Ero a Roma il 15 ottobre.
Ho visto la sinistra in piazza, decine di migliaia di persone,
tantissimi giovani come mai negli ultimi anni. Indignati, operai,
disoccupati, studenti, donne, migranti, antagonisti, pacifisti,
femministe, sindacalisti, valsusini, referendari, incazzati, cani
sciolti, disabili in carrozzella, precari, lavoratori organizzati,
lavoratori licenziati, giovani di centri sociali, anarchici,
comunisti. Tutti a volto scoperto al sole a gridare la loro rabbia con
striscioni, cartelli, bandiere.
Ho visto qualche centinaio di incappucciati neri, travisati anche ai
nostri occhi – agli occhi dei compagni -, muti, niente slogan, niente
striscioni, niente bandiere.
Ho visto le donne e gli uomini di Valsusa (le bandiere bianche e rosse
al vento) fermarsi, girarsi e urlare al plotone di neri incappucciati
di andare via. “ Non vi vogliamo, non ci rappresentate!”. Sono stati
spintonati. Ho fotografato.
Ho visto un nero incappucciato venire verso di me. “No foto!” “?!”
“Per la privacy” . Dice proprio così, burocraticamente, “privacy”, in
un corteo di trecentomila persone. Mi viene istintivo: “Sei così
imbecille da pensare che le mie foto amatoriali vi possano
identificare? Avrete almeno una decina di infiltrati tra di voi!” Sono
stato incosciente (ma perché dovrei aver paura in un corteo di
compagni?). Il nero è interdetto, si gira e se ne va gridandomi
qualcosa. Decine di persone ai lati continuano a fotografare.
Ho visto un fumo dietro a noi, in via Cavour. Hanno bruciato un
negozio di alimenti per animali. Vedo il corteo andare avanti,
cercando di aggirare l’incendio. Bruciare un negozio di alimenti per
cani, non avendo la Goldman Sachs a portata di mano, è stupido. Farlo
sapendo di mettere a repentaglio la sicurezza di migliaia di persone
impreparate è criminale. Farlo sapendo che ci sarà quasi sicuramente
la reazione della polizia nel ventre molle del corteo è cinicamente
irresponsabile.
Ho visto qualcuno gridare dall’alto di una balaustra ai neri
incappucciati: “Andate via!” I neri si fermano e con le mani tese, le
dita a pistola, lo minacciano. Dietro a me lo striscione dei Cobas
ondeggia. Le compagne e i compagni urlano “Via! Fuori! Andatevene! Non
vi vogliamo!” I neri incappucciati si girano. Vedo occhi sorpresi,
quasi smarriti, da dietro le maschere i cappucci e i caschi. Muti, non
uno slogan, basiti, si stringono l’un l’altro. I compagni alzano il
pugno e iniziano a cantare Bella ciao. I neri sono attoniti, vengono
sospinti dallo striscione che avanza con i pugni tesi e le bandiere
rosse.
Ho visto un fumo davanti a me, verso S. Giovanni. Andiamo
avanti lo stesso.
Ho visto improvvisamente sbucare da una laterale una pantera ed
una camionetta, poi cellulari blindati a tutta velocità. E’ un
miracolo che qualcuno non finisca sotto. Fuggi fuggi generale – siamo
il ventre molle del corteo, appunto. I neri incappucciati sono
svaniti. Torno indietro, so che a S. Giovanni non si arriva e cerco di
avvisare chi vi si dirige ancora ignaro.
Ho visto la frustrazione, l’impotenza e la rabbia di chi voleva
ancora manifestare. Tre incappucciati con la maschera vengo presi a
insulti e sputi. Qualcuna gli strappa la sciarpa “Fatti vedere
vigliacco!” Appare un viso di ragazzo, il viso paonazzo, spaventato,
muto. Un compagno anziano lo protegge, ma gli altri continuano a
gridargli “fascista!” Sono i giovani i più incazzati. E’ quasi una
caccia all’uomo, via le maschere, via i caschi.
Ho visto finalmente lo spezzone della FIOM, era in fondo al
corteo. Servizio d’ordine come ai vecchi tempi, con cordoni laterali,
l’asta delle bandiere serrate in mano. Avviso che non si passa. Sì lo
sappiamo. Si devia attraverso il parco, verso piazza Vittorio
Emanuele. Da un palco improvvisato sul camioncino Landini chiude il
corteo. Grazie compagni. La mobilitazione prosegue. Marchionne non si
ferma mica per qualche auto bruciata Ancora manifestazione a Roma il
20 ottobre, venerdì prossimo. Ma questo corteo, dice, è stata rovinato
da mille coglioni.
Ma chi sono questi neri incappucciati? Afasici come militari.
Senza slogan. Senza bandiere. Senza volto. Tutti vestiti di nero.
Non credo siano dei nostri.
Bandiera nera la vogliamo no
Perché l’è il simbolo della galera,
bandiera nera la vogliamo no.
Bandiera rossa la vogliamo sì
Perché l’è il simbolo della riscossa
Bandiera rossa la vogliamo sì
Pierpaolo Brovedani, CGIL, Trieste
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