venerdì 28 settembre 2012

Sos casa, la protesta interrompe il consiglio


Sos casa, la protesta interrompe il consiglio 
Gli antagonisti dell’ex Caserma Occupata ottengono che il presidente Bianchi legga un loro documento. Polemiche dai banchi Pdl. E Rifondazione va all’attacco 


dal tirreno

LIVORNO Era già accaduto che le tensioni sociali della città entrassero nell’aula consiliare di Palazzo civico. Ma stavolta è accaduto qualcosa di più: la manifestazione del movimento antagonista Comitato Casa ex Caserma Occupata ha ottenuto che il presidente del consiglio comunale interrompesse i lavori della politica per leggere il volantino con cui venivano spiegate le ragioni della protesta sul fronte incandescente dell’emergenza casa. Sono le 17.30, il vicesindaco Bruno Picchi sta illustrando la delibera da votare per il conferimento di Atl nel Ctt nord, quando un gruppo di circa 50 persone irrompe a Palazzo civico e affolla, in modo del tutto pacifico ma deciso, lo spazio dietro ai banchi del Consiglio comunale. «Stop agli sfratti! Reddito e casa per tutti!» dice lo striscione del collettivo Ex Caserma Occupata. Oltre allo striscione viene simbolicamente aperta una tenda da campeggio, soluzione estrema adottata da chi non ha più un tetto sopra la testa. Tra le fila dei partecipanti all'iniziativa di protesta spunta fuori anche un megafono. Le forze dell'ordine impongono quasi subito la rimozione del lenzuolo (che viene poi affisso all'esterno dell'aula consiliare). Il presidente del consiglio comunale, Enrico Bianchi, decide di sospendere per qualche minuto la discussione su Atl e Ctt, accogliendo la richiesta dei manifestanti di leggere un volantino del Comitato: il volantino viene distribuito anche a tutti i consiglieri. Bianchi, in cambio, invita il gruppo a togliere il megafono e a comportarsi con rispetto delle istituzioni. Nel documento il Comitato denuncia la situazione drammatica dell'emergenza abitativa che si vive a Livorno. «In città – è scritto nel volantino – ci sono decine di edifici abbandonati e di case sfitte». Nel mirino la mancanza di volontà politica nel procedere a requisizioni di alloggi privati, si accusa le istituzioni di non agiure neanche sul patrimonio pubblico e di limitarsi a affidarli «a qualche "ditta amica"» per «la ristrutturazione di qualche edificio che tuttavia non serve a far fronte all'emergenza». E si aggiunge: «È finito il tempo di chiedere e aspettare, ora inizia il tempo di prendersi ciò di cui abbiamo bisogno e ciò che ci spetta». La decisione di Bianchi di leggere il volantino incontra le perplessità di alcuni consiglieri comunali. Il più critico è Gionata Giubbilei (Pdl Berlusconi presidente): parla di «vergogna nel leggere un foglio in cui si invita, chiedendo di occupare gli edifici vuoti e le case sfitte, a commettere un reato». Sull'emergenza casa, a margine della seduta interviene anche Lorenzo Cosimi, numero uno della Federazione della Sinistra: «A Livorno c'è un'emergenza sociale senza precedenti: serve più che mai un assessore alla casa. Ed è fondamentale fare al più presto una mappatura delle case sfitte, pubbliche e private». A giudizio dell’esponente di Rifondazione comunista, le istituzioni «non devono fare proclami o trovare palliativi, ma essere garanti della soluzione del problema. Servono ricette concrete, come l'affitto a canone concordato». E – aggiunge – «un'amministrazione come questa che si dichiara di sinistra, non può restare indifferente di fronte a questo dramma che interessa centinaia di cittadini livornesi». Giorgio Carlini 

Sfratto rinviato in extremis 
in via danesi 


E’ stato rinviato all’8 novembre lo sfratto in agenda ieri mattina in via Danesi. L’Unione Inquilini ha messo in campo un picchetto anti-sfratto per protestare contro l’aggravarsi dell’emergenza abitativa con il rischio che un crescente numero di famiglie finiscano in mezzo a una strada. «Abbiamo proposto alla proprietà - dice Paolo Gangemi - di accedere ai benefici previsti dalle norme e dare più tempo alla famiglia, ma la proposta è stata rifiutata. Invece in altri casi siamo riusciti a far capire al proprietario la possibilità di usare nuovi strumenti per accedere al canone concordato». 

