giovedì 3 settembre 2015

Per un manifesto dei comunisti e delle comuniste di Rifondazione



Questa presa di posizione, scaturita dall'incontro questa estate a Poggibonsi (SI) tra compagn* del PRC di differenti provenienze congressuali, apre pubblicamente il dibattito su quale indirizzo debba prendere il PRC oggi su temi fondamentali come quelli posti all'ordine del giorno dalla crisi greca e di Syriza e da quella del capitalismo più in generale.
Quale ruolo dei comunisti e per il loro partito autonomo nel conflitto di classe nella costruzione di una vasta coalizione contro il governo Renzi e le politiche della UE; quali alleanze sociali e politiche per un polo di classe anticapitalista e antiliberista; unità non su soggetti elettorali neo-arcobaleno destinati a tornare nell'orbita del centrosinistra, ma su un programma minimo di fase che rompa coi vincoli euro-monetaristi e prenda atto della irriformabilità degli organismi sovranazionali del capitale finanziario, contro le guerre imperialiste e per relazioni solidali internazionali; una linea sindacale e sociale chiara che unisca le lotte e le sinistre conflittuali nella CGIL, tra i sindacati di base ed i movimenti in funzione anticoncertativa e anticorporativa. Tutto questo va fatto irrompere nel dibattito dentro e fuori il PRC per impedire la sua riduzione a corrente interna di contenitori neo-moderati se alla Rifondazione vogliamo dare un senso forte in una nuova fase, per un’uscita a sinistra dal capitalismo e per riaprire anche qui una prospettiva per il socialismo nel XXI secolo. Solo questo potrà impedire di vanificare lo sforzo generoso di numerosi circoli e federazioni del Partito nel tenere in vita il PRC, riprendendo un processo di radicamento nelle classi subalterne e rilanciandolo in un processo di riaggregazione dei comunisti e delle comuniste oggi dispersi e disillusi.
Per fare questo la linea dell’attuale gruppo dirigente va cambiata e vanno cambiati anche i dirigenti che stanno mettendo a repentaglio l’esistenza stessa di Rifondazione modificando, senza un nuovo mandato congressuale, persino la linea uscita a Perugia che parlava nel documento conclusivo di “costruire una sinistra alternativa e autonoma dal centrosinistra, che si unisca su un chiaro programma di lotta all’austerità, di rottura con il modello neoliberista di questa Unione Europea, per un’uscita da sinistra dalla crisi",indicando di fare “della lotta per la rottura con questa Unione Europea, per lamessa in discussione della sua architettura istituzionale neoliberista e dei suoi Trattati, come il fiscal compact, Mes , Maastricht e Lisbona, il centro della sua proposta e iniziativa politica”, aprendo “il dibattito sulla possibile implosione dell’area euro e della moneta unica, come possibile conseguenza delle politiche di austerità, e sulle possibili proposte alternative ed eventuali strategie di uscita, in difesa dei lavoratori e della sovranità popolare e democratica.” Esattamente la direzione contraria che sta prendendo l’attuale gruppo dirigente di Rifondazione con l’adesione alla proposta di “costituente della sinistra” di Civati e Vendola che si propone di costruire una “grande SEL” in un orizzonte di ritorno al centrosinistra della Carta di Intenti filo-europea del PD delle ultime elezioni politiche.

Per sostenere questa battaglia politica vi chiediamo di aderire e diffondere il manifesto dei comunisti e delle comuniste di Rifondazione!

Per un manifesto dei comunisti e delle comuniste di Rifondazione

Per un manifesto dei comunisti e delle comuniste di Rifondazione
L’adesione può essere segnalata inviando una mail aalternativaprc@gmail.com e specificando nome, cognome ed eventuale incarico.

