giovedì 12 dicembre 2013

Report dell'assemblea pubblica “Da Lampedusa a Massa"


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Report dell'assemblea pubblica “Da Lampedusa a Massa: disobbedienza civile alla Bossi-Fini e alle leggi razziali del pacchetto sicurezza Maroni e chiusura delle sedi fasciste e razziste
Sabato 23 dicembre 2013 si è tenuta a Massa presso la Casa delle Culture l'assemblea promossa da: Coordinamento Migranti Toscana Nord, Rivista 32, alcuni inquisiti per l'occupazione della stazione (Massa), i promotori della ronda antifascista e antirazzista.
Questa iniziativa si è inserita una giornata di mobilitazione per la città di Massa, una risposta decisa di Massa Antifascista all'aggressione di alcuni giorni prima da parte di alcuni fascisti di Casa Pound ad un circolo, il Frank the tank, gestito e frequentato da elementi della sinistra cittadina. Quindi nel primo pomeriggio ha sfilato per le strade di Massa un combattivo corteo di circa 600 persone, con l'intento principale di chiudere le sedi fasciste presenti nelle nostre città.
A partire dalle ore 18, al termine del corteo, si è dato inizio all'assemblea proprio con un messaggio di solidarietà ai giovani compagni del Frank the tank aggrediti dai fascisti di Casa Pound.
I relatori che hanno presieduto all'assemblea sono stati, in ordine di intervento: 
Marco Lenzoni (uno dei promotori della ronda antifascista e antirazzista del 2009), Lamine Diouf (portavoce del Coordinamento Migranti Toscana Nord),Anna Brambilla (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione), Marco Da Ros (Radio Black Out Torino), Claudia Bienaimè (consigliera comunale Carrara Bene Comune), Marcello Palagi (rivista 32). (...)
(...)
 Lamine Diouf interviene rinnovando la solidarietà al circolo Frank the tank e ricordando che i fascisti e i razzisti non attaccano solo i migranti, ma tutti coloro che combattono per i diritti umani e che “per questo siamo tutti nella stessa barca”. Ricorda l'esperienza dell'occupazione del Duomo di Massa da parte dei migranti per far uscire molti di loro dalla clandestinità: l'obiettivo dell'occupazione fu raggiunto al 90% grazie al protagonismo dei migranti e alla grande solidarietà di molte persone, che assunsero i migranti per permettere loro di avere la regolarizzazione. Precisa che parlare della Bossi-Fini, non deve far dimenticare le altre leggi razziste a partire dalla legge Turco-Napolitano, la legge di centro sinistra, che istituzionalizzò i CIE allora chiamati CPT. In Italia, denuncia Lamine, manca una legge quadro sull'immigrazione e si va avanti a forza di decreti legge. I migranti pretendono una legge quadro che rispetti i diritti umani. L'Italia prima di chiedere aiuto all'UE come succede ogni volta che c'è una tragedia deve fare la sua parte. Ricorda l'ordinanza razzista adottata dal Comune di Pisa in cui è vietato l'uso dei borsoni. Anticipa che una “carovana” dei migranti che verrà presentata in occasione della giornata internazionale a loro dedicata, partirà dall'Italia per raggiungere, procedendo per tappe verso Strasburgo. Tra le tappe italiane della carovana: Napoli, Massa e Torino. Per Lamine il cambiamento deve partire dal basso e tutto quello che è legittimo deve essere legale. Chiude il suo intervento dicendo che “lo schiavo che non lotta per liberarsi merita le sue catene”. [leggi il report]


