martedì 19 luglio 2011

Genova ´01. Siamo maturi?

Genova ´01. Siamo maturi?


Maturitá. Presi il liceo in modo tranquillo, per 5 anni, e all'ultimo momento sentivo la tensione dell'esame. Ci riversai molte energie. Andavo a fare le pizze alla Festa di Liberazione di Montaione e mi portavo da studiare dietro. Eravamo tra Giugno e Luglio, era il 2001.
Avevo la possibilità di andare a Genova, ma l'esame era a Luglio inoltrato e non potevo pensare ad altro. Dopo l'esame me ne andai fuori toscana, a riposarmi dai miei zii. Il 20 luglio l'ho vissuto dalla tv. Il morto che avevano annunciato era già sul conto che avrebbero finito di presentare alla Scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto.
Un conto lungo e costoso.
Tornano i ricordi anche del successivo Settembre. Ero in fabbrica da mio padre, quel pomeriggio di inizio mese, quando ricevetti un sms di una ex compagna di liceo che diceva "Sarai connetto, adesso?!?" . Si riferiva al voto finale della maturità? O a Carlo Giuliani, per alcuni la "vittima" di questi "noglobal rompicoglioni"?
Continuai in fabbrica, solo la sera di quell'undici Settembre capii il senso del messaggio, mentre svisceravo una serie di problemi che sarebbero stato ben spiegati nel documentario (poi libro) "Perché ci odiano" di Paolo Barnard.

Riguardo le immagini oggi, ovviamente non possono non pensare al tempo passato, dieci anni e sono sempre lá. I magistrati hanno fatto (in parte) chiarezza, ma i mandanti sono ancora lá, come delle costanti nella politica italiana. Qualcuno si stupì quando nel 2009, al NoBDay, molte persone, della mia età in sù, rimasero inorridite da un cartello portato da alcuni giovani tinti di viola: "Menomale che Gianfranco c'é" . Ecco a cosa serve mettere a tacere la realtà e tenere il tempo per le briglie, muoverlo come e dove interessa al potere. Gianfranco Fini, quello che chiese esplicitamente il massacro alla Scuola Diaz. Un fronte "democratico" con lui con con chi era a quel tempo in maggioranza (Casini) é un controsenso enorme per chi vorrebbe rappresentare i cittadini, i lavoratori.
Non so se riguardate ogni tanto quelle immagini, la scuola all'aria e sangue ovunque. E' bene dirlo, potrebbe succedere ancora in qualunque momento: e succede.
Non so se qualcuno ha notato la migliore preparazione della macchina mediatica del fango in occasione della mattanza in val di Susa, con l'invenzione dei black bloc spuntati dal nulla. Quei black bloc (quelli veri) che a Genova, nel 2001, raccoglievano mazze e armi direttamente dalle camionette della polizia.
Non so voi, lettori, cosa proviate; la prima sensazione é impotenza. E' una sensazione che non riesco a sopportare, non la posso tenere con me, la devo fuggire. Non posso sentirmi impotente, devo fare qualcosa, e subito.
Ma come diavolo si fa a bere tutto questo? Abbiamo avuto 10 anni per rifletterci, per digerire, o almeno per provarci: adesso un rigurgito antifascista dovrebbe cacciare via ogni dubbio, questo in cui viviamo non é un vero sistema democratico né un sistema economico che funziona.

E come diceva qualcuno tempo fa, adesso basta col fare filosofia e discorsi, dobbiamo agire, soprattutto su un piano diverso che ci dobbiamo costruire da soli. Genova ha segnato un punto di svolta in negativo, soprattutto perché si é pensato di poter battere (o almeno combattere) il capitale in un luogo e in un tempo ben preciso. Quel potere del capitale che é oggi diffuso nei luoghi, ma complesso, che difficilmente si può combattere attaccando un luogo soltanto e magari dandogli un "appuntamento" preciso nel tempo. Proprio per questo, occorre organizzarsi e porre un piano di lotta alternativo, che non segua i tempi del capitale, che non lo attacchi in un luogo solo.

"Creare 10, 100 Vietnam" , ce lo ricordiamo, o vogliamo continuare a fare scioperi di 4 ore il venerdì??
In realtà, non siamo impotenti, siamo il motore di quello stesso sistema che vogliamo combattere. Dieci anni da Genova, con più o meno sempre lo stesso governo, gli stessi poteri che già conoscevamo. Dovremmo aver raggiunto già una certa maturità per poter agire.
E.S.

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