Rapporto Irpet: piena recessione. Le imprese non investono, le famiglie riducono i consumi, gli enti locali tagliano.
Le Considerazioni della Capogruppo Sgherri.
Firenze, 5 giugno. Dal rapporto sulla situazione economica della Toscana, presentato oggi da Irpet emerge che fino ad ora il sistema toscano ha scricchiolato sotto i duri attacchi della crisi, ma seppure con molta fatica, ha retto il colpo. Se la crisi e i suoi effetti fossero finiti potremmo tirare un sospiro di sollievo e ripartire.
Purtroppo, non sarà così. Lo scenario presentato da Irpet è di piena recessione per i prossimi due anni: le imprese riducono gli investimenti, le famiglie contraggono (per il quinto anno consecutivo) le loro spese e la pubblica amministrazione, sotto la scure del governo, Berlusconi prima, Monti, poi, contrae la spesa e mostra tutta la sua impotenza anticiclica.
Davanti alla manifestazione evidente dei limiti di una logica liberista che spreme l’economia reale a vantaggio della speculazione, che riduce i consumi, taglia i servizi, e azzera l’intervento dello stato ci sarebbero motivazioni sufficienti per invocare un cambio di rotta netto e deciso. Riaprire il dibattito sul patto di stabilità, interrogarci sul ruolo delle banche nel finanziamento della produzione e le loro responsabilità nella crisi che stiamo vivendo, esaminare nel profondo il tema della redistribuzione del reddito, ma anche dei costi della crisi per capire, ad esempio, che lasciare alle famiglie la funzione di ammortizzatore sociale genera disuguaglianze e ingiustizie che non riusciremo a rimuovere, anche se otterremo un pizzico di competitività in più.
Per questo, non possono essere sufficienti le soluzioni proposte da Irpet quando si limitano a invocare la necessità di recuperare la competitività, riducendo il costo del lavoro per unità di prodotto.
E se abbiamo condiviso pienamente le critiche di Rossi alle regole che imbrigliano quello che la programmazione pubblica potrebbe fare per combattere la recessione, non ci convince la riproposizione né esclusivamente delle grandi imprese, tanto meno delle grandi opere. In nome della crisi si riconfermano vecchie scelte tutt’altro che moderne.
Noi vogliamo uscire dalle ambiguità. Oggi non è più questione di fermare l’alta velocità in Toscana. Oggi, proprio nella nostra Regione, proprio perché l’alta velocità passa e si ferma già, la crisi ci dovrebbe portare a rivedere le priorità su come spendere tutte le risorse a disposizione e questa volta dire che la crisi chiede una soluzione di attraversamento e fermata meno costosa proprio per recuperare le uniche risorse per l’ammodernamento del trasporto ferroviario. Non è l’immobilismo che difendiamo, ma temiamo anche l’immobilismo delle idee riproposte sempre uguali a se stesse a distanza di decenni, in un quadro gravemente mutato.
Non si tratta di aggiungere qualche spinta propulsiva all’austerità imposta dall’Europa finanziaria e dal nostro Governo, ma di ripensare complessivamente la produzione e la redistribuzione del reddito per garantire stabilità e equità.
La Capogruppo Monica Sgherri

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