Fusione Comuni San Piero a Sieve e Scarperia.
Sgherri”sarebbe stato condivisibile se vi fosse stata creazione di una realtà omogenea e forte, come un comune unico del Mugello e non la sola fusione di questi due comuni”
Firenze, 14 maggio Lo strumento della fusione dei Comuni è, in linea generale, uno strumento utile ma deve essere utilizzato in modo che si crei un quadro d’area omogenea, quindi d’identità forte e capace di non ledere quella dei singoli comuni originari. Lo sarebbe un comune unico della montagna pistoiese, lo sarebbe ad esempio per l’area empolese e lo sarebbe quel percorso che portasse ad un comune unico del Mugello. Questo non è quello che riguardava l’atto che si andava ad approvare oggi in aula, che ineriva la fusione dei soli comuni di San Piero a Sieve e Scarperia. Questa la questione politica e istituzionale di fondo – oltre a questioni più specifiche - che ci ha portato ad esprimere un voto contrario a questa proposta. Così Monica Sgherri – Capogruppo di “Federazione della Sinistra – Verdi” in Consiglio Regionale sulla proposta di delibera riguardante l’iter per la fusione dei due comuni mugellani. Questa, come detto, la questione di fondo, mentre vi sono anche – così come ci viene segnalato anche da consiglieri comunali dei comuni interessati – questioni più specifiche, come quella di un percorso partecipativo, preventivo al referendum, assolutamente non adeguato ad una scelta importante e da compiere nella piena consapevolezza, come questa. Vi sarebbe inoltre – a quanto consta - anche la questione di un contenzioso legale non ancora concluso a causa del quale – a quanto appreso – attualmente il Comune di San Piero a Sieve dovrebbe pagare risarcimenti per oltre dieci milioni di euro; vicenda rispetto al quale può sorgere il dubbio che la volontà di andare alla fusione possa essere dovuta anche alla successiva possibilità di utilizzare i fondi conseguenti alla fusione stessa anche per tale vicenda. Questioni specifiche quindi, ma soprattutto una di carattere generale in riferimento alla fusione di questi due comuni, che ci ha spinto a non condividere la scelta medesima oggi in aula, anche in considerazione del fatto che – a quanto consta – una indagine IRPET farebbe emergere come positive ricadute economiche delle fusioni a partire dalla creazione di Comuni con una popolazione superiore a ventimila abitanti.

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