Il G20 demolisce l’austerity: «Politica elastica»
Un errore – o una serie di errori – sarebbero oggi all’origine della Bibbia della teoria dominante, che sostiene che quando il debito pubblico di un paese oltrepassa il 90% del Pil, si produce un crollo della crescita: la tesi degli economisti di Harvard Carmen Reinhard e Kenneth Rogoff non è riproducibile ed è stata smentita dai lavori di Robert Pollin e Michael Ash dell’università del Massachusetts. In base a questa teoria del 90% è stata imposta l’austerità, in particolare in Europa, considerata zona corrosa dal debito pubblico. La Commissione europea ha reagito con un’alzata di spalle alla confutazione della teoria di Reinhard-Rogoff.
Il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, ha affermato che la zona euro non cambierà certo politica in base a qualche critica. Ma la convinzione che sia controproducente aggiungere austerità a delle economie già in recessione sta facendo passi avanti. Una nuova prova viene dal comunicato finale del G20, che si è chiuso nel fine settimana a Washington.
Il ministro russo Anton Siluanov, che presiede il G20, ha raccontato che alla riunione c’è stato «un lungo dibattito sulla questione se bisognasse precisare degli obiettivi» sul debito massimo e ha commentato: «bisogna mantenere una politica elastica», che permetta di poter rilanciare la crescita e l’occupazione. Gli Usa, che con Giappone e Corea del Sud (cioè tre paesi che non hanno scelto l’austerità) ha ricevuto i complimenti del G20, hanno impedito che nel comunicato finale fosse contenuta l’incitazione ad abbassare la proporzione tra debito e Pil. Già il Fmi si era inquietato di recente per la persistente crisi della zona euro e aveva invitato Bruxelles ad allungare le redini del rigore.
Lo stesso Fmi ha esortato la zona euro a non imporre più degli obiettivi precisi – 3% di deficit, 60% di debito – per lasciare spazio agli stabilizzatori automatici. Molti economisti hanno messo in luce negli ultimi tempi gli errori di fondo fatti sui moltiplicatori: in un periodo di crisi, una stretta nella spesa pubblica avrebbe un più grande impatto sull’economia di quanto si creda. Il suggerimento è di alleggerire la mano e di allungare i tempi per un rientro dei deficit, visto che, in un periodo di recessione, l’austerità ha l’effetto contrario di quello per cui è stata imposta (cioè il debito aumenta invece di diminuire, come dimostrano i paesi della periferia della zona euro e adesso anche la Francia).
Il G20, con maggiore reticenza, si è anche occupato dell’altro argomento al centro del dibattito internazionale: l’evasione e i paradisi fiscali. Sulla carta, l’obiettivo è di arrivare a scambi automatici di informazioni, per evitare la fuga di capitali. Ma non c’è solo la Svizzera a frenare. La Cina, per esempio, continua a proteggere Hong Kong.
Anna Maria Merlo - il manifestoIl commissario agli Affari economici, Olli Rehn, ha affermato che la zona euro non cambierà certo politica in base a qualche critica. Ma la convinzione che sia controproducente aggiungere austerità a delle economie già in recessione sta facendo passi avanti. Una nuova prova viene dal comunicato finale del G20, che si è chiuso nel fine settimana a Washington.
Il ministro russo Anton Siluanov, che presiede il G20, ha raccontato che alla riunione c’è stato «un lungo dibattito sulla questione se bisognasse precisare degli obiettivi» sul debito massimo e ha commentato: «bisogna mantenere una politica elastica», che permetta di poter rilanciare la crescita e l’occupazione. Gli Usa, che con Giappone e Corea del Sud (cioè tre paesi che non hanno scelto l’austerità) ha ricevuto i complimenti del G20, hanno impedito che nel comunicato finale fosse contenuta l’incitazione ad abbassare la proporzione tra debito e Pil. Già il Fmi si era inquietato di recente per la persistente crisi della zona euro e aveva invitato Bruxelles ad allungare le redini del rigore.
Lo stesso Fmi ha esortato la zona euro a non imporre più degli obiettivi precisi – 3% di deficit, 60% di debito – per lasciare spazio agli stabilizzatori automatici. Molti economisti hanno messo in luce negli ultimi tempi gli errori di fondo fatti sui moltiplicatori: in un periodo di crisi, una stretta nella spesa pubblica avrebbe un più grande impatto sull’economia di quanto si creda. Il suggerimento è di alleggerire la mano e di allungare i tempi per un rientro dei deficit, visto che, in un periodo di recessione, l’austerità ha l’effetto contrario di quello per cui è stata imposta (cioè il debito aumenta invece di diminuire, come dimostrano i paesi della periferia della zona euro e adesso anche la Francia).
Il G20, con maggiore reticenza, si è anche occupato dell’altro argomento al centro del dibattito internazionale: l’evasione e i paradisi fiscali. Sulla carta, l’obiettivo è di arrivare a scambi automatici di informazioni, per evitare la fuga di capitali. Ma non c’è solo la Svizzera a frenare. La Cina, per esempio, continua a proteggere Hong Kong.

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