Ad Arezzo viene meno il diritto all’aborto
Erica Rampini, Giovani Comunisti Arezzo – 23/11/2011 - www.gctoscana.eu
E’ inaccettabile e ingiustificabile negare un diritto alle donne aretine. Soprattutto se questo diritto è giunto dopo anni di lotte e di battaglie per l’autodeterminazione femminile. Nell’ultimo anno, presso la USL 8 aretina, sono aumentati in maniera esponenziale i medici obiettori di coscienza. Quest’estate all’ospedale San Donato tutti i medici ginecologi si sono dichiarati obiettori, mettendo in difficoltà la struttura sanitaria, costretta a trovare una soluzione, soluzione definita tampone da Desideri, direttore USL 8: i medici non obiettori della zona socio sanitaria aretina si sarebbero dovuti spostare per praticare aborti anche nell’ospedale del capoluogo. Capiamo benissimo che questa situazione può essere solo provvisoria, e ad oggi abbiamo notizie allarmanti, per l’aumento dell’attesa nelle liste, con l’evidente rischio di intervenire fuori tempo massimo. Abbiamo chiesto un incontro al Direttore, ma ancora non abbiamo avuto risposte. Visto l’urgenza e la gravità della situazione vorrei sollecitare l’appuntamento.
La Legge 194 prevede scelte individuali e responsabilità pubbliche. L’obiezione di coscienza “astensione facoltativa da prestazioni di lavoro” è un diritto della persona ma non della struttura. Al singolo, sia esso un medico, un infermiere, un ausiliario è garantito potersi avvalere di questa possibilità. Ma quel che è un diritto del singolo non è diritto della struttura sanitaria nel suo complesso, che ha anzi l’obbligo di garantire la erogazione delle prestazioni sanitarie. Sia chiaro che la mia non è una discriminazione nei confronti di chi decide di obiettare per motivi religiosi etici e morali, ma la perplessità nasce dal fatto che gli stessi dottori che adesso hanno deciso di non praticare l’interruzione volontaria della gravidanza, fino a qualche mese fa la eseguivano.
Forse sono stati messi in condizione di dichiararsi obiettori dalla struttura sanitari stessa? L’agenzia Italiana del Farmaco ha preso anno scorso la decisione di commercializzare la RU 486 sotto stretto controllo medico; si trattava solo di allineare il nostro paese alle altre nazioni europee, per evitare di continuare a penalizzare le donne italiane, e non di una scelta compiuta per senso di civiltà. Dobbiamo farci portavoce con la Regione affinché anche in Toscana si passi a questo metodo di aborto meno invasivo e che potrebbe in parte risolvere la questione dell’obiezione di coscienza. Concludo avanzando anche una proposta: credo sia giusto che la struttura sanitaria sia messa in condizione, dalla legge, di fare bandi di concorso ad hoc, rivolti cioè a chi si dichiara non obiettore, senza per questo fare discriminazione e risultare anticostituzionale. Vorrei analizzare questa istanza con chi di dovere per iniziare almeno con una raccolta firme, per capire la reale conoscenza che le donne hanno di questo argomento.
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