila agiva in stretta collaborazione con i vescovi. In tutti i sensi. È nell'ambito dell'indagine - denominata operazione "Calice" - che uno di questi, il vescovo di Bruges, Roger Vangheluwe, si dovette dimettere, accusato di aver violentato i suoi due nipoti di cui uno dodicenne. In seguito, monsignor Roger Vangheluwe si dirà convinto (durante un'intervista) che abusare sessualmente di due suoi nipoti fosse poco più che un gioco.
Per capire meglio di che soggetto stiamo parlando basterà dire che si tratta dello stesso Roger Vangheluwe che era stato direttore del seminario di Bruges e che nel 1997 aveva fatto redigere il Catechismo ufficiale belga, per la minoranza fiamminga, acquisito poi come libro di testo per le lezioni di religione nelle scuole medie cattoliche. Ebbene, tra le altre cose, in questo Catechismo compare un fumetto con una bimba nuda messa a quattro zampe che dice: «Penso che sia bello accarezzare la mia fenditura. Gioco volentieri nelle mie mutandine assieme ad altri amici. Voglio restare in camera quando papà e mamma fanno sesso. Credo che la pipì sia benedetta». E qui arriviamo al cardinale Danneels. Perché è a lui, all'epoca era primate di Bruxelles, che per 13 anni i genitori di quei bambini si sono rivolti affinché il libro venisse tolto dalla circolazione. Senza mai ottenere risposta dal 1997 al 2010. Stesso esito quando, dopo le dimissioni di Vangheluwe, chiesero l'intervento del vescovo emerito di Anversa Paul Van den Berghe. Il responsabile per l'educazione, dapprima promise di interessarsi al caso, ma poi - come Danneels - ha lasciato cadere la cosa. Infine l'estremo tentativo di contattare il Nunzio a Bruxelles. Ma anche con lui non ebbero fortuna.
Due anni dopo, cioè nel 2012, Danneels ricompare sulle prime pagine dei giornali quando la stampa belga diffonde nuove rivelazioni nel quadro dell'operazione "Calice". Il cardinale - scrisse ad esempio il quotidiano popolare fiammingo Het Laatste Nieuws - sarebbe stato informato «almeno quaranta volte» di casi di abusi sessuali in seno alla Chiesa sulla base delle lettere emerse dal dossier dell'inchiesta. Interrogato nel 2010 dalla polizia giudiziaria di Bruxelles «Godfried Danneels aveva però indicato che non era al corrente di casi di abusi sessuali nella sua diocesi».
La reazione del cardinale fu immediata e tramite il suo legale fece sapere di non aver più nulla da aggiungere alle risposte già date alla commissione per gli abusi sessuali. Secondo l'autore dell'articolo «nella maggior parte dei casi esistevano scambi di lettere tra il cardinale e le vittime, le loro famiglie, e le persone a loro vicine». Lettere di denuncia a cui Danneels «alcune volte ha risposto scrivendo che pregava per le vittime. Mentre, in un caso, ha allontanato un prete pedofilo dalla parrocchia, ma senza informarne la giustizia civile». L'avvocato del cardinale, Fernand Keuleneer, commentò definendo l'articolo «un cattivo piatto riscaldato, non pubblicato a caso, in quanto è solo di qualche giorno fa la sentenza della Corte di Cassazione nella quale l'illegalità delle perquisizioni e dei sequestri è stata definitivamente confermata». Era l'11 aprile 2012. L'avvocato non entrò nel merito delle accuse di scarsa collaborazione con le autorità civili da parte di Danneels. Il quale oggi fa parte dei 116 uomini che a marzo decideranno il successore di Benedetto XVI.
*I diciassette "stupratores puerorum" sono: san Damaso (366-383), san Simmaco (498-514), Bonifacio III (607-?), Conone (686-687), Bonifacio VI (896-?), Sergio III (904-911), Giovanni XII (955-963), Giovanni XIII (965-972), Benedetto VIII (1012-1024), Innocenzo IV (1243-1254), Bonifacio VIII (1294-1303), Benedetto XII (1334-1342), Sisto IV (1471-1484), Alessandro VI (1492-1503), Giulio II (1503-1513), Leone X (1513-1521) e Giulio III (1550-1555).
Federico Tulli

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