Europa. La vicenda greca è destinata ad avere profonde ripercussioni innanzitutto sul popolo greco, ma anche sulle sinistre comuniste ed anticapitaliste europee. L’umiliante diktat imposto alla Grecia, conferma e rende ancor più evidente agli occhi di milioni di persone la natura irriformabile di questa Europa a trazione tedesca. Al tempo stesso evidenzia una pesante sconfitta, più esattamente la capitolazione, del governo Tsipras, eletto proprio su un programma contro l’austerità e i trattati europei, e l’assenza di una iniziativa adeguata della sinistra anticapitalista a livello europeo in grado di sostenere l’esperienza greca. Le stesse forze del GUE/SE hanno mostrato in merito forti limiti di ruolo e di iniziativa.
Mentre dobbiamo rilanciare con forza la mobilitazione in solidarietà con il popolo greco, occorre fare chiarezza sulla perdente illusione di modificare questa Europa, occorre aprire una riflessione profonda sulla nostra strategia e su cosa significa lottare adesso contro questa Europa ed i suoi trattati, senza escludere, ma ponendo all’ordine del giorno il tema della rottura ed uscendo da formule generiche ed illusorie, come la “disubbidienza ai trattati”.
La linea della segreteria Ferrero viene duramente smentita dalla vicenda greca: altro che “contingente necessità”, questa impone un concreto cambiamento di linea e di gruppo dirigente per impedire la scomparsa di un ruolo utile del PRC, nonostante il generoso lavoro di tanti circoli e federazioni del partito.
Il progetto de “l’Altra europa con Tsipras” non ha rappresentato un reale processo di costruzione di una coalizione di sinistra in grado di opporsi efficacemente al Governo Renzi e alle politiche di austerità, e adesso viene utilizzato solo come strumento per dar vita ad un nuovo contenitore con Civati e Vendola, senza tener conto delle posizioni espresse più volte da queste forze che hanno l’obiettivo strategico di rifondare il centrosinistra, ovvero una “grande SEL” finalizzata ad un nuovo Ulivo, una “terra di mezzo” che ci riporterebbe allo stesso punto da cui è iniziata la crisi di Rifondazione..   Dopo varie esperienze fallimentari, occorre assumere la consapevolezza che i temi dell’alternativa di sistema, della sovranità popolare, della ricomposizione di un blocco sociale alternativo e la necessità di un ampio schieramento di sinistra a livello nazionale ed europeo non sono affrontabili con scorciatoie politiciste e con progetti deboli come la “costituente di sinistra”, che rischiano di naufragare al primo reale problema posto dal conflitto di classe, essendo privi di un programma di rottura con la gestione capitalistica della crisi e di un effettivo radicamento sociale.
Anche il tema del governo, posto con una certa insistenza a immagine di Syriza, non può essere risolto, bypassando la questione complessa della ricostruzione di un adeguato consenso di massa, dell’internità ai conflitti e dunque di un lavoro sociale e politico effettivo che faccia la necessaria chiarezza sulle prospettive senza seminare pericolose illusioni di tipo elettorale e produrre nuove sconfitte.
La proposta della “costituente di sinistra”, che dovrebbe decollare dal prossimo ottobre/novembre, rappresenta una preoccupante involuzione della linea del partito, rispetto alle stesse conclusioni del Congresso di Perugia, linea divenuta ormai incerta ed in balia di ipotesi politiche prive di un adeguato respiro strategico e ambigue rispetto al centrosinistra, una linea che nei fatti mette a serio rischio l’esistenza stessa del PRC come partito comunista autonomo, radicato socialmente e capace di proposta politica.
Gli stessi risultati elettorali delle ultime regionali, con il forte aumento dell’astensionismo, la consistente perdita in voti e percentuali del PD, la crescita del voto populista e reazionario alla Lega, la tenuta del M5S, evidenziano ancora una volta la mancanza di un chiaro riferimento a sinistra, in grado di intercettare il disagio sociale di ampi settori popolari colpiti dalla crisi e togliere spazio al populismo fascio-leghista.
