Ataf privatizzata dal 1 dicembre. Rifondazione chiede massima responsabilità sociale alla nuova proprietà
04/12/2012
Dal 1 dicembre 2012 Ataf è ufficialmente un’azienda privata: in quella data è infatti avvenuto il passaggio dalla vecchia proprietà, Ataf Spa, di proprietà pubblica, alla nuova, Ataf Gestioni Srl, società soggetta al controllo di Busitalia – Sita Nord (in pratica le Ferrovie). Il passaggio è avvenuto senza alcun tipo di accordo con i sindacati, che sono stati accuratamente tenuti ai margini di ogni mossa e decisione. È dall’inizio della vicenda che Rifondazione sta dalla parte della RSU aziendale ed oggi torniamo a schierarci da quella parte. Il Prc ha sempre sostenuto che la privatizzazione del trasporto pubblico fosse una scelta scellerata e contraria all’interesse dei cittadini e dei lavoratori di Ataf, ed oggi si incominciano a vederne le prime conseguenze. Infatti, la prima cosa che i nuovi dirigenti hanno messo sul tavolo è stata un pacchetto di misure di incentivo all’esodo, ancora non precisate nei numeri e nei tempi, e l’annuncio del licenziamento di tre dirigenti. La notizia è arrivata il primo dicembre, al momento della presentazione del nuovo staff alla Rsu aziendale, e ha destato numerose perplessità tra i lavoratori. Infatti, non è stato ancora delineato con chiarezza il piano industriale che la nuova proprietà dovrebbe predisporre e, soprattutto, non è stata garantita la tenuta del livello occupazionale e nemmeno si è capito con quale tipo di responsabilità sociale i nuovi proprietari si apprestano a trattare il tema della salvaguardia dei posti di lavoro. La prossima settimana è previsto un tavolo con i sindacati, nel quale si discuteranno nel dettaglio alcuni aspetti legati ai diritti, all’occupazione e ai salari. Il pericolo di licenziamenti è quanto mai reale e dunque sarebbe auspicabile che le Istituzioni, sebbene Ataf sia ormai privatizzata, rimangano vigili su quello che la nuova proprietà ha intenzione di fare. Già il trasporto pubblico fiorentino, che Rifondazione continua a considerare un bene comune di primaria importanza, ha subito un grave attacco ed è stato letteralmente svenduto; adesso, diventa concreto il pericolo che anche sulla salvaguardia dei posti di lavoro venga permesso ai privati di fare come vogliono, rompendo il dialogo con i sindacati e lasciandogli così la possibilità di licenziare indisturbati.

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