CAROVANA PER L’EGUAGLIANZA, LA DIGNITÀ E LA GIUSTIZIA SOCIALE
APPELLO ALL’AZIONE E ALLA MOBILITAZIONE

Siamo richiedenti asilo, rifugiati, clandestini, migranti ed europei definiti d’origine straniera; siamo tutti quelli e quelle che non sono cittadini a pieno diritto. Siamo quelle e quelli che vengono etichettati come “non originari di qui”. La nostra origine, reale o supposta, è argomento per privarci di numerosi diritti. Tuttavia la nostra vita è qui, e come tutti cerchiamo semplicemente di costruire una vita degna per noi e le nostre famiglie.
Siamo anche degli esseri umani che rifiutano ogni genere di razzismo, di sfruttamento e di discriminazione. Abbiamo deciso di batterci contro ciò che ci opprime e contro coloro che ci opprimono, ci controllano, ci sfruttano, ci criminalizzano.
Siamo tutti quelli e quelle che lottano per il rispetto dei valori universali di eguaglianza, di giustizia sociale e dei diritti fondamentali stabiliti dal diritto internazionale, che chiediamo di rispettare all’Unione Europea e a tutti gli Stati che ne fanno parte.
Chiediamo la fine immediata della violazione sistematica dei diritti internazionali, violazione che l’Europa compie tramite politiche illegittime e repressive, leggi ingiuste e soprattutto tramite pratiche di detenzione, d’isolamento e di espulsione.Abbiamo deciso di organizzare una carovana europea che partirà da un gran numero di Stati europei in direzione di Bruxelles (Belgio), sede delle istituzioni europee. Questa carovana ricorderà all’Europa che siamo anzitutto delle persone e che rifiutiamo di guardare in silenzio il dispiegamento di dispositivi di potere messo in campo dall’Unione Europea e gli Stati membri per privarci illegittimamente della nostra dignità, e persino della nostra vita. Un esempio fra mille è rappresentato dal dramma delle centinaia di donne, bambini e uomini che perdono la vita ogni anno nel mar Mediterraneo, come a Lampedusa. Questo dramma rappresenta la punta dell’iceberg del fallimento delle politiche repressive e restrittive dell’Europa e dei suoi Stati membri.
[leggi tutto]

Venerdì 13 Dicembre 2013 manifestazione antifascista ore 17.30 in San Lorenzo
Per ricordare Samb e Diop e tutte le altre vittime della violenza fascista.
Il 13 dicembre di due anni fa la strage fascista di Piazza Dalmazia: il neofascista Casseri uccide due lavoratori ambulanti di origine senegalese e ne ferisce gravemente altri tre, per poi morire (si spara? gli sparano?) nel parcheggio di San Lorenzo. Da subito la versione a cui viene dato più risalto fu quella del “gesto isolato di un folle”. Una versione comoda a tanti. Una versione autoassolutoria per troppi. La procura aprì un’inchiesta che si chiuse ufficialmente un anno dopo e avvallò la versione della prim’ora: il fascista di Casa Pound Casseri era un folle che aveva agito da solo e non se ne parli più! Chiusa senza dare una risposta ai pesanti interrogativi sui rapporti tra Casseri e altri neofascisti, le collusioni e le responsabilità della Questura di Pistoia nella concessione del porto d’armi, la casa svuotata di Casseri: questo è probabilmente il motivo per cui l’inchiesta è stata insabbiata. Far emergere la verità sul 13 dicembre avrebbe voluto dire parlare e svelare i legami ancora esistenti tra fascisti e apparati dello Stato.
Le organizzazioni e le strutture fasciste, del resto, continuano ad essere legittimate dalle stesse istituzioni democratiche e si possono muovere godendo di una notevole agibilità su più livelli: da quello elettorale a quello sociale tentando di cavalcare proteste e lotte popolari, oltre a mantenere sempre viva l’azione squadrista con provocazioni ed aggressioni come accaduto poche settimane fa proprio a Firenze dove, nonostante le dichiarazioni a caldo del Presidente Rossi, Casa Pound continua a tenere aperta una sede a pochi passi dalla Questura.
Anche il clima che si è ripreso a respirare in città poco dopo il 13 dicembre 2011 è rimasto lo stesso dei mesi e degli anni precedenti: martellanti campagne per la sicurezza, contro degrado e immigrazione, cartelloni antibuisivismo nei mercati fiorentini proprio contro i lavoratori senegalesi, razzismo e abusi in divisa perpetrati dalla squadra dei vigili antidegrado e coperti dalla giunta Renzi come emerso chiaramente il 13 giugno quando proprio una di queste squadrette ha atteso che un gruppo di ragazzi senegalesi scendessero dalla tramvia in SMN per portare a termine un vero e proprio pestaggio. Anche in quel caso la Procura fu costretta ad aprire un fascicolo. Anche in quel caso, tra un video perso e uno cancellato, l’inchiesta è stata insabbiata.
Il 13 dicembre 2013 sarà il II anniversario della strage fascista. A soli due anni di distanza dalla strage e da una manifestazione che vide in piazza migliaia e migliaia di persone, Firenze si avvicina a quest’appuntamento quasi come se il 13 dicembre fosse un giorno come un altro. Noi crediamo che ciò non possa essere imputabile tanto all’indifferenza di molti ma alla chiara volontà politica di contenere le mobilitazioni e la partecipazione trasferendo nei palazzi il cordoglio e la retorica, come se il problema fosse soltanto della comunità senegalese e delle istituzioni, con il consueto appoggio di associazioni che hanno fatto della carità e della solidarietà un vero lavoro, favorendo di fatto proprio le ghettizzazioni e le divisioni. Le vittime di Casseri erano due Senegalesi ma sono stati gli antifascisti o gli omosessuali od i senza tetto in altre città tante e troppe volte negli ultimi anni: il vero problema non è forse che un neofascista ha girato per ore armato e ha ucciso per le strade della nostra città?
Lo stesso schema lo vediamo poi riproposto anche in altri contesti: basti pensare alla morte dei 7 operai a Prato. Una questione rimossa dal piano generale, sulla quale i sindacati non hanno neanche pensato di convocare uno sciopero come se quella dei morti sul lavoro non fosse una realtà quotidiana e un problema per i lavoratori tutti.
Ebbene noi non ci stiamo! Rifiutiamo questa logica che continua a dividere, che rende la solidarietà solo caritatevole, continuando nella realtà quotidiana nelle politiche razziste e di sfruttamento sul lavoro, che portano di fatto a tragedie come quelle che stiamo vivendo. Lo sfruttamento è uno dei pilastri di questa società. Il fascismo, e la disgregazione sociale, ne sono invece un prodotto che porta a vedere, tanto più in situazioni di crisi, nell’immigrato un facile capro espiatorio. A tutto questo dobbiamo contrapporre azioni ed idee concrete, capaci di parlare a tutti i lavoratori, immigrati o italiani che siano, per rinsaldare e rilanciare legami di solidarietà attiva sul territorio.
Per questo invitiamo tutti a scendere in piazza venerdì 13 dicembre per ricordare Samb e Diop ed i tre senegalesi feriti, perché le strade di Firenze ricordino ancora che i fascisti non sono tollerati, perchè per noi l’unica via da percorrere è quella che ci porta verso una società senza più guerra, sfruttamento e disuguaglianze.
Oggi come ieri contro il fascismo con ogni mezzo necessario!