La “costituente di sinistra” si rivela un’ipotesi priva di concretezza e di un reale spazio riformatore nell’attuale contesto segnato dalla crisi: infatti Renzi non rappresenta un incidente di percorso, ma lo sviluppo/accelerazione delle precedenti politiche del PD, con l’abbandono definitivo di ogni legame con una cultura democratica e costituzionale. Egli rappresenta lo strumento più utile al capitalismo ed ai poteri forti per gestire la crisi a loro favore con l’attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, ai beni comuni, alla democrazia e alla Costituzione, con il taglio della spesa sociale, con l’aumento delle spese militari per nuove guerre. Inoltre, il drammatico flusso migratorio di uomini e donne verso l’Europa, diretta conseguenza dello sfruttamento e delle guerre portate avanti dall’occidente capitalistico, si scontra con il colpevole disinteresse e la palese incapacità dell’Europa di rispondere in modo dignitoso a tale fenomeno, un vero e proprio respingimento, mentre la destra fascista e xenofoba alimenta e diffonde pericolosi focolai di guerra tra poveri all’interno dei ceti popolari colpiti dalla crisi.
L’uscita dal PD di esponenti della sinistra è un fatto importante che dobbiamo valorizzare con l’azione comune su battaglie concrete, ma per un’uscita da sinistra dalla crisi non c’è spazio per progetti fragili o solo per fini elettorali, né per illusioni riformiste. Occorre ricostruire una proposta dal chiaro profilo anticapitalista in grado di riconquistare credibilità ed egemonia sulla base di un programma e di un effettivo radicamento nei conflitti, modificare gli attuali rapporti di potere, ricomporre un blocco sociale e delineare un’alternativa di sistema. Occorre anche una profonda discussione sul carattere del nuovo capitalismo che non si basa solo sul dominio economico, ma affonda le radici sulle vite di donne e uomini, colonizzandone i corpi, il senso comune e la coscienza di sé.
Su questo terreno si colloca oggi il ruolo autonomo, utile e non settario, il progetto e l’identità di una forza comunista, come il PRC, se è vero che il comunismo rappresenta il movimento reale che abbatte e trasforma lo stato di cose presente. Fuori da questa prospettiva di classe, c’è solo ondeggiamento opportunistico, subalternità, perdita di autonomia, cessione di sovranità e dunque liquidazione del partito.
Costruire subito un vasto fronte di opposizione al Governo Renzi ed alle politiche di austeritàdella Troika rappresenta il terreno concreto per costruire una coalizione sociale e politica della sinistra di alternativa, capace di promuovere ed essere interna ai conflitti sociali. In questo ambito, occorre restituire al PRC una reale capacità di interlocuzione, di iniziativa e di protagonismo politico.. Solo sulla base di concrete convergenze su contenuti e pratiche comuni, saranno possibili forme di coordinamento che riconoscano la pluralità e l’autonomia dei diversi soggetti ed anche credibili esperienze di unità d’azione sul terreno elettorale.
Quale forma e percorso debba avere questo processo è proprio il tema su cui tutto il partito deve discutere e produrre concrete esperienze nei territori. Infatti la complessità del variegato fronte di resistenza alla crisi non può essere rappresentata da un soggetto politico unico a cui cedere sovranità, ma da un’ampia e plurale convergenza di soggetti sociali e politici unita da:
  1. un programma di fase che abbia al centro i bisogni sociali nella crisi, da costruire in stretta connessione con i movimenti ed i conflitti di classe, definendo concrete campagne a partire dalla questione centrale del lavoro e della riduzione di orario (stop precarietà e lavoro volontario, no Jobs Act, tutela del salario, pluralismo e democrazia sindacale), ai basilari diritti sociali e contro qualsiasi guerra tra poveri (diritto alla casa e alla salute, difesa dei redditi e del sistema pensionistico, reddito di cittadinanza, ruolo democratico della scuola pubblica, pubblicizzazione dei beni comuni), alla difesa della Costituzione e contro le logiche maggioritarie della legge elettorale, fino alla mobilitazione contro la Nato e la BCE;
