mercoledì 29 giugno 2011

PESSIMO ACCORDO, ESULTANO GOVERNO E CONFINDUSTRIA

PESSIMO ACCORDO, ESULTANO GOVERNO E CONFINDUSTRIA


E’ evidentemente troppo presto per valutare in tutti i suoi aspetti ed in tutte le sue conseguenze l’accordo interconfederale sottoscritto ieri tra Confindustria CGIL CISL UIL Confederali.
Vale però la pena di azzardare una prima valutazione e alcune ipotesi, pur in una fase nella quale la Segreteria nazionale della CGIL allargata ai Segretari generali delle categorie convocata per oggi, ed il direttivo confederale previsto nei prossimi giorni non si sono ancora tenuti ed espressi nel merito dell’accordo.
L’accordo si sottoscrive in una fase particolare per il paese: dopo le elezioni amministrative ed i referendum che indicano se non un cambio di fase almeno l’apertura di una speranza , una rinnovata voglia di partecipazione che non si vedeva da anni, una critica alla gestione regressiva della crisi economica e sociale.
E si sottoscrive alla vigilia della manovra economica del Governo, che pur incerta anch’essa nei contenuti lo è molto meno nei presupposti e negli obiettivi: redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto, blocco dei contratti pubblici, tagli drastici ai servizi dello stato sociale, innalzamento dell’eta pensionabile, nessun intervento per rompere la spirale perversa della precarietà nel lavoro che si trasforma inevitabilmente nella precarietà di vita . Insomma in una parola, la crisi continuino a pagarla coloro che la hanno pagata sino ad ora.
E’ del tutto evidente che i due modelli, Tremonti-Confindustria si tengono. Meno diritti sociali l’uno , meno diritti sul lavoro l’altro.
Le domanda da farsi, sul piano squisitamente politico a me pare siano due: la prima, l’accordo rafforza la capacità di contrasto al Governo sulle politiche economiche ( manovra ) e su l lavoro (legislazione sul lavoro e precarizzazione ) da parte del sindacalismo non omologato al pensiero unico o la indebolisce?
A me pare che la indebolisca,è evidente a tutti che il rapporto amoroso tra Confindustria e Berlusconi è in crisi, ma tra un cambio di cavallo ed un cambio di strategia c’è una qualche significativa differenza. Per altro l’internità di Confindustria e del Governo alle politiche monetarie europee e a quelle della banca mondiale mi paiono fuori discussione.Ed in quel paradigma chi paga la crisi è sin troppo facile prevederlo.
La seconda:la FIOM ed in parte la CGIL hanno avuto la capacità, in questi due anni di saldare il conflitto sul e dentro il lavoro ed i suoi luoghi, con movimenti più vasti, alcuni transitori ma altri di più ampia durata su temi decisivi della politica e del vivere sociale. Tralascio l’elenco completo ma precari e partite iva, movimenti degli studenti e movimenti a difesa della scuola pubblica e della universalità del diritto all’accesso ai saperi, difesa della Costituzione ,beni comuni,no alla guerra, diritti di cittadinanza per i cittadini migranti, rifiuto del modello maschile del potere ecc. si sono saldati con il sindacato prefigurando un’altra idea di modernità , un’altra idea di società. In un rapporto inedito negli ultimi decenni la cui cifra, anche con le contraddizioni inevitabili,è stata la critica alla concreta forma che il capitalismo ha assunto nel tempo presente ed alle forme concrete che impone alla vita delle persone ed al pianeta.
Nessuna illusione che un’altra fase si sia aperta in maniera chiara ed univoca, nessuna certezza sugli esiti del conflitto, ma pare a me che gli stessi risultati dei referendum e le amministrative indichino che qualcosa si sia mosso. E’ mia opinione che la saldatura tra quei movimenti ed il lavoro (la sua



rappresentanza non omologata ) siano stati determinanti per quei risultati e per la ripresa dei processi partecipativi.
La firma dell’accordo, che oggettivamente cambia la fase politica nel paese, che distingue Confindustria dal Governo manterrà l’unita dei movimenti costruitasi in questi lunghi mesi?.
Pare a me che il rischio di rottura di quello che si è costruito nel vivo delle lotte e nella consapevolezza della unitarietà dell’avversario, Confindustria-Governo sia rilevante.

Sul merito dell’accordo avremmo modo nei prossimi giorni di indagare a fondo, cosi come sulle reazioni all’interno della CGIL e delle sue aree programmatiche.
Vale per ora azzardare tre considerazioni.

La prima: la premessa sembra la riformulazione di un inedito patto tra produttori, che questi abbiano gli stessi interessi, cancellando il “ clima “ di conflitto che si è respirato nel paese in questi due anni tra chi difendeva i diritti del lavoro e la sua condizione materiale e chi voleva chiudere “per sempre “ la partita con il lavoro e la sua rappresentanza. Mi pare improbabile, salvo omologazioni del sindacato, che le condizioni siano cambiate.
La seconda:la tregua sindacale ovvero il divieto di sciopero. Nella storia del movimento operaio la contrattazione, ed i risultati ottenuti in essa, sia nelle fasi difensive che in quelle per cosi dire di avanzamento hanno sempre rappresentato un compromesso instabile, direi naturalmente instabile, utile per acquisire risultati e per riaprire il conflitto appena se ne danno le condizioni.Il fatto che riguardi le organizzazioni firmatarie dell’accordo e non i singoli lavoratori non ne attenua la portata negativa.
La terza: la derogabilità ai contratti nazionali. L’accordo prevede la derogabilità del contratto nazionale, anche sulle materie non delegate alla contrattazione aziendale, in materia di prestazione lavorativa , orari, organizzazione del lavoro .La clausola è transitoria ma come si sa….
In ogni caso sancisce un principio inaccettabile.

Rimane ancora (centrale nell’accordo ) il tema della democrazia e della validazione degli accordi aziendali, che affida in buona sostanza alle ooss firmatarie la titolarità della loro approvazione.

Dopo mesi di tensioni tra la maggioranza della Confederazione e la Fiom e la minoranza interna, pare essere arrivati al raund finale. La delegittimazione della fiom con le controparti ed il tentativo di rompere quella relazione positiva costruita con i propri iscritti e con gran parte dei lavoratori metalmeccanici pare essere, al di la del merito, il tratto distintivo dell’accordo.
Resta da vedere cosa succederà nelle prossime ore, come si organizzerà, o riorganizzerà la dialettica interna alla CGIL (cosa faranno per esempio Lavoro e Società e tante Camere del Lavoro e categorie).
Intanto però vale fare una domanda: la Segreteria della CGIL consentirà alle lavoratrici ed ai lavoratori, in caso di approvazione dell’accordo da parte del direttivo nazionale Confederale di votare su questo tramite referendum?.
Se cosi non fosse il rischio che un pessimo accordo si trasformi in un cambio di pelle e di senso di se del più grande sindacato italiano sarebbe più che probabile.

Luca Ciabatti

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