mercoledì 30 maggio 2012

Entra in una fase delicata la vicenda del Maggio Musicale


Entra in una fase delicata la vicenda del Maggio Musicale: in tutti i modi deve prevalere il massimo della responsabilità sociale da parte della Fondazione senza che siano attivate scelte irresponsabili.  Lavoro, occupazione e diritti non possono diventare merce di scambio per un risanamento e rilancio che vedono ancora pessime perfomance gestionali.
Rifondazione Comunista chiede alla Provincia di Firenze in qualità di socio e finanziatore se intende proseguire a finanziare passivamente senza porre condizioni almeno sul piano della responsabilità sociale.  Domanda di attualità art. 39 del Regolamento del Consiglio Provinciale.

Entra in una fase delicata la vicenda del Maggio Musicale, l’incontro convocato presso la direzione lavoro della Provincia di Firenze tra le parti, dopo la dichiarazione dello stato di crisi e la prospettata procedura di mobilità per 70 lavoratori da parte della Fondazione, non registra aspetti postivi tanto da obbligare le parti a riaggiornare il tavolo procedurale a martedì 5 giugno.
L’incontro era stato preceduto dall’individuazione degli strumenti per la gestione della procedura e in particolare il ricorso alla Cassa Integrazione in deroga e un non specificato  accordo sulla flessibilità, ancora in fase di definizione nonché  un intervento compensativo per chi non può godere della cassa in deroga.
Sembra allontanarsi l’obiettivo posto dai lavoratori e dai sindacati di non provocare una macelleria sociale tra i lavoratori chiamati a rispondere ad una gestione fallimentare e scarsamente autorevole, la FLC CGIL del Maggio Fiorentino “….esprime  la sua preoccupazione per il fatto che …i nodi più delicati e politicamente sensibili sono tutti aperti e le mancate risposte sugli stessi allontanano la possibilità di raggiungere un accordo necessario…”, parole dure ma esemplificative della posta in gioco. Inoltre c’è la corsa contro il tempo scatenata dalla procedura di crisi  avviata dal Presidente della Fondazione che non lascia scampo o le parti trovano un accordo oppure da dopo l’11 giugno la “…Fondazione sarà libera di dare il via ai licenziamenti collettivi. La legge prevede la possibilità di una proroga di un paio di settimane, ma la preoccupazione nell'ambiente del teatro è comunque tanta. Se non si troveranno volontari, sono 70 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro…”
Comunque l’aspetto più controverso della complessa vicenda  per il futuro del Maggio “…è comunque quello delle risorse. La Fondazione, secondo quanto sostengono i sindacati, ha detto che per quest'anno i soldi per gli incentivi all'esodo non ci sono.
Per gli esodi volontari, dunque, si può parlare solo dal primo gennaio 2013. Altra novità emersa dall'incontro di ieri è che la cassa integrazione in deroga, secondo la proposta della Fondazione, potrebbe interessare non solo i 176 tecnici e amministrativi del teatro, ma tutto il personale, artisti compresi….”.
Ambiguo è il comportamento della fondazione che ancora non ha sciolto il nodo dei licenziamenti, i sindacati “…vogliono infatti che chi lascia il teatro lo faccia solo volontariamente, indipendentemente dal numero degli esuberi, che la Fondazione, nel corso dei tavoli, si è resa nel frattempo disponibile a ridurre da 70 a 45...” e a nostro parere non si avverte il peso delle istituzioni che avevano richiesto “a parole”  che tutti lavorassero – Fondazione, Comune di Firenze, Confindustria -  per la tenuta e la salvaguardia occupazionale e la tutela dei diritti.
L’accordo comunque non può prescindere da  questi presupposti, soprattutto da parte di lavoratori che hanno già dato e che si aspettano uno stop alla politica dei sacrifici unilaterali, soprattutto da parte di chi non mostra un adeguato profilo di responsabilità sociale e capacità gestionali.

Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista  nel ribadire la massima attenzione e impegno politico istituzionale a sostegno della vertenza sindacale nell’esprimere la solidarietà ai lavoratori del Maggio Fiorentino chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire sull’evoluzione dello stato di crisi del Maggio fiorentino, sul profilo assunto dalla Fondazione e sul ruolo che la Provincia di Firenze sta assumendo nel contesto della delicata vicenda .
Altresì chiediamo di sapere dall’Amministrazione Provinciale in che cosa consiste la disponibilità della Fondazione  a ridurre da 70 a 45 i lavoratori in esubero quando ha contestualmente confermato che per quest'anno i soldi per gli incentivi all'esodo non ci sono e non ci saranno almeno fino al 2013.
Chiediamo inoltre di conoscere se ci sono proposte alternative alla logica dei tagli, riferendo anche sullo stato delle relazioni sindacali, anche alla luce delle pessime performance gestionali giocate unicamente sulla pelle dei lavoratori  e come vengono motivati gli, a nostro avviso, ingiustificati emolumenti della Soprintendente e del gruppo dirigente, alla luce dell’attuale quadro economico.
Infine chiediamo di sapere cosa la Provincia di Firenze, in qualità di Ente finanziatore della Fondazione del Maggio,  cosa intende fare a fronte della richiesta dei possibili licenziamenti e se intende proseguire a finanziare passivamente senza porre condizioni almeno sul piano della responsabilità sociale.



Andrea Calò                                                                Lorenzo Verdi

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