lunedì 28 gennaio 2013

Repubblica e l' "islam radicale", partono e proteste


Egregio direttore,

è con una certa sorpresa che apprendiamo, dalle colonne di “Repubblica”, che il “Belpaese” – grazie a un’ “offensiva dell’Islam radicale”, rischierebbe di finire in mano ai “fratelli musulmani”. Ci riferiamo all’articolo pubblicato venerdì 25 gennaio nelle pagine 22 e 23 del Suo giornale, con un richiamo di taglio basso in prima pagina. La sorpresa è anche maggiore se confrontiamo questa inchiesta con molte fra quelle abitualmente offerte ai lettori da “Repubblica”. Questa, infatti, al contrario di quelle, ha un titolo “urlato” che fa leva sui timori e le apprensioni del lettore all’interno di un “framework” ormai consolidato (Islam = invasione), rinforzato anche dall’insistente uso di metafore belliche, fa seguire un’argomentazione zoppicante, lacunosa, non priva di fallacie retoriche, il cui unico fine – ci pare – non è quello di cercare una verità, ma di sostenere a tutti i costi una discutibile tesi. Questa tesi, che non pare esagerato definire complottistica, ha tutti gli ingredienti di simili argomentazioni: mette insieme fatti reali e sensazioni, testimonianze autorevoli e altre di valore dubbio, collega in modo indebito fenomeni di natura e cause diverse, presenta interpretazioni possibili come dati di fatto.
Un approccio più congruente all’articolazione degli argomenti toccati nell’articolo (le reti di sostegno economico tra migranti, l’imprenditorialità “straniera” in Italia, l’appartenenza religiosa all’interno della comunità egiziana, la complessità – e pluralità – di voci all’interno del cosiddetto “Islam italiano”) avrebbe – noi crediamo – richiesto supplementi d’indagine, maggiore coerenza (tra le dichiarazioni degli intervistati e le conclusioni a cui giunge l’opinionista di “Repubblica”), e una formulazione – anche sul piano linguistico e stilistico – meno assertiva. Come suggerisce la Carta di Roma, e come da anni provano a suggerire i tanti operatori culturali che lavorano su temi quali le migrazioni, la rappresentazione mediatica dei migranti, i diritti di cittadinanza, sarebbe opportuno costruire e proporre un’informazione più equilibrata e meno “urlata”, soprattutto in periodi – quale quello pre-elettorale che stiamo vivendo - di tentazioni populistiche e semplificazioni dialettiche (queste sì estremiste). Ciò, crediamo, non solo non andrebbe a detrimento della libertà di espressione di giornalisti e mezzi d’informazione, o della curiosità dei lettori, ma anzi aumenterebbe la serietà e l’autorevolezza delle inchieste e delle testate che le ospitano, e quindi la consapevolezza dell’opinione pubblica. Come “Repubblica” d’altronde ben sa e come - su altri argomenti e con ben altri risultati - ha più volte saputo e voluto dimostrare. 

Sergio Bontempelli
Federico Faloppa
Giuseppe Faso
Udo Enwereuzor
Marcello Maneri
Anna Meli
Karim Metref
Grazia Naletto
 

 
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Da Repubblica - 25 gennaio 2013 - 
“Offensiva dell’Islam radicale - Il Belpaese dei fratelli musulmani”Italia, i padroni dell’Islam - “nuovo attivismo di militanti islamisti galvanizzati dalla caduta dei regimi”

“quella dei fruttivendoli egiziani pare un'avanzata inarrestabile”

“Il segreto del loro successo è raccontato da Mohamed, che ha due negozi nella capitale: - Facciamo rete e quando andiamo ai mercati generali, compriamo grandi quantità di merce per rifornire fino cinque negozi, più qualche ristorante e albergo del centro, così abbattiamo i costi”
“Rashid, fruttivendolo, lo spiega chiaramente: "Tra Fratelli ci si aiuta anche col denaro, che male c'è? Non siamo estremisti, Mubarak era un dittatore, ora vediamo cosa farà Morsi, mettiamolo alla prova"
. Insomma, nulla da nascondere: dopo le vittorie politiche nel Nord Africa, i Fratelli escono allo scoperto e rivendicano la propria identità”
“La Sbai ha pochi dubbi. La deputata di origine marocchina si riferisce alla vicenda di un carpentiere proveniente dal Cairo (ma del quale non è provato il legame con la Fratellanza)”

“…La radicalizzazione degli immigrati. "Il loro progetto di realizzazione di una società islamica non implica un elemento intrinseco di estremismo
  -  ci tiene a chiarire il professore Campanini  -  e la loro espansione non ha nulla a che vedere con rischi terroristici. Ciò detto, la loro lettura fondamentalista dell'Islam può portare a una limitazione dei diritti umani, soprattutto delle donne e rendere le comunità islamiche in Italia meno integrabiliMa è pur vero che la Fratellanza ha sempre dimostrato un notevole pragmatismo, che potrebbe portare a smussarne la radicalità e poi ricordiamoci che rispetto ai salafiti passano per dei moderati"
"Finanziare gli immigrati all'estero? È tipico del loro welfare".

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