mercoledì 25 luglio 2012

LIVORNO. Cosimi (PRC): andiamo ad elezioni


da ognisette.it
 
LIVORNO. Cosimi (PRC): andiamo ad elezioni

Più volte le cronache locali hanno riferito le posizioni recenti del partito della Rifondazione Comunista sulle tormentate vicende della città di Livorno e del Consiglio Comunale dove siedono due consiglieri Lorenzo Cosimi e Tiziana Bartimmo. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Cosimi, attualmente anche segretario del partito, rivolgendogli una lunga serie di domande.
Avete proposto di interrompere la legislatura Cosimi. Che cosa vi aspettate da nuove elezioni?
«Si abbiamo detto che così non è possibile andare avanti, la città ha bisogno di una guida sicura e senza tentennamenti. Ci aspettiamo - ma sarebbe meglio domandarsi cosa si aspettano i livornesi dopo questi anni di non governo della città - ,  che possa esserci una sterzata a sinistra per il governo della nostra comunità».

Nel caso foste chiamati ad amministrare la città quali priorità nei ''famosi'' cento giorni?
«Questa enfasi di dichiarare che cosa una fa uno quando si trova ad amministrare una città nei primi cento giorni, sinceramente non ci appassiona. Crediamo altresì che occorra una valida programmazione e una idea chiara di cosa si vuol fare. Per noi le priorità  riguardano il lavoro ed il sociale».
Si parlava anni fa e si parla oggi di funzionalità del consiglio comunale e delle commissioni consiliari. Come dovrebbero cambiare le istituzioni a partire dalle province?
«Credo che il problema sia altro, e cioè l’attuale legge elettorale che relega il consiglio comunale al mero ruolo di ratificatore e non di indirizzo e di controllo come dovrebbe essere; anche le commissioni non hanno la possibilità di svolgere a pieno le proprie prerogative per un inceppamento della macchina amministrativa infatti il ruolo di istruttoria viene meno. Le province per noi hanno una peculiare caratteristica oltre quella di coordinamento e di raccordo con i comuni dei territori, quella della promozione dell’area vasta sotto vari aspetti, da quello culturale a quello delle professionalità lavorativa.  Non crediamo che l’annullamento delle province possa dare un contributo positivo. Siamo molto preoccupati per i lavoratori e per le funzioni istituzionali che subiranno una novità non del tutto controllabile».
C'è la proposta di unire le CCIAA di Livorno e Pisa; le Autorità Portuali di Piombino e Livorno: sareste d'accordo?
«La ventilata proposta di unire le CCIAA DI Livorno e Pisa e le autorità portuali di Piombino e Livorno, rappresenta una possibilità che deve essere valutata attentamente. Innanzitutto le problematiche legate ai lavoratori, quando si unifica qualcosa una certa eccedenza viene sempre in evidenza ma soprattutto sono le differenziazioni territoriali ed economiche legate al modello di sviluppo nonché logistiche che impongono accurate analisi, questo non vuol dire che non debba esserci sinergia e capacità collaborative».
Dopo il referendum sull'acqua come vi regolereste con i rifiuti, il gas ed i trasporti locali?
«L’esito referendario dello scorso anno ha fatto emergere una volontà popolare ben chiara: il sevizio idrico, la gestione dei rifiuti così come il trasporto locale devono rimanere pubblici o essere ripubblicizzati. In particolar modo oggi sotto la lente ci sono la messa in vendita di ASA TRADE, il mega inceneritore e il consorzio toscano dei trasporti. Occorrerebbero  ore di discussione per poter espletare chiaramente una linea. Cercherò di essere al tempo stesso breve e chiaro. Nessuna di queste operazioni ci convince, in particolar modo la possibilità di un mega inceneritore, ma anche la vendita di Asa Trade e il consorzio toscano dei trasporti ci pongono degli interrogativi seri per il futuro delle aziende e del personale che vi lavora».
I consorzi di bonifica sono sempre li per essere aboliti ma poi la legge non arriva; sono da abolire?
«Crediamo di si: i consorzi di bonifica siano da abolire, visto che non hanno mai compiuto la loro originale funzione».
Come valutate  la proposta di dimezzare il numero dei parlamentari?
«Non occorre dimezzare il numero dei parlamentari, la rappresentanza, infatti, è fondamentale per una democrazia. È necessario diminuire in modo deciso la loro remunerazione economica. Se riduciamo il numero dei parlamentari senza ridurre i loro stipendi appariranno meno, ma avranno sempre i loro stipendi d’oro che devono essere modificati cioè ridotti».
Che cosa si può fare per eliminare il dramma degli sfratti?
«Il problema degli sfratti rappresenta una delle tante macchie nere della la nostra città. La crisi che colpisce in modo cruento la nostra zona facendo si che la disoccupazione dilaghi, ha assunto punte pericolosissime per la coesione sociale. Perdo il lavoro perdo la casa, questo è quello che accade oggi. Al di là delle dovute politiche sul lavoro che oggi non sono ancora visibili, serve una mappatura delle case sfitte sia di proprietà pubblica che privata, innanzitutto per valutare l’esistente e capire come arginare e poi dare risposte concrete alla drammaticità degli sfratti. Però è necessaria anche una politica di sviluppo che ridia lavoro e dinamicità economica ai cittadini altrimenti tutto sarà solo un palliativo».
