martedì 25 ottobre 2011

Valbelluna, un'altra Val Susa


Centrale a Busche:«Taglieremo le reti se passa il progetto»

Vivaci proteste alla presentazione della centrale Camolino-Busche. En&En ha fornito i dati dell’impianto senza però rispondere a domande

  • http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/10/25/news/taglieremo-le-reti-se-passa-il-progetto-1.1620210
    di Alessia Forzin
    BELLUNO. Minacciano di bloccare i camion e di «tagliare le reti del cantiere», se la gente non verrà ascoltata e se Energy Hydro Piave darà avvio ai lavori di realizzazione del mega impianto idroelettrico di Busche con l’acqua del Mis prelevata a Camolino.
    Come in Val di Susa, anche in Valbelluna monta la protesta contro lo sfruttamento dell'ambiente per ragioni economiche. Ai piedi delle Dolomiti la polemica nasce per tutelare l'acqua, oltre che il territorio, bene comune messo in pericolo dall'impianto da 32 mega Watt. La provocazione è stata lanciata ieri al centro Giovanni XXIII di Belluno (dove si presentava il progetto) da Nico Paulon, di Acqua Bene Comune, e riassume un pomeriggio di tensione, polemiche, malcontento popolare e grandi silenzi dagli attori del progetto.
    Energy Hydro Piave ha dedicato una mezz’ora alla presentazione dell'impianto, ricordando come sia stato migliorato l'impatto ambientale (la vasca di accumulo nel progetto di metà degli anni '80 conteneva 100 mila metri cubi di acqua, questa “solo” diecimila), come l'Ue imponga entro il 2020 di spingere sulla produzione di energia da fonti rinnovabili e come questa sia «una grande occasione occupazionale per il Bellunese, perché impiegheremo solo manodopera locale, almeno 200 persone», ha detto Angelo Caneve, presidente di En&En.
    E' stato anche spiegato che l'impatto ambientale non sarà rilevante: ci saranno sì dei camion che trasporteranno 120 mila metri cubi di materiale all'anno (frequenza uno ogni 10-15 minuti), ma solo per 300 giorni, quindi non nei fine settimana. L'aumento del traffico sulla statale 50, inoltre, sarà «solo del 2%». Le polveri che si genereranno dagli scavi verranno bagnate, si useranno materiali fonoassorbenti, e la centrale «permetterà di annullare l'oscillazione delle portate dei torrenti Mis e Cordevole».
    La platea ha lasciato parlare gli esperti, mentre qualcuno posizionava dei cartelli contro lo sfruttamento dell'acqua. «Possiamo fare qualche domanda?», ha chiesto allora la gente. «Si può parlare, ma noi non possiamo dare risposte», ha risposto Caneve. E sono state le sue ultime parole (ha solo aggiunto che fornirà le risposte in conferenza dei sindaci a Venezia, sollevando ancora più malumori). Per un'ora e mezza il presidente di En&En ha ascoltato senza intervenire la rabbia e il disappunto dei cittadini. «Su 11 km di condotta sono stati fatti solo 5 sondaggi, e nel 1988. Per il Col Cavalier, di 1 km, 20», ha detto la geologa Laura Finti. «Dove sono le indagini geotecniche e geomeccaniche? Sono stati presi in considerazione eventuali danni alle sorgenti (ce ne sono 33 lungo il percorso della condotta, ndr)? Avete fatto le analisi delle discariche?» Interrogativi rimasti privi di una risposta. In tanti hanno segnalato come ormai l'acqua di fiumi e torrenti sia sfruttata a dismisura, come sia una chimera la stabilizzazione delle portate, «perché di acqua non ce n'è più», come «gli interessi economici ormai passano sopra tutto». Valter Bonan, di Acqua Bene Comune, ha posto l’accento sulla «vostra indisponibilità a un confronto serio e costruttivo con i cittadini, che lascia esterrefatti. Avevate detto che contro la volontà popolare questo impianto non si sarebbe fatto, invece il primo agosto avete presentato la richiesta di Via mettendo tutti davanti al fatto compiuto».
    Un golpe che non è piaciuto a nessuno, e contro cui si annuncia battaglia: «Sono finiti i tempi in cui dall'alto della vostra potenza economica potete imporre le vostre scelte, e lo capirete presto», ha concluso Bonan. «Abbiamo messo in campo tutto ciò che potevamo, e continueremo a farlo», ha chiuso Nico Paulon, che ha sottolineato «l'irriverenza e l'arroganza dei proponenti del progetto, che non hanno nemmeno aperto un dialogo sulle numerose domande arrivate oggi». «Quello che state facendo sta facendo incazzare pesantemente la gente, e arrivano segnali di opposizione a questo progetto da molte parti d'Italia. Abbiamo raccolto firme, fatto presìdi, manifestazioni, cosa ci manca? La procura, la corte europea, e se il cantiere partirà lo stesso forse dovremo prendere in considerazione l'idea di bloccare qualche camion e tagliare le reti».

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