domenica 24 marzo 2013

La bufala dell'abitare sociale, che sociale non e’.


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La bufala dell'abitare sociale, che sociale non e’.

Si discute ancora di variante all'abitare sociale, senza capire nulla delle mutate condizioni economiche, al punto da commettere errori grossolani e perdere finanziamenti importanti.
Non abbiamo mai condiviso queste operazioni di edilizia a interesse zero che vuol dire che i cittadini (tutti) pagano gli interessi del capitale investito da privati per farsi la prima casa.
Si chiamava una volta edilizia agevolata, è stata il pane e il companatico delle cooperative, ha aiutato molto la voglia di proprietà privata, e allentato molti vincoli ambientali, distruggendo ogni residua possibilità di creare uno stato moderno.
Da forma sussidiaria accanto alla principale forma di ERP sovvenzionata di pubblica proprietà (concessa in assegnazione in base al bisogno), è diventata l'unica edilizia finanziata. C'è voluta la crisi per svegliare dal letargo un popolo assonnato e consenziente, ma a quanto pare gli amministratori non comprendono la nuova situazione. Continuano a sprecare risorse, nel momento più tragico della storia del paese dal dopoguerra. Ci sono tanti cantieri fermi, coop. e aziende fallite perché la crisi dell’occupazione delle nuove generazioni di giovani ha bloccato il mercato. È finita la stagione di un finto abitare sociale che sociale non è.
I pochi fondi spendibili vanno usati per le opere necessarie di ristrutturazione antisismica, energetica, per adeguare le fognature le reti di acqua potabile la raccolta delle acque piovane etc. e per aumentare le case popolari dimezzate dalle vendite di amministratori sprovveduti e miopi. 2000 alloggi venduti a Livorno al prezzo medio di 17.000 euro caduno.
Bisogna gestire con incentivi e disincentivi fiscali tutto lo sfitto privato per assegnarlo a canoni sostenibili ai giovani lavoratori. È necessario trasformare i piani di recupero in operazioni solidali, attraverso il riuso temporaneo delle vecchie case vuote trasformandole in centri di prima accoglienza, collegate ai tempi di realizzazione degli edifici plurifamiliari di emergenza abitativa.
Bisogna che la sinistra si faccia una nuova cultura del lavoro utile, di reddito di cittadinanza, di controllo dei prezzi dell'affitto, di rilancio dell’edilizia di proprietà dei comuni o mista pubblico privato come succede nei paesi del nord Europa. Basta sciocchezze del tipo “tutti proprietari della loro casa”, che attraverso lo strangolamento dei mutui ha rovinato le famiglie e il paese.
Non è più tempo di errori di investimento e di previsione, occorre voltare pagina, per una politica di interesse pubblico, non più contrattata con i potentati economici.
Daria Faggi

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