Paolo Ferrero risponde a Sallusti: “E’ vergognoso che il direttore di un giornale inneggi a un omicidio”
Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione (Federazione della Sinistra), ci parla della polemica con Sallusti, degli scontri di Roma e della fine di Muammar Gheddafi: “Vogliono trasformare le questioni sociali in questioni di ordine pubblico”.
Daniele Cardetta -20 ottobre 2011- Dopo le violente polemiche scatenatesi in seguito all’incredibile affermazione del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, che ha dichiarato in diretta a Matrix su Canale 5 che Placanica avrebbe fatto bene a uccidere Carlo Giuliani a Genova nel 2001, e la conseguente risposta piccata di Paolo Ferrero (segretario di Rifondazione Comunista/Fds), abbiamo voluto sentire proprio quest’ultimo per un commento sulla vicenda e sui recenti fatti di attualità.
Abbiamo visto tutti lo scontro verbale che ha avuto con Sallusti, che ieri a Matrix ha detto che Placanica avrebbe fatto bene a uccidere Giuliani. Cosa vuole aggiungere a riguardo? E’ pentito di averlo mandato a quel paese?
Assolutamente no. Il punto, aldilà della sgradevolezza del personaggio, è che ritengo sia un fatto vergognoso che il direttore di un giornale inneggi a un omicidio. E’ un fatto vergognoso che può essere commesso solo da un “fascista” come Sallusti. Il punto politico è ancora più grave, ed è che gli incidenti di Roma non sono stati fermati dalle forze dell’ordine, e anzi vengono usati dalla destra per riscrivere la storia degli ultimi dieci anni e sdoganare qualsiasi comportamento violento della polizia. In qualche modo vogliono “uscire da Genova“, questo è pericolosissimo sul piano politico culturale, ma anche nel concreto perchè dopo Genova i dirigenti delle forze dell’ordine avevano modificato il loro modo di intervenire, e questo consentito che Genova non si ripetesse, a cominciare dalla manifestazione di Firenze dell’anno successivo. Qui l’idea è quella di “tornare a Genova“, l’idea di fondo è una linea politica precisa, ovvero trasformare le questioni sociali in questioni di ordine pubblico. Chi ha messo a sacco Roma è l’altra faccia del governo, sono due facce della stessa medaglia; la politica di fronte a questi gesti scompare, e rimane solo più la distruzione e la conseguente repressione.
In vista della manifestazione No Tav di domenica sono in molti ad avere il timore che le cose possano sfuggire di mano. Cosa pensa a riguardo?
Penso che la risposta a questa linea politica portata avanti dagli uni e dagli altri (forze dell’ordine e violenti n.d.r.) sia la costruzione del movimento di massa, e quindi trovare le forme per manifestare che permettano il massimo di gestione democratica della manifestazione e di organizzare una risposta come ricostruzione politica e partecipazione di popolo contrapposta a questi personaggi che sequestrano la folla in un gioco simile a “guardie e ladri”. Bisognerà lavorare in modo simile a come farà la Fiom nella manifestazione di domani, e come sono certo si farà domenica in Val di Susa.
Che idea si è fatto sui disordini di Roma? pensa a qualche infiltrato?
Io penso che gli incidenti di Roma hanno avuto due fasi: la prima in cui ci sono state le distruzioni nelle vie che portano a Piazza San Giovanni fatte da questi incappucciati senza avere alcun contrasto da parte della polizia; sulla base di questi incidenti, contrastati solo da altri manifestanti pacifici, si ha poi avuto la seconda fase in cui in Piazza San Giovanni si è assistito al pandemonio con la polizia che è intervenuta contro tutti, e non ha fatto alcun lavoro per dividere i violenti dal resto del corteo. Hanno picchiato chi capitava, e quindi la reazione della polizia è stata molto diversa nelle due fasi. Io non ho le basi per parlare di infiltrati, posso parlare del giudizio politico, e credo che gli incappucciati che hanno compiuto le azioni violente abbiano prodotto due risultati: il primo è stato quello di oscurare le ragioni della manifestazione, distruggendole; il secondo è che sono riusciti a dare una mano al governo a comportarsi come fece (alla fine dell’Ottocento, n.d.r), quando i problemi sociali vennero equiparati a problemi di ordine pubblico. Hanno dunque fatto un enorme favore politico a questa destra e ai banchieri. Si può discutere se siano infiltrati per calcolo politico o per stupidità, ma l’esito politico è questo.
Proprio oggi è arrivata la notizia della morte di Muammar Gheddafi. Pensa che possa significare la fine della guerra?
Penso proprio di si. Penso che siamo arrivati alla fine in quanto l’obiettivo della missione in Libia era quello di eliminare fisicamente Muammar Gheddafi per eliminare definitivamente un testimone scomodo affinchè non rivelasse quello che sapeva sull’Occidente e su alcuni legami con i servizi segreti. Credo che ora termineranno le operazioni militari e la Libia diventerà un protettorato di Stati Uniti, Francia e Inghilterra, e soprattutto diventerà il luogo dove ritessere le fila del controllo sull’Africa, non tanto in termini militari, ma inteso dal punto di vista di un protettorato occidentale capace di contrastare la Cina e che rimescoli le carte in Africa. L’obiettivo vero della missione militare in Africa non era certamente la democrazia, quindi credo che la guerra sia finita.
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