Il nostro appoggio per diritti uguali per tutti,
il nostro sdegno per razzisti e ipocriti
Ieri, lunedì 20 Febbraio, durante la seduta del Consiglio Comunale di Castelfiorentino, il gruppo consiliare del PD ha presentato un Ordine del Giorno il cui tema verteva sul sollecitare il parlamento e il governo ad approvare una legge su quello che è chiamato ius solis, cioè il diritto per chi è nato in Italia ad acquisire la cittadinanza indipendentemente dalla provenienza dei genitori.
Ovviamente Castello A Sinistra ha votato a favore di questa sollecitazione. Per noi la legge sullo ius solis è il primo passo che si deve fare per garantire a tutti gli stessi diritti. È insomma il minimo, per noi che amiamo l’internazionalismo e non sopportiamo l’imposizione di frontiere tra le persone. Frontiere che invece spariscono quando si tratta di merci o peggio ancora di armi. Insomma un’ipocrisia che ripudiamo.
Parlare di questi temi in Consiglio Comunale è molto importante, ed è per questo che il nostro consigliere Simoncini ha chiesto, prima dell’inizio della seduta, di anticipare la discussione dell’OdG, che normalmente sarebbe stata all’ultimo punto. Richiesta dovuta anche al fatto che nelle ultime sedute, per temi simili, i consiglieri di destra hanno lasciato l’aula anzitempo.
Ieri la lista civica “Insieme per Cambiare” rappresentata in consiglio dal Dr. Carlo Andrea Zini, ha dato dimostrazione (forse per l’ennesima volta) di quanto la parola “civica” di cui si fregia, sia usata a sproposito.
Il consigliere Zini si è alzato dal suo posto ed è stato assente per quasi tutto il tempo in cui l’assessore Giannì spiegava l’OdG di cui sopra, salvo poi rientrare poco prima del momento della votazione. Una volta rientrato non ha mai staccato gli occhi dal cellulare, nemmeno per votare, ovviamente in maniera contraria.
Il suo collega Tricarico ha avuto almeno il coraggio di prendere una posizione chiara (e razzista) con un breve intervento (tra l’altro riguardante un punto sul quale non si era informato). Nonostante questo, anche Tricarico ha mostrato disinteresse e si è messo a leggere il giornale mentre la discussione continuava.
Chiaramente non ci saremmo mai aspettati un voto positivo da parte del consigliere Zini, del resto da un ex iscritto ad Alleanza Nazionale (il più grande partito post-missino, che a sua volta è stato il più grande partito post-fascista) c’era da aspettarselo. Quello che abbiamo trovato davvero raccapricciante è stata la totale mancanza di senso civico, di cui lui e gli altri membri della sua lista fanno vanto, soprattutto vista l’importanza del tema trattato: migliaia di persone, e non bruchi mela.
Come espresso in consiglio dal nostro consigliere, non è questo il comportamento che vorremmo fosse parte della “cultura italiana”. Anzi, tutte le volte che abbiamo a che fare con persone così ipocrite vorremmo davvero non essere considerati Italiani. Non vogliamo certo lasciar loro, però, la prerogativa dell’italianità. Come infatti contemplato per lo ius solis, si può diventare italiani anche e soprattutto attraverso il percorso scolastico e dunque culturale. Se la cultura da rifiutare è quella dell’ipocrisia, dell’omertà e della mafia (che purtroppo ci caratterizza ancora tanto), la cittadinanza dovrebbe essere basata sulla conoscenza e sull’adesione alla Costituzione della Repubblica. Una discriminante di questo tipo taglierebbe fuori una parte dei cittadini “italiani per sangue”, quelli dell’esclusione e della violenza. Quelli che, lo sappiamo, vogliono una divisione netta tra le persone per avere una categoria precisa da poter sfruttare sul lavoro, a favore di una minoranza benestante.
La cittadinanza per cultura della Costituzione, quindi per antifascismo. Abbiamo appunto dedicato il nostro voto a favore dello ius solis a una persona in particolare, il partigiano nero Giorgio Marincola. Nato in Somalia nel 1921 da madre somala e padre italiano (colono fascista), venne sbattuto nella penisola sotto dittatura e sottoposto, per anni, al giudizio di mulatto o “mezzo uomo”. Nel 1943 aderisce alla Resistenza e combatte nel nord Italia. Catturato dai fascisti, viene fatto parlare a forza alla radio e alla richiesta del perché, benché nero e africano, stesse combattendo con i partigiani italiani, trovò il coraggio di rispondere, nonostante le percosse:
“Sento la patria come una cultura e un sentimento di libertà, non come un colore qualsiasi sulla carta geografica… La patria non è identificabile con dittature simili a quella fascista. Patria significa libertà e giustizia per i Popoli del Mondo. Per questo combatto gli oppressori.”
Deportato nel lager di Bolzano, dopo il 25 Aprile 1945 fu liberato ma scelse di continuare a combattere contro gli ultimi nazisti che scappavano verso l’Austria. E lassù, a Italia liberata, morì in uno scontro il 4 maggio.
Dedichiamo il nostro voto a lui perché forse rappresenta la rivincita ideale per le migliaia di migranti che combattono una lotta ben peggiore, ogni giorno: la lotta per la vita.
Castello A Sinistra