  2. una comune pratica e presenza nelle lotte per sviluppare il radicamento e il ruolo politico;
  3. una chiara collocazione al di fuori e contro l’orizzonte del centrosinistra con o senza Renzi, a livello nazionale e locale.
Come dimostra la rottura in corso all’interno di Syriza, non è la formula del soggetto politico “una testa, un voto” che garantisce l’unità, ma solo la condivisione di un chiaro programma politico.
La crisi strutturale del capitalismo ripropone l’attualità della questione comunista e rilancia la necessità della rifondazione di un partito comunista capace di svolgere un ruolo propulsivo e di riaggregare le tante soggettività comuniste oggi disperse, su un profilo, una proposta politico-programmatica ed una forma partito all’altezza della crisi attuale, in grado di interpretare e raggiungere i nuovi soggetti sociali…
Rifondazione del partito e costruzione di un ampio movimento anticapitalista e antimperialista sono le due priorità, tra loro dialetticamente connesse, su cui deve lavorare il PRC in questa fase per uscire dalla marginalità e dalla crisi politico-organizzativa di questi anni, per rimettersi in movimento con la società e delineare una prospettiva socialista all’altezza dei nostri tempi.
A tal fine, insieme all’approfondimento di comuni storie e basi ideologiche, occorre unire una profonda riflessione sui limiti dell’esperienza comunista di questi anni, un aggiornamento dell’analisi di fase e l’avvio di una nuova presenza dei comunisti nella società, così da evitare scorciatoie autoreferenziali o concepite sulla base di un’identità astratta.
Con questa prospettiva sarà possibile ricostruire il senso di appartenenza e la militanza di tanti compagni/e oggi demotivati da scelte e modalità di lotta politica interna inaccettabili.
La ripresa del conflitto e un concreto piano di reinsediamento sociale del partito, l’entrata in campo di nuove esperienze e generazioni saranno determinanti per invertire la tendenza e riaggregare i comunisti e le comuniste, ma questa nuova fase deve essere avviata da subito con l’attivazione di un ampio processo di democratizzazione e con un reale cambiamento nello stile di lavoro che sappia unire dialettica e pluralismo interno, condizioni essenziali per una gestione collegiale del partito.
È fondamentale in questo senso che si tenga al più presto la Conferenza Nazionale dei Giovani Comunisti/e in modo democratico, plurale e trasparente.
In questa fase diventa essenziale riprendere un percorso di formazione politica volto a costruire in modo diffuso analisi, critica e pratica politica, a ristabilire un nesso profondo tra teoria e prassi, tra condizione sociale e coscienza politica. A tal fine è necessaria la ripresa del conflitto di genere, strettamente connesso al conflitto di classe, contro il maschilismo e la concezione patriarcale, presente anche nel partito a tutti i livelli. Non si tratta di assegnare quote alle donne, ma di cambiare i tempi e le modalità della politica, di riconoscere l’autodeterminazione, la differenza e la passione politica delle compagne.
Il profondo rinnovamento politico, culturale, di genere e generazionale, di cui il PRC ha urgente bisogno, rende necessario – prima che sia troppo tardi – anticipare il congresso del partito per la ridefinizione della linea e dei gruppi dirigenti a tutti i livelli.
(Testo approvato nel corso della Scuola di formazione politica di Poggibonsi, su cui raccogliere ulteriori firme tra i compagni/e di Rifondazione Comunista a tutti i livelli, a partire dai circoli, diffondendo il documento e promuovendo la discussione e l’iniziativa politica.
Poggibonsi (SI), 29 agosto 2015
Primi firmatari (in ordine alfabetico):
Imma Barbarossa – CPN del PRC
Luca Cangemi – CPN del PRC
Stefano Grondona – CPN del PRC
Daniele Maffione – CPN del PRC
Marco Nebuloni – CPN del PRC
Gianluigi Pegolo – CPN del PRC
Bruno Steri – CPN del PRC
Sandro Targetti – CPN del PRC
Arianna Ussi – CPN del PRC

L’adesione può essere segnalata inviando una mail a alternativaprc@gmail.com e specificando nome, cognome ed eventuale incarico.)

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