Firenze, 24 maggio 2012
Al Presidente del
Consiglio Regionale Toscano
Interrogazione Orale Urgente in merito “ai risvolti
ambientali e occupazionali dell’attività dell’azienda Solvay sul territorio
toscano”.
Ricordato
Che la Solvay ha costituito nel tempo e tuttora costituisce per la sua
incidenza economica nonché
occupazionale, la componente manifatturiera
più importante per l’Alta e la Bassa Val di Cecina ed un presidio
fondamentale per la chimica.
Che
risultano annose le problematiche relative a risvolti legati alla sostenibilità
ambientale dell’attività estrattiva e di emungimento idrico di Solvay,
riscontrandosi, fra l’altro, nelle zone interessate, forti riduzioni delle
falde acquifere e delle subsidenze di fiumi quali il Cecina.
Che la Solvay rappresenta,
a tutt’oggi, un presidio
industriale di grande valenza economica per il territorio, seppur ridotto
rispetto agli anni passati, da salvaguardare e con essa la relativa
occupazione;
considerato
in ogni caso, che la presenza industriale deve assumere
connotati sempre più marcati di sostenibilità ambientale;
che per poter essere estratto dal sottosuolo , il salgemma deve
essere solubilizzato in salamoia con immissione di acqua, ad oggi derivante
dalla falda freatica dell’acquifero del fiume Cecina;
che la quantità di acqua immessa nel sottosuolo necessaria alla
sola preparazione della salamoia è valutata nell’ordine di circa 6,5 milioni di m3/anno;
valutato
altresì
che nel complesso la Solvay preleva
annualmente il 48% dell’acqua del bacino del Cecina ( secondo quanto emerso
dallo studio Cheli-Luzzati cofinanziatato dalla Regione Toscana)
determinando un depauperamento della risorsa idrica dell’Alta Val di
Cecina, e mettendo in crisi lo stesso approvvigionamento idrico per l’uso umano
ed agricolo;
di estrema gravità questa criticità idropotabile, ripetutasi
nel tempo, in particolar modo nel periodo tardo-primaverile-estivo;
considerato altresì
che
tale criticità, stante la diminuzione della precipitazioni e la conseguente
impossibilità di ricarica della falda freatica, si manifesterà nel periodo
estivo ma che, se il trend continuerà nella sua negatività, rischia di diventare una costante, in quanto non episodica ma legata a cambiamenti climatici
sistemici interessanti tutto il globo terrestre;
conseguentemente che una riduzione della utilizzazione della risorsa
idrica per usi industriali sarà necessaria in favore dell’uso umano;
constatato
che l’iter
autorizzativo per il rilascio delle nuove concessioni di sfruttamento minerario
denominate “Cecina” e “Poppiano” ha incontrato non poche difficoltà legate a
azioni di opposizione da parte delle popolazioni e istituzioni locali
che
lo stato di potenziale deficit di approvvigionamento di salgemma in ragione del
mancato rilascio delle concessioni minerarie e della diminuzione della
disponibilità di acqua, è stata considerato da Solvay - a
quanto riportato anche sulla stampa - rischioso per la continuità del processo produttivo e come tale ha
comportato – a quanto risulterebbe - la messa in cassa integrazione di 23
lavoratori del cantiere di Ponteginori;
che
tale situazione ha comportato
conseguentemente la mobilitazione sindacale e nel contempo ha portato le
istituzioni, Regione, Provincia di Livorno e Pisa e Comuni dell’Alta e Bassa
Val di Cecina insieme a Solvay chimica e
Atisale ad elaborare nel marzo scorso un protocollo di verifica,
cosiddetto accordo-ponte, propedeutico alla sottoscrizione di un accordo di
programma, ricomprendente eventualmente i termini del vigente accordo stipulato
nel 2003, volto a salvaguardare in un
quadro di sostenibilità ambientale le attività produttive di Solvay e
Atisale, puntando a risolvere, da un
lato, il problema del rilascio delle concessioni minerarie per l’estrazione
del salgemma e garantendo l’approvvigionamento della materia prima per il
processo Solvay e, dall’altro, tutelare
la risorsa idrica in Val di Cecina per l’uso idropotabile e per l’utilizzo
industriale
che
per la tutela della risorsa idrica in
Val di Cecina l’accordo prevede la
realizzazione dell’invaso di Puretta, cofinanziato da Regione e da Solvay, tale
da supportare in termini di approvvigionamento idropotabile gli invasi a determinazione
industriale del progetto Idro-S;
che per gli invasi sopradetti , Puretta e Idro-S, la fonte di riempimento dovrebbe essere
rappresentata dalle piene del fiume Cecina;
che ad oggi in ragione della scarsità di precipitazioni il
fiume Cecina è da decine di mesi ridotto consistentemente nella sua portata e
come tale non in grado né di contribuire al ricarico della falda freatica né tanto meno in
grado di contribuire al riempimento di
eventuali invasi ad esso collegati e da esso dipendenti, situazione che
potrebbe aggravarsi in futuro in ragione dei sopradetti cambiamenti climatici rendendo praticamente inutilizzabili gli invasi stessi; tutto ciò senza dimenticare i
potenziali aspetti negativi che – a quanto consta - emergerebbero dal punto di
vista di impatto ambientale per quanto riguarda il progetto Idro-S.