Siete favorevoli alle proposte di varianti per l'abitare sociale?
«Se si tratta di abitare e sociale si, come è possibile dire di no, ma se vuol dire ancora cementificazione e nuove manovre urbanistiche diciamo di no. Riqualifichiamo l’esistente senza divorare ancora territorio vergine».
Sviluppo del porto commerciale verso mare con la darsena Europa, o  verso terra est?
«Lo sviluppo del nostro scalo è di primaria importanza ed è indubbiamente legato alla sviluppo della nostra città. Prima di tutto nel caso in cui non fossero fatti i lavori di dragaggio dei fondali ogni possibilità di sviluppo del nostro porto risulterebbe vana. La darsena europa è un progetto che ha una sua logicità al di la dei tempi di realizzazione, ma questo deve avvenire in sinergia con le tematiche ambientali e della tutela del territorio. Però non c’è secondo me in una futura idea di uno sviluppo del porto verso mare o verso terra un incongruenza. Il porto ha bisogno di ammodernamento infrastrutturale e di idee».
Stenta a partire il nuovo Porto Turistico in Darsena Medicea ed il Piano della Costa è rimasto inattuato. Quale la vostra proposta?
«Siamo stati e siamo contro la realizzazione della porta a mare, su questo progetto un pezzo delle professionalità più alte in termini di carpenteria pesante di questa città è stata messa alla porta con la chiusura del cantiere, inoltre il centro cittadino ha subito e subisce una desertificazione forte. Sul porto turistico non si scorge un progetto chiaro e preciso; è ancora molto nebuloso, per questo abbiamo forti dubbi ed un piano della costa contestualizzato ad oggi ci offrirebbe  spunti più sicuri per poter intervenire».
Tra la Benetti ed il bacino grande c'è compatibilità?
«Certamente che c’è compatibilità. Azimut per noi rappresenta una potenzialità non ancora del tutto colta, ma le riparazioni navali non possono e non devono scomparire. Un porto come quello di Livorno senza le riparazioni navali sarebbe uno scalo claudicante».
Che cosa proporreste per il vecchio silos che sovrasta il porto?
«Sarebbe affascinante l’idea di un sito di archeologia industriale, ma per la sua collocazione risulta essere abbastanza azzardata questa idea. Certamente non farci un hotel o altre operazioni immobiliari. Sarebbe meglio demolirlo».
La lite sugli accosti per le crociere è il segno della crisi interna al porto?
«Certamente. E’ un segnale chiaro e lampante di una crisi che prima di tutto colpisce i lavoratori mettendoli gli uni contro gli altri, per poi giunge ad una mancanza di rispetto delle regole e di una improvvisata programmazione e zonizzazione del porto. Questo si supererà non solo con un nuovo piano regolatore ma con una unità di tutti i lavoratori de porto per il bene della città e del suo porto. Pertanto è indispensabile che tutti facciano la sua parte: istituzioni  ed enti preposti».
Salute: il nuovo ospedale quali relazioni deve avere con Cisanello a Pisa?
«Non vediamo di buon occhio il progetto del nuovo ospedale a Montenero. Per noi è solo un'operazione immobiliare. Non è con una struttura nuova che si migliora il modello di sanità se non si potenziano i distretti socio sanitari sul territorio. Sono convinto comunque che le relazioni con l’ospedale di Pisa sia di primaria importanza, ma visto che il sindaco e la direttirce Calamai hanno più volte detto che questo nuovo ospedale avrà una valenza provinciale, come si relazionerà con i comuni limitrofi uno sutti Collesalvetti».
E' stato inaugurato il nuovo reparto di pediatria, al Pascoli dovranno essere effettuati lavori di adeguamento: c'è contraddizione con il progetto del nuovo ospedale?
«Senza dubbio. La contraddizione di fondo è che si continua spendere milioni di euro in una situazione di crisi economica come questa, per una struttura che ad oggi ha un futuro del tutto incerto, visto che è collegato alla realizzazione del nuovo ospedale».
La società della salute è un organo utile in prospettiva?
«Ad oggi no, sembra un qualcosa di impalpabile e distaccato dalla realtà quotidiana degli utenti e dei lavoratori. Non crediamo che sia molto utile anzi è una ulteriore burocratizzazione di cui non se ne sente alcuna necessità».
A Livorno c'è una presenza di soli uomini nelle istituzioni: sindaco, presidente della Provincia, Asa, Amps, Atl, Liri, Spil, Fondazione Goldoni. Non vi pare un limite?
«Penso di si. Sono convinto che sia un limite della nostra società. Il problema di genere investe tutti e non si può risolvere con delle quote, è indispensabile una battaglia culturale di fondo che muti pregiudizi e accadimenti. Il ruolo della donna oggi nella società del XX secolo deve essere un perno centrale per un altro tipo di società, ma questo passa anche e soprattutto dal diritto al lavoro e alla emancipazione».
