L'articolo 8 cancella i diritti: abroghiamolo
L'appello all'abolizione dell'articolo 8 e dunque alla promozione di un referendum a ciò finalizzato, e a cui questo intervento fa riferimento, è stato pubblicato sul «manifesto» il 27 settembre di quest'anno. L'appello è stato promosso dall'Associazione diritti sociali e cittadinanza e firmato da Piergiovanni Alleva, Luciano Gallino, Sergio Mattone, Valentino Parlato, Umberto Romagnoli e Mario Tronti. Chi volesse aderire può contattare l'indirizzo di posta elettronica dei promotori: associazione@dirittisocialiecittadinanza.org
I firmatari di questo documento aderiscono all'appello per un referendum abrogativo dell'art. 8 della Legge 138 bis. L'Articolo 8 della legge 138 bis annulla diritti fondamentali.
Il diritto di non essere licenziato senza giusta causa, il diritto di non essere controllato da telecamere attimo per attimo, insomma il complesso di quei diritti che la legislazione e la contrattazione riconoscono al lavoro. È su questo complesso di norme che si fondano la nostra Costituzione e la nostra democrazia.
L'Articolo 8 della legge 138 bis cancella la democrazia. In democrazia ogni cittadino, senza distinzione alcuna, è titolare dei propri diritti: è su questo principio che si fonda l'uguaglianza e la libertà di ciascuno e quindi di tutti.
L'Articolo 8 della Legge 138 bis scippa il diritto al singolo e lo trasferisce alle organizzazioni sindacali. Il singolo diventa meno libero e meno uguale.
L'organizzazione sindacale, da organismo di rappresentanza di lavoratori e lavoratrici che le conferiscono questo mandato, sempre e comunque verificabile e revocabile, diventa proprietaria di diritti altrui, col potere di cancellarli o elargirli.
Il delicatissimo equilibrio di democrazia diretta e democrazia rappresentativa sul quale si fonda la Costituzione viene completamente sradicato: il singolo senza diritti non è più cittadino, il sindacato non è più organismo democratico di rappresentanza ma lobby di potere.
L'Art. 8 della L. 138bis scardina il Diritto del Lavoro. Non c'è più certezza del diritto se in ogni fabbrica, in ogni ufficio, in ogni territorio possono realizzarsi differenti modalità di fruizione ed esercizio di diritti non più universali ma relativi. E relativi ai rapporti di forza di quella fabbrica, di quell'ufficio, di quel territorio.
È in gioco la qualità del nostro futuro quando in una società la forza sostituisce al democrazia.
Ci rivolgiamo ai singoli, al lavoratore, alla lavoratrice, al pensionato, alla pensionata, alla giovane, al giovane, al cittadino, alla cittadina perché riprendano nelle proprie mani il proprio diritto di essere tale: non esiste altro modo per ricostruire le ragioni di un vivere collettivo fondato sul rispetto, sulla dignità, sulla libertà.
Il diritto di non essere licenziato senza giusta causa, il diritto di non essere controllato da telecamere attimo per attimo, insomma il complesso di quei diritti che la legislazione e la contrattazione riconoscono al lavoro. È su questo complesso di norme che si fondano la nostra Costituzione e la nostra democrazia.
L'Articolo 8 della legge 138 bis cancella la democrazia. In democrazia ogni cittadino, senza distinzione alcuna, è titolare dei propri diritti: è su questo principio che si fonda l'uguaglianza e la libertà di ciascuno e quindi di tutti.
L'Articolo 8 della Legge 138 bis scippa il diritto al singolo e lo trasferisce alle organizzazioni sindacali. Il singolo diventa meno libero e meno uguale.
L'organizzazione sindacale, da organismo di rappresentanza di lavoratori e lavoratrici che le conferiscono questo mandato, sempre e comunque verificabile e revocabile, diventa proprietaria di diritti altrui, col potere di cancellarli o elargirli.
Il delicatissimo equilibrio di democrazia diretta e democrazia rappresentativa sul quale si fonda la Costituzione viene completamente sradicato: il singolo senza diritti non è più cittadino, il sindacato non è più organismo democratico di rappresentanza ma lobby di potere.
L'Art. 8 della L. 138bis scardina il Diritto del Lavoro. Non c'è più certezza del diritto se in ogni fabbrica, in ogni ufficio, in ogni territorio possono realizzarsi differenti modalità di fruizione ed esercizio di diritti non più universali ma relativi. E relativi ai rapporti di forza di quella fabbrica, di quell'ufficio, di quel territorio.
È in gioco la qualità del nostro futuro quando in una società la forza sostituisce al democrazia.
Ci rivolgiamo ai singoli, al lavoratore, alla lavoratrice, al pensionato, alla pensionata, alla giovane, al giovane, al cittadino, alla cittadina perché riprendano nelle proprie mani il proprio diritto di essere tale: non esiste altro modo per ricostruire le ragioni di un vivere collettivo fondato sul rispetto, sulla dignità, sulla libertà.
Lucia Annunziata, Fausto Bertinotti, Rita Borsellino, Giuseppe (Pippo) Civati, Sergio Cofferati, Antonio Di Pietro, Gianni Ferrara, Paolo Ferrero, Francesco Garibaldo, Giuseppe Giulietti, Antonio Lettieri, Paolo Nerozzi, Aldo Tortorella, Nichi Vendola, Vincenzo Vita.
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