Ricordato inoltre
che,
a seguito della stipula del cosiddetto accordo ponte sono state rinnovate, in
sede di conferenza di servizi lo scorso 8 maggio, le concessioni di
sfruttamento minerario a Solvay e Ati Sale denominate “Cecina e “Poppiano”,
rinnovo perfezionato tramite decreti della Regione Toscana dello scorso 18
maggio.Che in quella sede è stato ribadita la volontà di giungere ad un più
compiuto accordo di programma fra ministero competente, regione e enti locali
che – come si legge anche in un comunicato della stessa Regione Toscana
“affronti tutte le questioni relative a Solvay sull'intero territorio toscano.”
Visto
che sui progetti di compensazione quali il progetto Idro-S e
successive modificazioni il Tar scrive in merito al rispetto delle garanzie
alle “quali la Regione stessa ha subordinato il via libera al progetto
per il versante ambientale, attesa l’incertezza incertezza e genericità
delle misure in cui detta garanzia dovrebbe tradursi, ma anche il profilo della sussistenza, laddove tali misure non trovino,
poi, alcuna attuazione, degli estremi per la proponente per pretendere la
ripetizione di quanto versato. In altre parole”…”non vi è, allo stato, alcuna
garanzia che l’esigenza di fronteggiare la crisi idrica dell’alta Val di Cecina
trovi effettiva realizzazione” ), passaggio richiamato nello stesso
“protocollo ponte”.
Valutato altresì
quindi che l’obbiettivo da perseguire concretamente debba essere
quello di soluzioni che tutelino l’ambiente e nel contempo le attività economiche –
con conseguenti ricadute occupazionali – nella zona interessata. In
quest’ambito la ricerca di soluzioni
adeguate a fronteggiare il depauperamento della risorsa idrica è doverosa e
sempre più urgente – vista la situazione ambientale sopra descritta - non soltanto per tendere alla risoluzione o mitigazione dei problemi
medesimi ma anche alla salvaguardia occupazionale derivante dal permanere
dell’attività di Solvay sul territorio
Che tali obbiettivi possono certo realizzarsi con opere di
compensazione degli effetti dello sfruttamento industriale della risorsa idrica
– in questa direzione sarebbe auspicabile
valutare la previsione di interventi più a monte e di maggior consistenza
rispetto a quanto previsto con i progettati invasi di Puretta e Idro-S, così da “svincolare” almeno
parzialmente l’utilizzo di acqua proveniente dal Fiume Cecina - ma soprattutto
di riduzione del suo utilizzo industriale, quindi intervenendo in questa direzione
nel processo produttivo di Solvay e Ati Sale tendendo ad un minore utilizzo
della risorsa idrica.
In
particolare :
-
prevedendo – come esplicitamente per altro fa riferimento l’accordo ponte (
comma 3 dell’art.5 del protocollo di verifica) – un “migliore/maggiore utilizzo
di acque derivanti dal post-trattamento
dei depuratori di Cecina/Rosignano( implementando quindi il progetto ARETUSA) ad uso dello stabilimento
di Rosignano
-
convogliando le risorse pubblico -
private, in particolare quelle versate da Solvay come oneri di
sfruttamento a Ministero e Regione, per progetti riduzione di utilizzo della
risorsa idrica per uso industriale, con particolare riferimento al riutilizzo
delle acque già utilizzate per il processo industriale
-
valutando, inoltre, la previsione di progetti relativi alla realizzazione di dissalatori di acqua di mare da utilizzare nei processi
industriali dell’area.
Considerato infine
che
l’ultimo passaggio utile per affrontare adeguatamente queste questioni sia il
prossimo protocollo d’intesa che dovrebbe – a quanto appreso – essere
sottoscritto in materia nelle prossime settimane.
Che
ad oggi – a quanto consta – non è stata ancora ritirata la cassa integrazione
per i lavoratori dello stabilimento di Ponteginori, tutto ciò nonostante siano state rinnovate a
Solvay e Atisale le concessioni minerarie “Cecina e Poppiano”
tutto ciò premesso sono ad interrogare la Giunta Regionale
Per
sapere:
Se non ritiene di attivarsi – per quanto di competenza - affinché nel futuro accordo di programma
vengano valutati – in via prioritaria - e inseriti i suddetti interventi tesi
ad incidere nel processo produttivo di Solvay al fine di ridurre l’utilizzo
della risorsa idrica per uso industriale, con la conseguente revisione di
interventi invece maggiormente rivolti alla compensazione a seguito del suo
utilizzo.
Se è a conoscenza del fatto che siano previste e con che
modalità – e se intenda attivarsi in questa direzione – azioni tese ad ottenere
un adeguato coinvolgimento delle istituzioni e delle comunità locali nell’iter di definizione del
suddetto accordo di programma.
Se
è a conoscenza, nel dettaglio, di quanto effettivamente ammontino gli oneri
finanziari gli oneri finanziari corrisposti da Solvay sotto forma di canoni
minerari a Ministero e Regione e se sia
sua intenzione porre in essere ogni azione affinché essi siano utilizzati sul
territorio, in particolare con le finalità di tutela ambientale e della risorsa
idrica.
Se
– per quanto consta – è a conoscenza dell’effettiva volontà di Solvay di
ritirare la cassa integrazione per i lavoratori dello stabilimento di
Ponteginori, nonché quali siano i tempi per tale ritiro e quali azioni abbia
intrapreso o abbia intenzione di intraprendere per contribuire al ritiro
medesimo.
La Consigliera Monica Sgherri

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