La privatizzazione di Ataf inizia la gara,
con 270 posti di lavoro in esubero da subito “a tavolino”. Rifondazione Comunista chiede che vengono argomentati i motivi che
hanno portato il Presidente a minacciare, attraverso la stampa , di non firmare
più gli obblighi di servizio. La Provincia pretenda il rispetto della LR42/98
nelle sue clausole sociali. Chiediamo al Presidente della Provincia e della Regione Toscana qual è la
sostenibilità politica dall’attuale linea di condotta sulla privatizzazione. Domanda di
attualità art. 39 del Regolamento del Consiglio Provinciale.
Apprendiamo dai giornali locali che la gara di vendita di Ataf è sempre più una gara a chi le spara più grosse, forse, per figurare sulle prime pagine degli stessi senza che ci sia un minimo di chiarezza sul piano industriale, sulla regolarità della gara di privatizzazione, sulla reale necessità di privatizzare il servizio di trasporto e non ultimo sul rispetto dei lavoratori e dei diritti.
Si
parla adesso di 270 esuberi senza che il minimo di responsabilità sociale venga
anche solo enunciato, come se 270 lavoratori non fossero un valore di
professionalità e competenza. In attesa della gara regionale interviene il Presidente
della Provincia che firma
l'«obbligo di servizio», cioè la proroga di un contratto con l'Ataf ormai
scaduto:
«Se c'è
un problema di soldi e di rapporti col governo si dica, certo i Comuni le
risorse non ce le hanno , ma non intendiamo star qui a prenderci i ricorsi
delle varie aziende di trasporto che, a fronte dell'obbligo di servizio,
chiedono continuamente più soldi e di aggiornare i costi pattuiti per un
contratto ormai scaduto».
La cosa che riteniamo più grave e su cui Rifondazione
Comunista ha più volte insistito intervenendo nel dibattito contro la
privatizzazione di Ataf e sulla gestione
della gara, è resa evidente anche dal Segretari
della Camera del Lavoro Cgil di Firenze «Avevamo
chiesto la clausola sociale ma non si è voluto inserirla nel capitolato della
gara di vendita. E adesso gli esuberi confermano il nostro giudizio negativo
sulla privatizzazione».
Rifondazione Comunista chiede pubblicamente, chi è che
vuole questa sciagurata privatizzazione?
Sarà il governatore della Regione
Toscana a chiedere con forza la privatizzazione, ma come può accettare di
condividere un’operazione che si prefigura già dannosa per le sorti del
servizio di trasporto pubblico, con sicuri aumenti delle tariffe, minor rete di
servizi e in cui si prevede già a tavolino 270 posti di lavoro in meno?
Su questi interrogativi ci associamo alle
dichiarazioni del Presidente della Provincia in cui pubblicamente chiede dunque
tempi certi e «più collaborazione» di tutti gli attori preposti, ma
l’approssimazione che lui stesso denuncia rimane e su questo vorremmo delle comunicazioni
chiare almeno in Consiglio Provinciale e non comunicazioni rivolte ai diversi livelli
istituzionali del PD che sta gestendo questa partita come un affare interno.
.Gli
scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista dichiarano la propria
contrarietà alla privatizzazione del servizio di trasporto locale ed esprimono
il proprio sostegno politico e istituzionale alla vertenza Ataf,così come annunciata dalla Camera del Lavoro Cgil, dalle
rappresentanze sindacali di Ataf e dalle Organizzazioni Sindacali di categoria.
Altresì ci riteniamo preoccupati che allo
stato attuale non è stata inserita nel capitolato della gara di vendita nessuna
clausola sociale di rispetto dei diritti previste dalla Legge
Regionale 42/98 .
Preso
atto di ciò chiediamo al Presidente della Provincia e all’Assessore competente di riferire
dettagliatamente sulla vicenda della gara e dei motivi che hanno portato il Presidente della
Provincia di Firenze a minacciare, attraverso la stampa , di non firmare più
gli obblighi di servizio.
Altresì
chiediamo di sapere quale è l’orientamento e la posizione della Provincia su questa vicenda e se la giunta non ritenga
necessario attivare procedure che garantiscono
l’inserimento delle clausole sociali nella gara così come richiesto dai
lavoratori.
Andrea Calò Lorenzo
Verdi

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