Futuro province. Sgherri: “disinformazione di massa” che non discute dei temi veri, cioè colpito potere di scelta da parte dei cittadini e risparmi che non certo si avranno sui costi della politica.
Firenze, 5 novembre. L’evoluzione del dibattito – che è in corso in questi giorni sulla stampa - sul futuro delle province e sulla loro riduzione numericasta assumendo contorni sempre più precisi: siamo sempre più convinti che si tratti di una grande operazione – subita o voluta - di “disinformazione di massa”.
Il discutere – quasi – unicamente sul tema di quale debbano essere i nuovi capoluoghi e su come e chi accorpare, al di là della valenza dei temi in sé, pare proprio sia servito e serva a coprire i nodi di fondo ossia superare quel sistema democratico (nato dalla Liberazione) che tramite il voto consegnava all’elettore il diritto e potere di scegliere da chi e come essere governato.
Si è voluto fare “di tutta un erba un fascio” per far passare questa “riforma”come un’operazione diminuzione dei costi della politica quando invece si mirava a ridisegnare l’assetto istituzionale cancellando di fatto l’elezione diretta del consiglio provinciale.
Il risultato vero è che i risparmi dalla riduzione del numero delle province non si ottengono dalla trasformazione delle province in enti di secondo grado bensì dalla cancellazione di tanti uffici decentrati dello stato che svolgono funzioni importanti (prefettura, questura, ecc.) con il conseguente risparmio in termini di affitti e di riduzione del personale.
Quello che è grave è che in Parlamento siano tutti – per motivi diversi – più o meno propensi (pur magari con qualche mal di pancia) a sostenere questa contro riforma o comunque i principi che esprime e nessuno punti il dito sul punto fondamentale – per noi irrinunciabile -, cioè che, con la trasformazione in ente di secondo grado, scelta del tutto ininfluente sul versante del risparmio economico! Scelta governativa capace però, oltre che togliere l’elezione diretta da parte dei cittadini, di colpire la rappresentanza territoriale e del pluralismo politico, anche a causa della drastica riduzione del numero dei consiglieri nelle nuove assemblee provinciali.
Ma la nuova governance che si delinea, (a partire dall’obbligo dell’esercizio associato dei servizi essenziali per i comuni piccoli e dalla trasformazione delle province in enti di secondo grado) è quello di consegnare la gestione di tutti i i servizi di natura sovra comunale – primari per i cittadini come acqua, rifiuti, trasporti, scuola,– a consorzi, SpA, società di diritto privato sulle quali non è e sarà di fatto possibile il controllo pubblico sulla bontà della loro gestione, sull’eticità o meno dei compensi dei vari consigli di amministrazione. Tutto casuale? Un incidente di percorso ? Assolutamente no, si sta infatti ridisegnando una nuova governance e il conseguente stato sociale che da essa dovrà discendere: uno welfare residuale, molto diverso e peggiore di quello che abbiamo conosciuto, e non sapremo di fatto chi lo gestirà e in che modo. Per arrivare a questo si deve allontanare il cittadino elettore dal potere di scelta e dal conseguente di potere di controllo. La strada intrapresa sulle province va proprio, purtroppo, proprio in questa sciagurata direzione
La Capogruppo Monica Sgherri

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