A
metà maggio entrerà in funzione la “talpa” per la realizzazione del sottoattraversamento della Tav a
Firenze.
Ad
annunciarlo il responsabile della
pianificazione investimenti area Centro Nord di Rfi, che con “orgoglio” ha
illustrato le modalità di funzionamento della fresa.
All'enfasi
dei realizzatori dell'opera fanno da contraltare tutta una serie di
contraddizioni e di criticità decisamente rilevanti, volutamente taciute o sminuite ma che risultano in realtà
determinanti ai fini delle modalità di realizzazione dell'opera, dei costi
della stessa, degli impatti e del rispetto delle prescrizioni e delle normative
ambientali.
Ancora
tutto da definire il problema della destinazione dei materiali di scavo: 2,8
milioni di metri cubi di materiali che ancora non hanno una destinazione
definitiva visto che non potranno essere portati nel previsto sito di Santa
Barbara a Cavriglia in quanto rifiuti speciali da destinare a discariche (per
altro non ancora precisate);
Legata
al problema della classificazione dei materiali di risulta emerge poi la questione del rispetto
delle prescrizioni della VIA, molto chiare nello stabilire che tali materiali
dovranno essere trasportati su ferro. Una prescrizione vincolante che di fatto
blocca qualsiasi ipotesi di destinazione diversa da Santa Barbara;
Nella
totale noncuranza delle regole, e degli impatti ambientali, RFI annuncia che
per i primi mesi di lavorazione (in attesa di una salvifica modifica della
normativa nazionale) le terre di scavo verranno spostate con i camion. Le
conseguenze si prefigurano allarmanti: 68 mezzi al giorno in uscita dal
cantiere di Campo di Marte e 120 mezzi dal cantiere degli ex Macelli con
conseguenze devastanti sulla viabilità, sull'inquinamento atmosferico e sulla
qualità della vita dei cittadini;
Un
atteggiamento intollerabile e illegale: un'opera di tale portata non può
partire nella totale mancanza di tutele e di certezze sul versante ambientale e
sugli impatti che si verranno a produrre, nella palese violazione di quanto
prescritto dalla VIA e senza che sia stato definito un piano legale di
conferimento dell'enorme quantità dei materiali di risulta prodotti.
Ciò premesso gli scriventi
consiglieri provinciali
Nel
ricordare che:
- Secondo la normativa
vigente terre e rocce da scavo, ai
sensi dell’art. 183 comma 1 lett. a) d. lgs. n. 152/2006, sono classificate
come rifiuto speciale la cui gestione deve avvenire nel rispetto delle modalità
di deposito temporaneo (art. 183 comma 1 lett. m) e attraverso l’avvio a
recupero ovvero a smaltimento in impianti idonei debitamente autorizzati (art.
208, art. 210);
- Proprio a seguito di una
presunta violazione della suddetta
normativa nel giugno del 2011 la Procura di Firenze ha rinviato a giudizio 20
persone (tra i quali alcuni dirigenti di Società Autostrade) per irregolarità
nella realizzazione dei lavori della Variante di Valico con l'accusa, tra le
altre, di inquinamento di siti e corsi d'acqua per uno smaltimento non corretto
di terre e rocce di scavo;
Nel
ribadire:
la
ferma contrarietà alla realizzazione di un'opera inutile, dannosa e
economicamente insostenibile;
Chiedono
al Presidente della Giunta Provinciale e all'Assessore competente:
· quale sia il piano di
trattamento previsto per i materiali di risulta degli scavi per la
realizzazione delle opere per il sottoattraversamento TAV di Firenze;
· alla luce della normativa
vigente, quale sia la classificazione di detti materiali;
· quali siano le
destinazioni previste per gli stessi;
· se non si ritenga che la
dichiarata volontà di RFI di utilizzare inizialmente il trasporto su gomma per
i materiali di risulta non configuri una violazione delle prescrizioni
contenute nella Valutazione di Impatto Ambientale;
· quali siano gli strumenti
che si intenderanno adottare per il monotoraggio del traffico dei mezzi di
cantiere e sugli impatti emissivi prodotti;
Andrea
Calò Lorenzo Verdi
Nessun commento:
Posta un commento