SI APRE IL CONGRESSO DEL PRC
Cremaschi e i lavoratori chiamano alla lotta al
neoliberismo. Rispondiamo!
Quello che si apre in questi giorni é l’ottavo
congresso del PRC. Differentemente da quanto
accaduto nel 2008, stavolta non ci sono mozioni che
puntano direttamente alla dissoluzione del partito
stesso, come era capitato con Vendola. Ció non di
meno, ci troviamo di fronte a due tesi contrapposte:
cercare di appoggiare la rinascita di un “Nuovo
Ulivo” , oppure procedere con la costruzione di un
polo politico anticapitalsita imperniato sul PRC. In
realtà le mozioni congressuali presentate sono 3, ma
al di là di sfumature e delle correnti ivi
rappresentate, la sostanza é questa.
Il segretario attuale, Paolo Ferrero, ha decisamente
riassestato il partito e portato l’approccio positivo
del “partito sociale”. Negli ultimi 3 anni il PRC,
fatto sparire da TV e giornali per una decisa guerra
ideologic della borghesia, ha cercato di radicarsi
nelle lotte di lavoratori, studenti, migranti,
cittadini. Da Pomigliano a Lampedusa, dal Salento ai
NO-TAV, da Mirafiori alle gru di Milano. Risulta
abbastanza lineare, quindi, il controsenso
nell’appoggio (anche “esterno” ad un possibile
governo) di una coalizione che contenga forze
politiche legate a Marchionne, Confidustria, al clero,
insomma all’Italia che del periodo Berlusconiano
vuole cancellare solo la persona Berlusconi e non le
sue politiche.
Una lotta più decisa e radicale al sistema
capitalistico avrebbe più senso, a mio modo di
vedere. La strada é stata aperta dall’iniziativa del
1° Ottobre tenutasi a Roma, a cui erano presenti
Giorgio Cremaschi, moltissime associazioni
anticapitalsite e di lotta, e rappresentanze di tutti i
partiti della sinistra comunista. Cremaschi ha
parlato chiaro: bisogna respingere tutte le politiche
economiche di “lacrime e sangue” che ci chiede
l’Unione Europea, non pagare il debito con le
banche, abbandonare il liberismo.
La questione é, dunque: riproporre, in salse e
geometrie diverse, un altro (“nuovo”) Ulivo, o
p ropor re u n ’ a l t e r n a t i v a che s i s t a c c h i
definitivamente dal capitalismo?
É un problema di prospettiva, di “cosa vogliamo
fare, dove vogliamo andare”. Mi sembra già più che
positivo che ci sia una parte della sinistra che si
faccia queste domande e ne discuta. Occorre,
questa la mia opinione, osare e lottare ancora di più
al fianco dei lavoratori. Nel momento in cui il
padronato lancia la sua offensiva reazionaria
(economica e securi t a r i a ) maggiore, un
compromesso é una sconfitta profonda, la resistenza
e l’autonomia delle posizioni comuniste, invece, una
conquista che vale tutto un futuro.
e.s.

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