CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA
GRUPPO CONSILIARE “FEDERAZIONE DELLA SINISTRA – VERDI”
DPEF, finanziaria e bilancio regionali. Sgherri:”crisi e le politiche di Monti creano situazione drammatica. Necessario coraggio e concentrarsi su rilancio del welfare, occupazione e dell’economia”
Firenze, 18 dicembre. In un contesto di crisi economica e di politiche recessive da parte del governo nazionale, l’approvazione del DPEF e della manovra finanziaria impone con drammaticità di prendere atto di una condizione preoccupante della finanza regionale e di una ridefinizione contestuale degli spazi e delle modalità di intervento dell’ente regionale. Per la prima volta siamo consapevoli che la “buona condotta” non basta più, che con le razionalizzazioni e la lotta agli sprechi non siamo più in grado di annullare gli effetti negativi dei tagli dei trasferimenti e della congiuntura economica. Ribadiamo la nostra critica al Governo Monti, alla sua osservanza suicida dei dettami della troika e alla sua applicazione di politiche restrittive, che anziché fornire strumenti di uscita dalla crisi, ci spingono verso la recessione, l’impoverimento e, questione forse più grave, lo smantellamento del nostro sistema di tutele sociali. Davanti a questo scenario una lineare applicazione dei tagli a cascata sulla pelle degli uomini e delle donne toscani sarebbe per noi insostenibile, politicamente e moralmente.
Per questo, apprezziamo lo sforzo della Regione Toscana di interrogarsi su quali strumenti mettere in campo per attivare quelle risorse e quegli attori che maggiormente possano offrire a tutta la comunità regionale una via di uscita dalla crisi, a partire dall’economia e dal sociale. Quello di cui abbiamo bisogno è di una vera e propria “mossa del cavallo”, per uscire con abilità e destrezza dagli spazi angusti della propagazione dei tagli.
Così Monica Sgherri – capogruppo di “Federazione della Sinistra – Verdi” in Consiglio Regionale oggi in aula in merito al dibattito sulla Finanziaria, bilancio di previsione e DPEF regionali. In economia, apprezziamo l’impegno, che monitoreremo con attenzione, verso lo sviluppo di filiere virtuose che possano contribuire allo sviluppo di prodotti ad alto valore aggiunto e a minore impatto ambientale; apprezziamo l’attenzione al sostegno al reddito e al problema della disoccupazione giovanile e femminile, alle crisi economiche (su cui la regione si è impegnata, seppur talvolta con armi spuntate), – Lucchini e Breda in primis – ma che richiederebbero un piano nazionale di rilancio sulle attività economiche strategiche che manca. Ma l’attuale crisi ci impone di mettere a fuoco due criteri sui quali misurare il nostro impegno: la capacità di attivare occupazione di qualità e la capacità di mobilitare risorse locali (reti di impresa, filiere locali, percorsi virtuosi di sviluppo, ricerca e formazione).
Così come sul welfare l’impegno è notevole: se però le esigenze aumentano e le politiche nazionali ed europee puntano ad una sua residualità allora l’obbiettivo di ripensare un welfare che non debba assomigliare ad un intervento caritatevole ma più ampio e strutturale si deve porre, non potendo quindi esaurirsi nel quesito compartecipazione alla spesa vs riduzione dei servizi. Ci vuole quindi uno scatto di coraggio, che richiede anche discontinuità rispetto alla scelte fatte, in nome non tanto della condivisione o meno delle medesime, ma a causa di risorse sempre più limitate e priorità da indicare nella tutela del welfare e della ripresa economica. Ne cito tre esempi. Il primo, le risorse destinate al nodo alta velocità di Firenze e a prescindere da cosa si pensi nel merito del progetto. Oggi, in tempi di “vacche magre” la domanda da porsi è quale sia la priorità, quindi il sotto attraversamento e la nuova stazione oppure l’ammodernamento della rete ferroviaria regionale, capace di portare ad un trasporto efficace, veloce e comodo. La risposta è scontata.
Il secondo invece riguarda la gestione dei rifiuti, dove correttamente la Regione cita il rispetto della direttiva europea 98/2008 e le sue gerarchie ma nel contempo assistiamo – da parte delle province di Firenze, Prato e Pistoia – all’approvazione di un piano il cui impianto è basato ancora sull’incenerimento – sul quale sono dirottate quasi tutte le risorse, centinaia di milioni di euro – e i cui dimensionamenti si basano su dati errati di produzione dei rifiuti (previsti in aumento, mentre il trend è l’opposto) e sul posticipare il raggiungimento degli obbiettivi di raccolta differenziata rispetto a quanto stabilito dalle norme europee e nazionali; la quantità di investimenti necessari per la scelta inceneritorista non ha corrispettivo in termini di ricadute occupazionali e di sviluppo industriale duraturo, della filiera del recupero e riciclo. Infine sulla sanità: anche in quest’ambito è necessario fare il punto rispetto a tutti i progetti di edilizia sanitaria approvati nel passato. Non possiamo infatti chiedere – vista la fase - ai cittadini sacrifici - operare una riorganizzazione dolorosa - e continuare con quello che potrebbe essere considerato costruire “cattedrali nel deserto”. Siamo in una fase difficilissima quindi, ed è per questo – per orientare al meglio azioni e risorse – che gli atti votati oggi dovranno essere attentamente monitorati da Commissioni consiliari e Consiglio e magari ri parametrati alla luce degli scenari che via via si produrranno e dai risultati che otterremo.

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