Gallanti, Grassi, Rosi, Bruschini, Alfea ecc. ci dobbiamo sentire commissariati?
«L’essere commissariati è la risposte e l’analisi più semplice. Oggi scontiamo il fatto che la città non è capace di generare una nuova classe dirigente, che sia in grado di governare e di programmare un futuro economico e sociale per la nostra comunità. Se  non investiamo sulla formazione e sulle nuove generazioni difficilmente si invertirà la rotta».
Della Bellana e del porto turistico si parlava nel 1975. Iil piano della costa è stato accantonato nel 2007; come valutate la situazione di porta a mare?
«Non diamo e non daremo mai un giudizio positivo sul progetto porta a mare, che ha sacrificato un  pezzo significante della carpenteria pesante della nostra città con la chiusura del Cantiere Orlando. L'operazione immobiliare che trova spazio in quel settore per noi rappresenta un'oscenità alla tradizione e alla cultura di Livorno. Quando parliamo di desertificazione del centro città e sulle cause, ci riferiamo a progetti come questi. La questio del porto turistico, della Bellana e del piano della costa sembrano ancora oggi un arcano, non c'è chiarezza sia di progettazione che di volontà. Senza dubbio un piano della costa non è più procrastinabile, per quanto riguarda il possibile progetto del porto turistico occorre un progetto certo e non raffazzonato, però non possiamo tener conto del territorio e degli enti preposti come la sovrintendenza delle belle arti».
Il degrado della città è sotto gli occhi di tutti e le cronache locali ce lo ricordano spesso. Forte San Pietro, Pirelli, Teatro Villa Mimbelli, Stazione San Marco, Casa della Cultura...; come affrontereste il problema?
«Manca una progettazione e una risoluzione definitiva. Purtroppo non c’è un crono programma che ci dia l’esattezza della fine o quantomeno dell’arresto del degrado. Una cosa è certa: in questo modo Livorno segna il passo al cospetto delle altre città Toscane. Le opere pubbliche a Livorno o i progetti di riqualificazione sembrano colpiti da una maledizione».
Si leggono le prime critiche alla decisione di aumentare al massimo le aliquote Imu; condividete le motivazioni del Comune?
«Non condividiamo assolutamente le motivazioni di portare al massimo le aliquote IMU sulla prima casa. La casa è un diritto. Siamo contrari alla tassazione sulla prima casa. Tassiamo i grandi patrimoni e le grandi rendite finanziarie e riduciamo le spese militari e  i finanziamenti alle scuole private e vedremo che si tratterà di una manovra più equa».
Il tema della sicurezza nei quartieri del centro è diventato serio; che fareste?
«Sul tema della sicurezza si sono giocate dispute politiche che non ci hanno per niente appassionato. Prima di tutto facciamo rivivere i quartieri con le sue bellezze, con la loro cultura e con la loro socialità, una qualità che Livorno purtroppo sembra aver perso. Facciamoli vivere con iniziative culturali storiche che ridiano il senso di una città viva fresca e dinamica. Comunque quando parliamo della desertificazione del centro città questo è un diretto risultato, episodi di violenza o di intolleranza nascono anche da questo oltre che da una società che ha purtroppo nella violenza una risposta al degrado e all’emarginazione. Forme sempre più profonde di integrazione potrebbero sicuramente combattere questi fenomeni che non appartengono alla tradizione labronica».
Tra i giovani non c'è fiducia nei concorsi pubblici; come si può recuperare questo fronte che porta al disimpegno ed al cinismo?
«La non fiducia dei giovani non penso che riguardi solamente i concorsi pubblici, questo è un frammento, la sfiducia dei giovani deriva anche da condotte di una parte della classe dirigente di questo paese che ha totalmente delegittimato le istituzioni e il ruolo del pubblico, come bene comune per il futuro del paese e della vita dei ragazzi. Non sarà facile riconquistare la fiducia, anche perché sono all’ordine del giorno episodi poco gradevoli, ma non è certamente con il disimpegno o con il cinismo che questo pese cambierà. C’è bisogno di tutto i loro entusiasmo e della loro intelligenza per cambiare questo mondo ingiusto».
Le gratifiche natalizie ai dirigenti del Comune hanno provocato molte critiche; sono da mantenere per avere efficienza?
«Più volte abbiamo detto che le gratifiche natalizie ai dirigenti sono del tutto inopportune, soprattutto in momenti come questi. Occorre austerità. Pertanto anche se ci trovassimo in momenti di prosperità economica, non si può monetizzare in maniera eccessiva un qualcosa che è pur sempre un servizio per la comunità. È questa società che va radicalmente cambiata che valuta tutto e solo con il dio denaro senza tener conto delle capacità e delle competenze lavorative».
b.m.r.m

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