Verso il 10 ottobre
Costruiamo dal basso lo sciopero generale della scuola
Lassemblea delle scuole di Roma e provincia, convocata l11 settembre da Autoconvocati scuola, Coordinamento precari scuola, Coordinamento delle scuole e Precari uniti contro i tagli, dopo unampia e articolata discussione indica nel 10 ottobre, giorno in cui manifesteranno gli studenti, la data per costruire dal basso uno sciopero unitario del mondo della scuola. Per la riuscita di questo primo momento di mobilitazione nazionale unitario e di massa, contro il progetto di (contro)-riforma della scuola proposto dal governo, si ritiene necessario il seguente percorso:
Contribuire alla riuscita della manifestazione unitaria dei precari della scuola indetta per il giorno 15 settembre alle ore 15 a via Pianciani, confluendo poi al presidio delle elementari previsto per le 17 sotto il Miur.
Riunirsi nuovamente in unassemblea-presidio al ministero della Pubblica istruzione giovedì 25 settembre dalle ore 15,30 per portare in piazza la protesta del mondo della scuola e organizzare:
Assemblee in tutte le scuole, nei giorni mercoledì 1 e giovedì 2 ottobre, per promuovere lo sciopero unitario del 10 ottobre, su una piattaforma comune.
I punti della piattaforma comune emersi dallassemblea possono essere così sintetizzati:
1) Lotta in difesa della democrazia della scuola e dellorizzontalità degli organi collegiali e delle assemblee degli studenti, di contro al tentativo di ulterioregerarchizzazione della scuola promosso dal governo, che intende accentrare tutte le decisioni nella figura del Dirigente-Manager, coadiuvato dai privati, fino allachiamata diretta dei lavoratori.
2) Lotta contro lingresso dei privati nella gestione della scuola (che ricalca la proposta di legge Aprea sconfitta dalla mobilitazione unitaria di studenti e lavoratori) e la conseguente privatizzazione dellistruzione pubblica.
3) Lotta alla falsa meritocrazia, che nasconde gli ulteriori tagli alle retribuzioni dei lavoratori della scuola e conferma la pesantissima riduzione di risorse alla scuola statale realizzata dalla (contro)-riforma Gelmini, che non a caso oggi esalta le misure del governo rivendicandone la paternità.
4) Lotta alla demagogia di un governo, che sotto la pressione delle mobilitazioni e di una imminente condanna a una pesante multa dalla Unione Europea, ora che ne ha la presidenza, promette 150.000 assunzioni di docenti (mentre il personale Ata rischia di essere ulteriormente ridotto e le sue funzioni esternalizzate), senza però mantenere le reiterate promesse di mandare in pensione i 4.500 lavoratori di Quota 96, che hanno da tempo raggiunto tutti i requisiti. Tanto più che la giustificazione del governo per gli impegni non mantenuti, non ci sono le risorse economiche, è smentita, ad esempio, dalle sempre crescenti spese militari.
5) Lotta per lavorare meglio, lavorare tutti, contro laumento dellorario dei docenti di ruolo, chiamati dal governo a fare, senza retribuzione, le supplenze brevi, con conseguente soluzione finale dei precari delle graduatorie di istituto che, dopo aver lavorato per anni nella precarietà più totale e aver investito soldi e tempo per conseguire abilitazioni e titoli conferenti punteggio, verrebbero rispediti a casa. Laumento dellorario di lavoro, inoltre, andrà necessariamente a discapito dellaqualità dellofferta formativa, che va al contrario rifinanziata come chiedono anche le famiglie.
6) Lotta per migliorare la qualità dellistruzione riabbassando il numero di alunni per classe, ripristinando il tempo pieno e i posti tagliati dalla riforma Gelmini e dallinnalzamento delletà pensionabile, per immettere in ruolo i precari (personale Ata e insegnanti) sui posti disponibili e non su un indefinito organico funzionale.
7) Lotta per il rinnovo e la salvaguardia del Contratto nazionale di lavoro e degli scatti, che sono stati ulteriormente bloccati dal governo, e che rischiano ora di essere definitivamente eliminati da un presunto merito stabilito in modo arbitrario dai dirigenti e dai test Invalsi. Si tratta, al contrario, di recuperare in pieno ilpotere di acquisto, calato di almeno 200 al mese, perso dai lavoratori della scuola negli ultimi anni di blocco delle retribuzioni, mediante la richiesta di un significativo aumento uguale per tutti, di fronte ai tentativi di divisioni portate avanti dal governo.
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