Caso Lonzi: ecco gli impegni presi dal Comune 


RIFIUTI E AMBIENTE DI MAURO GRASSI* Relativamente alla vicenda della Lonzi Metalli è stato istituito, anche in seguito all'ultimo evento relativo all'incendio, un tavolo istituzionale permanente fra il Comune di Livorno e la Provincia di Livorno (assessore Nista) per programmare gli interventi urbanistici e ambientali e per coordinare le attività di Arpat, Asl e di tutti gli altri soggetti competenti le attività di controllo dell'ambiente e della salute dei cittadini. La Lonzi è una azienda situata in una situazione critica che deve essere superata. In tal modo c'era un Accordo di volontà (Protocollo di intesa) di due anni fra impresa e comune che conveniva sullo spostamento. La Lonzi è però una azienda che , al momento, è autorizzata a operare e che è continuamente controllata e, a volte, sanzionata per qualche irregolarità. Alcune prescrizioni strutturali (tipo copertura dell'azienda) non vengono fatte realizzare perché altrimenti lo spostamento si renderebbe inattuale. Questi gli interventi previsti nel medio periodo: La situazione della Lonzi, come di altre aziende insalubri dentro la città, sarà affrontato nel piano strutturale. Si tratta di trovare aree dove possono essere rilocalizzate (una è Vallin Buio ma ce ne possono essere altre nell'area livornese) e di pianificare cosa può essere fatto nelle aree abbandonate. Quest'ultimo è un tema spesso trascurato. Ma è importante quasi quanto l'area di nuova rilocalizzazione. Se il consiglio comunale dà un indirizzo alla giunta di accelerare questo processo per la Lonzi, la giunta può prendere in considerazione di fare una variante anticipatrice. Interventi previsti nel breve periodo: Nella fase in cui ci troviamo, l'istruttoria tecnico-amministrativa tesa al rinnovo dell'Autorizzazione integrata ambientale, e ormai in scadenza, dovrà prevedere alcuni punti di forza che, nel perdurare dell'attività, limitato alla sua delocalizzazione, aumentino le garanzie ambientali e il benessere dei cittadini che si trovano intorno all'area. In particolare, come impegno da parte della ditta, si ritiene necessario che venga predisposta: 1.una copertura in telo di plastica sulle lavorazioni più soggette a dispersione e imbrattamento dei luoghi; 2.un impianto antincendio con tecnologie diverse che permetta l'attivazione in automatico nel caso in cui si verifichino incidenti, ovvero per contrarre il più possibile il tempo di fuoco; 3.un rialzamento in tamponamento della zona lavorazioni con il polpo e se possibile sia modificata la lavorazione del materiale passando ad una pala meccanica; 4.una modalità di accesso all'impianto dei camion che non potranno più sostare nei pressi dell'area. Una modalità potrebbe essere di costituire una stazione di partenza radio-comandata dall'Interporto con viaggi singoli; 5.una verifica sulla qualità delle acque che vengono utilizzate per la nebulizzazione dell'impianto per l'abbattimento delle polveri; 6.una modalità operativa di lavoro collegata direttamente alle condizioni di velocità del vento, ammettendo lavorazioni fino a quando la velocità si attesta intorno agli 20 nodi; In accordo con le richieste dei cittadini potrebbe essere condotta un'indagine spot sui terreni, le acque sotterranee e sulle acque superficiali. I punti di controllo terreno potrebbero essere nel numero di 10, nelle acque sotterranee 4, nelle acque superficiali (Rio Cignolo) 3. *Assessore all'Ambiente Comune di Livorno 

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