Firenze Antifascista

Mercoledì 18 dicembre ore 9 aula 3 tribunale di Torino udienza del processo antirazzista
Da marzo a novembre 2013, mentre si susseguivano le udienze del processone contro 67 antirazzisti/e per iniziative contro i CIE e il razzismo, i Centri di Identificazione ed Espulsione di Bologna, Modena, Crotone, Gradisca, Trapani Vulpitta sono stati chiusi per le incessanti rivolte dei reclusi, che uno dopo l’altro li hanno distrutti. A Milano una sola sezione è agibile.
Oggi solo 6 CIE (Roma, Pian del Lago, Trapani Milo, Milano, Bari, Torino) su 13 sono aperti anche se spesso molto danneggiati e in parte inagibili. I soldi per rimetterli a posto non ci sono. Il governo tace. Sempre più persone vorrebbero l’abolizione di questi lager.
Un breve report dell'ultima udienza:
Lunedi 28 ottobre si è svolta una nuova udienza del processo agli antirazzisti (I troncone), davanti al collegio presieduto dal giudice Gianetti. Presenti il pm Padalino, gli avvocati della difesa Novaro e Lamacchia, una decina tra imputati e solidali.
Dapprima l’avvocato di parte civile del ristorante il Cambio ha comunicato la rinuncia del suo cliente a costituirsi parte civile.
Poi sono stati sentiti alcuni testimoni dell’accusa, e cioè:
- Sulla manifestazione al Museo Egizio del 29 giugno 2008 Concetta Barraco, all’epoca responsabile della sorveglianza del Museo:
(http://resist.noblogs.org/2008/06/30/torino-occupato-il-museo-egizio-in-solidariet-a-said/)
- Sui volantini affissi a Porta Palazzo nel giugno 2009 in difesa del mercato abusivo domenicale di Porta Palazzo, contro l’attività di spionaggio dei razzisti Carlo Verra e Patrizia Alessi, sono stati sentiti l’agente della digos Zitoli e la stessa Patrizia Alessi
(http://patriziaalessi.altervista.org/rassegnastampa_file/137.jpg)
- Sul presidio davanti alla lavanderia La Nuova (via Santhià 34), che all’epoca lavorava per il CIE, il titolare Antonio Manzi
(http://www.autistici.org/assembleaantirazzistatorino/2009/03/antirazzisti-alla-lavanderia-del-cie/)
I testimoni Barraco e Manzi hanno fatto perdere la pazienza a Padalino perchè entrambi hanno reso deposizioni contrastanti con le dichiarazioni che all’epoca avevano fatto alla polizia, in pratica smentendo o non ricordando se non in minima parte ciò di cui gli imputati sono accusati. La loro testimonianza non ha certo rappresentato un’accusa verso gli imputati, e non c’è stato quasi bisogno di controinterrogatorio da parte della difesa.
La Alessi ha descritto il suo stato d’animo di grande paura quando seppe che c’erano dei volantini contro di lei a Porta Palazzo. Dovrà tornare la prossima udienza perchè non c’è stato tempo di fare il controinterrogatorio.
Manzi ha spiegato che la sua lavanderia dal 2010 non ha più l’appalto per il CIE ma premettendo che in generale essa lavora “per gli eserciti”. 
 

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